TUTTI I NOMI. Cocaina e hascisc nella “casa di Batman”: il pm chiede più di 100 anni di carcere per undici imputati
26 Ottobre 2022 - 16:48
Terminata la requisitoria della pm della Dda Simona Belluccio durante il processo celebrato a Napoli con il rito abbreviato e che si chiuderà a novembre.
CAPUA I pm hanno invocato undici richieste di condanna a carico degli imputati accusati di spaccio di stupefacenti tra Capua e l’Agro Caleno. La requisitoria, nel corso del processo con rito abbreviato contro coloro che gestivano lo spaccio di droga nella cosiddetta ‘Base di Batman’ del rione Santagata di Capua.
Il pubblico ministero Simona Belluccio ha, infatti, chiesto 20 anni per Claudio Monaco, 51 anni di Capua, 11 anni e 4 mesi per il fratello Roberto Monaco, 55 anni; 3 anni per Antonio Di Lauro, 30 anni di Capua; 10 anni e 8 mesi per Stefano Insero, 38 anni di Caiazzo; 7 anni e 4 mesi per Luigi Verrone, 21 anni di Capua; 8 anni per Giuseppe Vilardi, 48 anni di Caserta, 18 anni per Fabio Mandesi, 28 anni di Capua; 8 anni per Davide Mandesi, 27 anni di Capua; 12 anni e 8 mesi per Antonio Di Rienzo, 53 anni di Capua; 8 anni per Carmine Pistone, 31 anni di Capua; 2 anni e 8 mesi per Maria Francesca Russo, 26enne di Casagiove. Nel collegio difensivo Paolo Di Furia e Filippo Barberi. Si attende, a questo punto, la sentenza del gup Saverio Vertuccio, prevista per novembre.
Non hanno optato per l’abbreviato, invece, Lucia Amendola, 54 anni di Capua, Arcangelo Piucci, 56 anni di Capua e Vincenzo Rossetti, 39 anni di Capua. Per loro, infatti, il processo ordinario si aprirà a breve presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Dalle indagini è emerso che il 51enne Claudio Monaco, insieme al fratello Roberto e ai due giovani fratelli Fabio e Davide Mandesi di 27 e 28 anni, gestiva la base tenendo sotto scacco i residenti “onesti” del Parco; la droga veniva infatti nascosta nelle intercapedini della cantine, nel vano ascensore, mai in casa dei pusher; inoltre Monaco e complici avevano installato numerose telecamere per controllare l’arrivo delle forze dell’ordine e avevano vedette ai punti di accesso del parco. appuntamenti con gli acquirenti venivano presi tramite whatsapp e venivano usati termini criptici per indicare la droga, sebbene poi tra di loro i pusher parlavano senza remore, tanto che gli inquirenti hanno potuto ricostruire l’organigramma del gruppo proprio ascoltando gli indagati.