S.MARIA C.V. Franco Lopez ed altri 5 medici della clinica Santa Maria della Salute Minerva di nuovo processati per la morte di una donna

9 Gennaio 2021 - 13:03

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Si tratta di un processo importante, non solo per i motivi che lo hanno attivato e per le persone imputate, tutti medici, ma anche perché la sentenza di primo grado (assoluzione per tutti) ha provocato una dura reazione da parte della Procura della Repubblica, ma soprattutto della parte civile, cioè degli avvocati che difendono gli interessi dei familiari di Elena Trepiccione.

Diciamo che un risultato la Procura e la parte offesa l’hanno ottenuto.

In Corte d’Appello, infatti, si discute con dei limiti e la dialettica processuale si limita, di solito, ad una discussione tra le parti sui contenuti del ricorso presentato avverso ad una sentenza di primo grado.

Solo in casi rari, i giudici della Corte d’Appello riaprono il dibattimento, così come questo si configura nel rito ordinario dei processi di primo grado. Siccome ieri sono comparsi come testimoni professori Pietro Tarsitano, medico legale, e Antonio Chiantera, ginecologo, ciò vuol dire che la sentenza di primo grado ha suscitato qualche dubbio, già a monte, nei giudici del secondo grado.

Si è tenuta ieri, dunque, presso la corte d’appello di Napoli, II sezione penale aula 312, la seconda udienza d’appello per il processo verso i sei medici della provincia di Caserta: dottori Franco Lopez, presente in aula, Antonietta Esposito, Angelo Di Monaco, Andrea Tartaglione, Marco Maria Crescenzo Muto e Michele Scapaticci, che operarono ed ebbero in cura, nella clinica “Santa Maria della Salute Minerva” di Santa Maria Capua Vetere, la signora Elena Trepiccione.

I periti sono stati sentiti in relazione a quella che hanno definito “la negligenza dei medici” che seguirono il decorso post operatorio dei due interventi alla Trepiccione tenutisi il 27 aprile e il 3 maggio 2012, asserendo che l’inizio della peritonite, che interessò l’intestino perforato durante il primo intervento, fosse riconducibile a circa 2 giorni prima del terzo intervento, tenutosi con urgenza la sera del 9 maggio, presso la clinica di Pineta Grande di Castel Volturno, dove i parenti della paziente avevano deciso di portare la stessa, avendo oramai capito che le condizioni della donna fossero gravissime, nonostante – questa la tesi dei congiunti – le rassicurazioni dei medici della clinica di Santa Maria della Salute.

Addirittura sostengono che già dal giorno 6 maggio ci fosse l’inizio della peritonite, analizzando il quadro clinico che appariva assolutamente diverso da ciò che veniva riportato in cartella clinica. Certamente l’evento morte è stato il frutto di più concause tutte dovute al comportamento negligente dei medici.

Questo ancora di più lascia sconcertato i parenti della signora Trepiccione, i quali non riescono a capacitarsi, alla luce di quanto già era chiaro a loro e di quanto era stato detto dai consulenti del PM e dagli stessi periti del giudice di primo grado succitati, come si sia potuto arrivare ad una sentenza di assoluzione in primo grado.