TUTTI I NOMI Asl Caserta: l’imperatore De Luca la concede in feudo per 15 anni al barone Amedeo Blasotti. Antonio D’Amore “il bimbo”, quello delle assunzioni dei Sagliocco e del ribaltone di Aversa, va al Cardarelli

21 Giugno 2022 - 15:55

Nessuna sorpresa, tutto come previsto: Ferdinando Russo va a svernare al Primo policlinico di Napoli, nell’Azienda ospedaliera dell’Università Vanvitelli. Buona soddisfazione per l’ex del Sant’Anna e San Sebastiano, Mario Ferrante.

 

 

NAPOLI (Gianluigi Guarino) Si attendeva solo l’ufficializzazione che è arrivata circa un’ora fa: Amedeo Blasotti è il nuovo direttore generale dell’Asl di Caserta. In pratica, come abbiamo scritto nei giorni scorsi, con un fatto senza precedenti, avremo a Caserta un direttore generale che alla fine del suo mandato, avrà trascorso ben 15 anni nella direzione strategica dell’Azienda sanitaria locale: dieci da direttore amministrativo, durante la gestione di Mario De Biasio, altri 5 con il suo concittadino di Casoria, Ferdinando Russo.

Il paragone storico, calza a pennello: si tratta di un caso di neo feudalesimo evidente, visto e considerato che solo gli imperatori del Sacro romano impero, da Carlo Magno in poi, passando per il Barbarossa ecc., potevano permettersi di prendere un loro amico, o magari un soldato che si era distinto nelle tantissime guerre dell’epoca, o finanche un servitore che aveva donato fedeltà ed affidabilità all’imperatore e alla causa ghibellina, e gli assegnava un territorio da governare quale amministratore unico. Un bel castello e, ovviamente, l’imposizione di un titolo nobiliare, che dipendeva poi dall’estensione dell’area di influenza, se al gratificato veniva attribuito il  titolo di conte, per una contea, di marchese per un marchesato, di barone, visconte ecc, i quali poi, a loro volta, effettuavano altre nomine, vassalli, valvassori, valvassini ecc. De Luca, oramai, si comporta alla stesa maniera: da imperatore medievale. Il che, con ogni probabilità, gratifica il suo ego smisurato il quale, però, va detto, comincia anche un po’ a ballonzolare e a funzionare a intermittenza, come capita alle persone che sono un po’ in là con gli anni, ma certo ogni giorno rinnova i dubbi già declinati, creandone ulteriori, sulla tenuta istituzionale degli ordinamenti che, se non ricordiamo male, inseriscono la Regione Campania tra le strutture del potere derivato e di quello attribuito direttamente, all’indomani della riforma del Titolo quinto della Costituzione, comunque dentro alla cornice della democrazia che non è esattamente la stessa cosa di una corte imperiale, seppur illuminatissima, quale fu, ad esempio, quella di Federico II.

E a proposito di Federico II qui,  dalle nostre parti, in quella Napoli a cui regalò un Ateneo di prestigio mondiale non se ne vedono proprio in giro di super assi del comando, del governo quale fu, senz’altro, l’uomo definito “stupor dei”. Solo cafoni, per usare una frase cara proprio a De Luca e che si adatta benissimo a definire l’autentico circo delle incompetenze che ha messo in piedi in Campania. Solo cafoni visto che di promozione culturale, di apertura mentale, di comprensione interetnica proprio zero. La gestione di De Luca è una dittatura dell’ignoranza. Nel senso che lui li vuole proprio così, i suoi uomini e le sue donne: ignoranti, ma allo stesso tempo, famelici voraci e pronti a tutto pur di accrescere il loro potere in modo e i loro patrimoni, direttamente e indirettamente intestati. Famelici, voraci, pronti a tutto, dunque anche ad esporsi in nome e per conto del loro capo, ma totalmente, rigorosamente, inderogabilmente ignoranti, in modo da poterli gestire, governare, buttandogli un pezzo di carne quando serve ma senza avere mai il problema di doverci fare i conti o di doversi sforzare nel rintuzzare una loro confutazione logica.

La batteria dei direttori generali nominati stamattina, al di là di qualche eccezione, risponde proprio a questa logica. Né di più e né di meno. Prendete ad esempio Antonio D’Amore, che in famiglia chiamano “il bimbo” per il suo viso paffutello e apparentemente imberbe. Una vita trascorsa a centellinare le sue relazioni politiche con questo o quell’altro potente, uno che diversi anni fa, quando era direttore sanitario di qualcosa mi fu presentato dall’allora ancora vivente Giuseppe Sagliocco, per me Peppino, che sapeva galleggiare nei cascami della ragion politica in salsa campana, ma allo stesso tempo, sapeva anche staccare la spina, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, quelli segnati da un evidente disincanto, dicendomi che quella era la vita che si era scelto ma rendendosi perfettamente conto che nella politica locale, di legale c’era ben poco. D’Amore, che negli ultimi anni ha ricoperto la carica di direttore generale dell’Asl Napoli2, affiancato nella sede centrale di Frattamaggiore che si trova a un quarto d’ora d’auto da Aversa, dal suo conterraneo Franco Balivo, già dirigente del settore economico dell’Asl di Caserta e che vanta nel suo curriculum una dirigenza dell’allora Usl di Casal di Principe “ai bei tempi che furono” quando in quella zona nulla si muoveva che…

D’Amore si è segnalato per aver assunto a sangue freddo (chiamata diretta), Giuliano Sagliocco, figlio di Luciano e una componente della famiglia Spezzaferri, imparentata con Luciano Sagliocco, aprendo la strada ad ulteriori assunzioni che poi hanno premiato un’altra Spezzaferri, non sappiamo se la fidanzata dell’assessore comunale Francesco Sagliocco o una sua congiunta, all’Asl di Caserta nel concorsone della vergogna (clikka e leggi)

e che hanno premiato anche Federica Turco, e non per un solo concorso, bensì per due concorsi: il concorsone di De Luca che le aveva assegnato il posto di lavoro al Comune di Santa Maria Capua Vetere e un altro bandito sempre da un’Asl, stavolta alla Napoli 1, per il quale lei ha optato. Ciò dopo essere subentrata a Francesco Sagliocco in consiglio comunale, come decisivo puntello del ribaltone orchestrato e protetto da Giovanni Zannini che insieme al figlio di De Luca, Piero, la convinse nell’estate del 2020, si comprende bene attraverso quali argomenti, a candidarsi alle elezioni regionali come gregaria di preferenze “di bicicletta” dello stesso Zannini.

Giustamente, equamente, meritocraticamente, Antonio D’Amore è stato premiato per tanta disponibilità, esplicitata poi anche in seguito nell’altra, incredibile quanto buffa vicenda dell’assunzione dell’infermiera di Sparanise, Daniela Pasquariello (clikka e leggi) con la direzione generale dell’ospedale Cardarelli, il nosocomio più grande e più importante di tutta l’Italia meridionale. Così, almeno, farà prima, rispetto a quanto ci ha impiegato negli ultimi anni partendo da Aversa e da Frattamaggiore, ad arrivare in auto a via Santa Lucia, a conferire e ad assumere le consegne quotidiane da De Luca e dal figlio di De Luca.

Come idea potrebbe anche portare con sé Franco Balivo, nominandolo, specularmente a quanto ha fatto alla Napoli2, direttore amministrativo. Ma queste cose non le decide certo Antonio D’Amore, bensì De Luca padre e De Luca figlio che, da imperatore e principe elargiscono munificamente beni materiali e spirituali solo agli obbedienti e che, magari, sulla direzione amministrativa del Cardarelli, possono avere la necessità di accontentare qualcun altro.

Ferdinando Russo come avevamo largamente annunciato, andrà a girarsi i pollici sulla poltrona della direzione generale dell’Azienda ospedaliera universitaria Vanvitelli, ateneo casertano privo di policlinico e, dunque, ospitato in quello del più anziano del centro storico di Napoli. Lì Russo non si potrà certo allargare, visto che di fronte, come interlocutori, avrà un super rettore dell’Università, cioè Gianfranco Nicoletti che è medico e una serie di professori universitari, primari e luminari, con i quali non potrà certo mettersi a questionare.

In pratica andrà a prendersi lo stipendio, poco più o poco meno.

Per il resto, quando abbiamo parlato di “qualche eccezione” ci riferivamo a Mario Ferrante, ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, l’unico che negli ultimi vent’anni ha saputo interpretare quella funzione in maniera più che dignitosa e che oggi torna nella “sua” Avellino, dove dirigerà l’Asl irpina dopo aver trascorso gli ultimi anni anche al timone dell’azienda ospedaliera San Pio, ex ospedale Rummo di Benevento.

Agli Ospedali dei Colli va Anna Iervolino, mentre all’Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli è stato nominato Giuseppe Longo. Gran ritorno anche per un altro personaggio che certo non ha fatto discutere solo per la sua competenza.

Stamattina, infatti, è stato nominato dalla giunta regionale, pardon, dai De Luca, a capo dell’Asl Napoli1, cioè dell’Asl più grande d’Europa, Ciro Verdoliva. Dopo le inchieste della trasmissione Rai, Report, dunque, De Luca consegna di nuovo il timone della Napoli 1 al suo fedelissimo Verdoliva. Al posto di Antonio D’Amore, alla Napoli2 arriva Mario Iervolino, mentre alla Napoli3 di Torre del Greco è stato nominato Giuseppe Russo. Sarà poi Maria Morgante il nuovo direttore generale dell’ospedale civile di Benevento, mentre sarà Gennaro Sosto a dirigere l’Asl di Salerno, in pratica quello che possiamo definire ancora il “palazzo d’estate” (se diverrà palazzo d’inverno lo vedremo nei prossimi mesi) di Vincenzo De Luca e dei suoi figlioli; all’Asl di Benevento è stato confermato Gennaro Volpe.