La Domenica di Don Galeone: “Perché c’è il male e la sofferenza in un mondo creato da un Dio giusto e onnipotente?”

9 Maggio 2021 - 19:38

VI Domenica di Pasqua – 9 maggio 2021

La vera chiesa? Dove c’è più amore!

Prima lettura: Dio non fa preferenze di persone (At 10,25). Seconda lettura: Chi non ama, non ha conosciuto Dio (1Gv 4,7). Terza lettura: L’amore più grande è dare la vita (Gv 15,9).

Tema centrale delle letture di questa domenica è l’amore universale di Dio Padre (vangelo); a volte, noi cristiani, per come ci comportiamo, dimostriamo di credere poco all’amore di Dio (II lettura). Amare concretamente significa rispettare le credenze religiose di ogni persona, assegnare un valore positivo alle diverse religioni del mondo. La distinzione non passa più nel campo del sacro o del culto, ma in quello dell’amore e del servizio. Lo spirito di ghetto, il settarismo, il fanatismo … è una delle tentazioni del cristiano; il vero credente va oltre le barriere: “Chi teme Dio e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è gradito a lui” (I lettura).

Cornelio si gettò ai piedi di Pietro per adorarlo 

 Questo pagano che si butta ai piedi di Pietro è in fondo un uomo religioso. Ma Pietro rifiuta questo gesto. Messaggio sempre attuale: le coscienze non devono diventare subordinate a nessun uomo ma solo a Dio. Chiunque usa le sacre parole del Signore deve stare attento, perché nessuno si inginocchi davanti a lui. Per esempio, ai tempi della conquista delle Americhe, nel 1500, ci furono teologi pronti a sostenere che gli indios non avevano un’anima come la nostra, che non erano neppure uomini, che avevano ancora il peccato originale; era lecito depredarli di tutto, perché essi non ne avevano alcun diritto. Ci volle qualche coraggioso, come il missionario domenicano Bartolomeo de Las Casas, a ricordare che tutti gli uomini sono figli di Dio. L’uomo “diverso” ci mette in crisi; i negri, gli indios, gli emarginati, gli sfruttati, che portano sulle spalle secoli di schiavitù, hanno tutto il diritto di entrare nei nostri sinedri, nei nostri pretori, puntando il dito contro di noi, perché restituiamo loro le cose, la dignità soprattutto. Il vero amore cristiano non si commisura sul perimetro delle facili corrispondenze ed affinità, ma su quanti sono in basso, sugli esclusi dalla festa della vita..

Le belle notizie del vangelo   Il vangelo di oggi ci consegna una serie di belle notizie. Ce ne rendiamo conto? Purtroppo siamo abitudinari, trituriamo nel frullatore delle banalità le rivelazioni più sconvolgenti. Dobbiamo dirci l’un l’altro: “Ma abbiamo capito bene le parole del vangelo?”. Sembrano cose dell’altro mondo, e invece devono diventare cose di questo mondo! Cose da non credere, e invece sono le uniche da credere e da vivere! Sono queste le belle notizie che, se ascoltate e realizzate, ci fanno uscire dalle strettoie di un cristianesimo brontolone, verso una vita serena e con passo di danza. Siamo gli amici e i familiari di Dio! Così scrive I. A. Chiusano in Note di un contemporaneo: “Possibile che tu sia così disattento da non esserti accorto che c’è Qualcuno che non smette un attimo di tenerti d’occhio? Da sempre? Da prima che tu nascessi?”.

Il cristiano è un “salvato” che diventa “salvatore”   Il cristiano non è uno che, novello Tantalo, porta sulle sue spalle il destino del mondo. Dio ama e salva! Ma accettare questa verità che la Scrittura oggi ci propone non è facile, perché in noi agisce una “volontà di dominio”, una sete di potere. Riscoprire il vangelo significa ritrovare la strada del regno di Dio, dentro cui la chiesa deve collocarsi e giudicarsi, senza giudicare il mondo, perché non è essa la luce del mondo ma Gesù, che “illumina ogni uomo” (Gv 1,9). L’amore di Dio è discensivo, va verso gli ultimi; è un amore che precipita verso le bassezze; non è un amore che dà appuntamento in alto, ai potenti e ai ricchi; l’amore di Dio riempie la terra con la sua alluvione misteriosa, discende in basso, come l’acqua che cerca il fondo dove fermarsi. E’ agàpe e non eros. Un cristiano non deve fare altro che immergersi in quest’acqua di salvezza. Chi ama guarda tutte le creature con profonda simpatia, non distingue gli uomini in “massa damnationis” e in “massa salvationis”. Quello Spirito che riempiva l’abisso e formava la deforme creazione, continua ad agire nell’universo, parla ancora in molte lingue e in molti modi. Ascoltando Gesù, si ha l’impressione che l’umano ed il divino siano così completamente uniti, che non è possibile pensare che siamo graditi a Dio, se siamo sgraditi al prossimo! È evidente che Gesù considerava la religione in maniera molto diversa da come la consideriamo noi. Anzi, sembra che la religione di Gesù somigliava molto poco alla nostra! Buona vita!

Parabole di Gesù per il nostro tempo

C’era un uomo giusto che ogni giorno si chiedeva: «Perché c’è il male e la sofferenza in un mondo creato da un Dio giusto e onnipotente? Perché la sofferenza degli innocenti?». Poi una notte sognò di camminare sulla spiaggia a fianco del Signo­re. I suoi passi si imprimevano nella sabbia, la­sciando una doppia serie di impronte: le sue e quel­le del Signore. Ciascu­no di quei passi rappresentava un giorno della sua vita. E notò che a tratti, invece delle due serie di impronte, ce n’e­ra soltanto una sola. Ma, sorpresa!, i passaggi con una sola serie di impron­te corrispondevano ai giorni più tristi della sua esistenza. Allora si rivolse al Signore con tono di rim­provero: «Tu mi hai promesso di restare con me tutti i giorni! Perché mi hai lasciato solo nei momenti peg­giori della mia vita?». Il Signore gli sorrise: «Figlio mio, piccolo mio, non ho cessato di amarti un solo momento! Le sole orme che vedi nei giorni più duri della tua vita sono le mie… In quei giorni ti portavo in braccio!».   Morale: Dio non abbandona mai. Egli è Immanuel, Dio con noi!