ELEZIONI REGIONALI SOTTO LA LENTE. Il dies horribilis della famiglia Graziano-Marrazzo. Bocciati zio e nipote. Pd senza sussulti. Uscenti e mestieranti, così si vince in Campania

23 Settembre 2020 - 10:56

Una rapida corsa agli 8 eletti di un partito che ha comunque pagato almeno un paio di seggi all’enorme frammentazione e all’autentica corsa sul carro del vincitore di cui sono stati ben 15 le liste in appoggio a De Luca nella scheda elettorale che ha fatto penare migliaia di persone giustamente incapaci di piegarla e di chiuderla nell’urna 

 

CASERTA – La frammentazione di questa folle elezione regionale in cui il largamente confermato governatore De Luca ha imbarcato un numero impressionante di candidati, la maggior parte dei quali si trasformeranno sin da domani mattina in questuanti e per di più anche erranti sulla direttrice che dalle 4 province campane conduce a via santa Lucia, dove De Luca col piffero che li farà entrare, ha mietuto vittime illustri nella coalizione di centrosinistra vincitrice. A partire, come avevamo già previsto nelle nostre simulazione pre elettorali dal Pd che non è andato oltre la cifra del 17%. E così, i seggi sono stati solamente 8 e a Caserta non è “scattato” come invece era successo nel 2015, il secondo, con la conseguenza che il duello tra Oliviero e Graziano, non a caso molto partecipato anche da CasertaCe, si è trasformato in una sorta di tale gioco per la sopravvivenza.

Ma la giornata di ieri è stata una esperienza horror per la famiglia Graziano, visto che Nicola Marrazzo, datato ras della politica a nord est di Napoli, ha accusato una pesante sconfitta, rimanendo fuori a sua volta dal consiglio regionale, rimediando solo una deludente (per lui) ottava posizione nella lista Pd della circoscrizione di Napoli con soli 10.722 voti.

Allora, i 4 consiglieri regionali dei Democrats che rappresenteranno la provincia più popolosa sono Mario Casillo, che come arnese non è certo una roba nuova, ma che, risultato elettorale alla mano, viene considerato ancora nei suoi feudi tra Casoria e dintorni, un usato sicuro, per lui 42.350 preferenze. Loredana Raia che non è la Paola Raia, transfuga da Forza Italia, e che ha costruito il suo successo facendo leva su un’altra città demograficamente potentissima, qual è Torre del Greco, che insieme a Giugliano supera ampiamente i 100mila abitanti ed è in grado, compattandosi, di dare la spinta decisiva a un proprio candidato. Per Loredana Raia, 27.040 voti. Terzo eletto (sempre seggio pieno) Carmela Fiola detta Bruna, anche lei, al pari di Mario Casillo e di Loredana Raia 822.770 voti), riconfermata in consiglio regionale. Quarto ed ultimo eletto nella circoscrizione di Napoli, Massimiliano Manfredi con 19.073 voti, da San Paolo Bel Sito, un cognome, una garanzia. Lui uomo di apparato del Pd, partito in cui viene eletto alla Camera dei Deputati alle elezioni del 2013 ma anche e forse soprattutto fratello di Gaetano Manfredi, già rettore dell’Università Federico II di Napoli e oggi ministro dell’università e della ricerca ovviamente in quota Pd.

L’altro seggio pieno, lo conosciamo ed è quello di Caserta, quello di Gennaro Oliviero, con 20.058 preferenze (Graziano si è fermato a 17.693) mentre il sesto sta a Salerno con Francesco Picarone, in pratica una propaggine servizievole del governatore De Luca con cui ha collaborato, diciamo così, per anni da assessore all’Annona e al bilancio, quando l’attuale governatore era sindaco di Salerno. I suoi 21.180 voti di preferenza, sono pure frutto della “sacra famiglia” salernitana.

Infine i due eletti che devono il loro successo all’inestricabile, insondabile sistema dei cosiddetti “resti”. Conferma in consiglio regionale anche per Mino Mortaruolo, con 6.324 voti nella meno popolosa provincia della Campania. L’altro resto “scatta” ad Avellino, con Maurizio Petracca, anche lui mestierante della politica e ha messo valore il fatto di essere un consigliere regionale uscente.