CONSORZIO ASI. Doccia fredda: l’Inps boccia la cassa integrazione chiesta dalla presidente Pignetti. E ora chi li paga i dipendenti fermati per mesi e mesi?

18 Agosto 2020 - 20:46

In questo articolo non troverete valutazioni, considerazioni e giudizi netti. Arriveranno quando avremo adeguatamente studiato ed approfondito il dossier

 

CASERTA(g.g.) Il Consorzio Asi ha utilizzato o quantomeno ha provato ad utilizzare lo strumento della “cassa integrazione covid” per alcuni dei suoi dipendenti. Le modalità attraverso cui sono state individuate le persone da affidare al maggiore degli ammortizzatori sociali del nostro ordinamento, non le conosciamo.

Ma oggi non è questo l’argomento più importante. Ma un altro: a quanto ci risulta, l’Inps, con i suoi tempi elefantiaci che più di una polemica hanno determinato e stanno ancora determinando a livello nazionale, ha espresso un verdetto raggelante, non concedendo al datore di lavoro, cioè all’Asi che ricordiamo è un consorzio esclusivamente partecipato da soggetti pubblici, cioè dai comuni, la cassa integrazione.

Non ci sbilanciamo più di tanto perchè vogliamo approfondire bene tutti i termini della questione. Ma se un numero rilevante di dipendenti è stato mandato a casa per tre o quattro mesi, salvo rientrare precipitosamente in questi giorni, dopo il diniego dell’Inps, vorrà dire che il consorzio dovrà versare l’intero stipendio a chi ha lasciato il posto di lavoro, non per sua scelta, ma per volontà dell’azienda.

Ora, un conto è quando cose del genere accadono ad imprenditori appartenenti al settore privato, i quali i soldi li metteranno di tasca loro, qualora siano incorsi o incorrano in accidenti del genere; altra cosa è quando questo tipo di situazione si verifica in un ente in cui il patrimonio non è di proprietà di chi lo amministra, dato che, chi lo amministra, lo fa o almeno in teoria lo dovrebbe fare, in nome e per conto dei cittadini che con le loro tasse permettono ai comuni di stare dentro al consorzio, delegandogli, in quota parte, pezzi di sovranità, pezzi di potestà sulla gestione di aree appartenenti al proprio territorio e individuate come possibili contenitori di attività industriali.

Non ci avventuriamo, dunque, in valutazioni o considerazioni. Le formuleremo a tempo debito, cioè quando avremo studiato perfettamente, come solo noi sappiamo fare, il dossier, attraversando tutti i suoi profili di tipo amministrativo, con particolare riguardo alla verifica su una eventuale esistenza di situazioni che possano giustificare un’attività di indagine da parte della procura che esercita l’azione inquirente su casi che potranno poi, eventualmente, diventare materia di trattazione della Corte dei Conti.

Per cui, domani, massimo dopodomani, vi spiegheremo bene come stanno le cose. Certo è che l’Asi, rappresentata dalla presidente Raffaela Pignetti, non ci ha fatto una bellissima figura. Ma da quelle parti, “la figura”, la reputazione del rigore e dell’efficienza delle procedure amministrative non sono mai state, nè una priorità e neppure un obiettivo complementare.