Savino e Iodice vite parallele l’atletica, il podismo e la provincia di Caserta che corre

21 Settembre 2025 - 10:49

Arca Aversa laboratorio di inclusione, il Club Vai! di Santa Maria Capua Vetere fucina di eventi e cittadinanza attiva. Due uomini, due storie, un’eredità comune

CASERTA / AVERSA / SANTA MARIA CAPUA VETERE (Pietro De Biasio) – Ci sono territori che devono la loro identità sportiva non tanto alle grandi strutture, spesso assenti, quanto a figure capaci di trasformare passione in missione civile. La provincia di Caserta è una di queste. Qui, negli ultimi cinquant’anni, due uomini hanno tracciato una strada che va ben oltre piste e strade: Vittorio Savino ad Aversa, medico di corsa e innovatore dell’atletica inclusiva, e Giovanni Iodice a Santa Maria Capua Vetere, il professore che fece del podismo una scuola popolare di cultura e cittadinanza.

Due personaggi diversi, ma legati dalla stessa ambizione: usare lo sport come leva di crescita, costruzione di comunità e rispetto dei valori più autentici. Savino con la sua «Arca Atletica Aversa», un rifugio accogliente per generazioni di giovani, Iodice con il Club «Vai!», fucina di eventi, camminate, maratone e pensiero civile. Due binari paralleli che hanno corso insieme per decenni, facendo della Terra di Lavoro un laboratorio di sport e socialità che ancora oggi resiste al tempo.

Medico con l’anima da atleta Classe 1955, Savino iniziò a correre il 20 luglio 1969, giorno dello sbarco sulla Luna. La sua «Olimpic 69» nacque come una scommessa giovanile, ma divenne il punto di partenza di una carriera poliedrica: atleta di buon livello, dirigente di peso, medico attento ai temi dell’etica e dell’antidoping. Dal campo di gara ai tavoli della Fidal e perfino negli organismi internazionali, Savino portò sempre con sé il suo tratto distintivo: l’umanità.

Non un capo carismatico, ma un uomo che riempiva la sua station wagon di ragazzi per portarli in gara, capace di sdrammatizzare con una battuta, di includere chiunque. La sua battaglia più grande, una pista di atletica ad Aversa, resta il sogno incompiuto. Ma l’eredità del Memorial a lui dedicato dimostra quanto ancora oggi la sua lezione resti viva.

Professore che fece correre una città Se Savino ha rappresentato il volto istituzionale e tecnico dell’atletica, Giovanni Iodice è stato l’uomo che ha dato un’anima popolare e civile al podismo campano. Orientalista di formazione, docente appassionato di cultura e storia, trasformò Santa Maria Capua Vetere in un laboratorio sportivo e sociale. La «Sgambettata» del 1976, con i suoi 911 iscritti, aprì la strada a un movimento che in pochi anni arrivò a coinvolgere cinquemila persone: famiglie, studenti, lavoratori, chiunque avesse voglia di mettersi in gioco.

E poi la «100 Km dei Gladiatori», la Marcia per l’Europa fino a Strasburgo, i premi che riproducevano reperti archeologici: tutto parlava di una visione che andava ben oltre il gesto sportivo. Iodice insegnava che correre significava anche educare, ricordare, costruire coscienza civica.

Due facce della stessa medaglia Guardando oggi le loro storie, si coglie il senso di una stagione irripetibile: Savino e Iodice non hanno mai cercato la ribalta personale, ma hanno trasformato la provincia di Caserta in un laboratorio di esperienze innovative, in grado di anticipare temi che solo anni dopo sarebbero diventati centrali: inclusione, lotta al doping, sport per tutti, cultura del territorio. Uno partendo dalla pista e dalle istituzioni, l’altro dalle strade e dai monumenti di una città.

Entrambi con la certezza che lo sport, per essere autentico, dovesse mettere al centro le persone.E forse è questa la loro vera eredità: avere dimostrato che anche lontano dai grandi stadi e dalle capitali sportive si può scrivere storia con la S maiuscola.