LA FOTO. S.MARIA C.V. Torna la movida all’Anfiteatro. Altro che assembramenti, ieri sera lì sono volate bottigliate in faccia. Controlli zero, l’amministrazione mangia, dorme e poi sbadiglia

24 Maggio 2020 - 11:53

Eppure il premier Conte aveva firmato già da 7 giorni il decreto con le regole e l’ordinanza sulla chiusura alle 23 dei bar di De Luca si conosceva da più di settantadue ore

SANTA MARIA CAPUA VETERE (g.g.) – In tutta Italia si segnalano problemi, registratisi nella prima serata della movida piena del sabato da quasi tre mesi a questa parte. Ci sono dei sindaci, come quello di Brescia per esempio, che di fronte agli assembramenti pericolosissimi, sono stati costretti ad emanare un’ordinanza per chiudere di nuovo le zone dei locali e dei bar. Questo fino a quando non si registrerà una condizione di maggiore sicurezza. Chiaro che in una città martirizzata dal covid come quella lombarda, questo intervento amministrativo è risultato pressoché obbligatorio.

Per quanto riguarda la CampaniaDe Luca aveva emanato un’ordinanza con la quale disponeva la chiusura di bar e locali alle 23. Non si sa chi l’abbia rispettata e chi no e neppure se e quante multe siano state comminate nel perimetro regionale. Si sa, invece, che questo tipo di ritrovo, che si sviluppa lungo una curva crescente durante le ore dei tassi alcolici, si è dimostrato anche ieri

sera pericoloso e difficilmente controllabile. Il che pone una questione seria, attinente all’equilibrio tra il diritto fondamentale alla libertà personale e il rispetto delle norme di comportamento e di divieto ancora giustificate da un virus che, seppur molto limitatamente, continua a circolare e tenendo conto dell’alto tasso di contagiabilità dimostrato in questi mesi, appare sempre in grado di far partire dei gravi focolai con decine, anzi centinaia di persone coinvolte e a rischio infezione.

Un caso del genere, simile a quelli verificatisi a Brescia o prima ancora ai Nevigli a Milano, si è registrato ieri sera a Santa Maria Capua Vetere, dove l’area della movida coincide, in maniera piuttosto singolare, con l’area che ospita uno dei monumenti più importanti dell’archeologia nazionale e internazionale, cioè l’Anfiteatro Campano, secondo per importanza e grandezza al solo Colosseo. Era scoccata la mezzanotte e ancora centinaia di ragazzi si addensavano attorno al monumento. Molti di questi senza mascherina con “regolare” e rituale festa finale alla sammaritana a colpi di bottigliate in faccia.

Siamo d’accordo, controllare situazioni del genere è complicato. Però, esistendo un’ordinanza della regione già nota da qualche giorno, mica occorreva il generale De Gaulle per utilizzare un’auto dei vigili urbani nel corso dell’intera serata per controllare eventuali assembramenti davanti ai baretti, magari rafforzando la pattuglia dopo le 23, allo scopo di supervisionare ulteriormente e ancora più attivamente il comportamento delle persone nell’area e anche quello dei titolari delle attività commerciali, che erano obbligati a rispettare l’ordinanza di De Luca. E invece, l’amministrazione comunale di Santa Maria si è fatta trovare “normalmente” impreparata, ribadendo quella sua postura di pigrizia, di inazione, frutto dei riflessi lenti e di chi ne è parte. Una sorte di indolenza che non consente neppure di muoversi in situazioni relativamente semplici perché, esistendo il testo del decreto del presidente del consiglio dei ministri da una settimana, da domenica 17 maggio per la precisione, e, come scritto prima, l’ordinanza di De Luca da più di 72 ore, ci sarebbe stato tutto il tempo per creare un servizio di presidio, così come avvenuto in tanti altri comuni.

Da anni osserviamo l’agire, si fa per dire, del sindaco Antonio Mirra e della sua amministrazione. Non c’è dolo in quello che (non) fanno. E neppure c’è una sottovalutazione delle questioni da affrontare. Abbiamo maturato l’idea, invece, che a Palazzo Lucarelli si registri una vera e propria difficoltà di apprendimento, un’assenza di intelligenza nel senso letterale di questo termine, dalla quale il problema della sottovalutazione, della sopravvalutazione e della corretta valutazione di una questione non si pone, visto che la medesima non è neppure percepita, non c’è e non esiste.

Il sindaco Mirra è stato attivo nei giorni più complicati del coronavirus, perché lì, il canovaccio da portare avanti scaturiva da comprensione dei fatti talmente semplice da non generare alcun problema di corretta captazione del tema da affrontare e soprattutto del tema da comunicare attraverso i social. Se ad un diplomato alle scuole medie superiori sottoponi una cosa che si affronta nel programma didattico della prima elementare, beh, ci mancherebbe pure che non la sapesse risolvere.

Quando, con la riapertura legata alle Fasi 2, 3 e 3000, l’articolazione dei contesti si è connotata su uno stadio leggermente superiore alla “particella elementare”, ed ecco che è riemerso il carattere tipico di quest’amministrazione che, come si suol dire, “mangia, dorme” e, poi, sbadiglia. Il non lavorare, il non intervenire, rinunciando in pratica alla funzione di governo, ieri sera, assimilare il contesto di cui ci stiamo occupando a quello di un qualsiasi sabato dello scorso settembre, ottobre o novembre, cioè ad un caso di movida, diciamo così, ordinaria, non complicata dall’epidemia epocale che stiamo attraversando, significa che mancano proprio i fondamentali, dato che non si tratta poi di una variazione concettuale radicale rispetto a quelle situazioni in cui il sindaco si mostrava alla città, esponendo i bollettini epidemiologici o avventurandosi in acrobatiche ricostruzioni su come l’attrice Giuliana De Sio avrebbe svolto colpevolmente la funzione di untrice durante la famosa serata del Garibaldi.

Anche l’intervenire ieri sera significava assecondare una “particella elementare”, una cosa ovvia, semplice, relativamente facile da organizzare. Evidentemente, non per il sindaco Antonio Mirra, non per la usa amministrazione comunale.