TUTTE LE PENE. Imprenditori dell’agro Aversano e il racket del clan dei Casalesi: 4 CONDANNE
8 Luglio 2025 - 09:47

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AVERSA – Il Tribunale di Aversa Napoli Nord ha emesso la sentenza di primo grado in un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che ha portato alla condanna di quattro uomini accusati di aver compiuto numerose estorsioni nel nome del clan dei Casalesi.
A ricevere la pena più severa è stato Antonio Barbato, 49enne di Cesa, condannato a 14 anni di reclusione per due episodi estorsivi accertati su tre contestati. Seguono Carmine Lucca (55 anni, di San Marcellino) con 11 anni, Antonio Chiacchio (45 anni, di Teverola) con 8 anni, e Antonio Palumbo (36 anni, di Cancello Arnone) con 7 anni.
Gli imputati, inizialmente legati al processo al potere dei clan Belforte e Bidognetti, emerso con gli arresti del novembre 2022, si sono trovati dinanzi ai giudici del tribunale normanno per motivi di competenza territoriale. In breve, i verbali dei pentiti Enzo D’Aniello e Angelo Compagnone riguardano soprattutto la figura di Antonio Barbato, che entrambi i collaboratori di giustizia segnalano come intraneo alla cosca, come uomo di camorra.
Antonio Barbato e Carmine Lucca, tra il 2018 e il 2019, avrebbero perpetrato una serie di estorsioni ai danni del titolare di un minimarket a Teverola, impiegando un atteggiamento minaccioso e approfittando della loro notorietà come uomini legati al clan dei Casalesi. I due, infatti, avrebbero prelevato generi alimentari senza pagarli per un periodo di 3-4 mesi.
In un altro caso, Improda avrebbe minacciato il titolare del minimarket, chiedendo una tangente di 1.500 euro. L’auto del figlio del commerciante sarebbe stata trattenuta fino al pagamento della somma richiesta.
Le accuse includono anche l’imposizione di acquisti di materiale pubblicitario a prezzi gonfiati e richieste di denaro per “regali” destinati ai detenuti, tutto con il ricorso alla forza intimidatrice derivante dalla loro appartenenza alla criminalità organizzata.
Antonio Chiacchio, il 1 maggio 2018, avrebbe rapinato un uomo, sottraendo un’auto, denaro e un telefono cellulare. Successivamente, ha minacciato la vittima di incendiare l’auto se non avesse pagato 2.000 euro, ottenendo prima 500 euro e poi altri 900.