OMICIDIO MOLLICONE. Le tesi della difesa del maresciallo dei carabinieri casertano sotto accusa smentite dai testimoni

15 Gennaio 2022 - 17:54

TEANO – Il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Anna Maria, il figlio Marco, il maresciallo Vincenzo Quatrale, accusati di concorso in omicidio (quest’ultimo, inoltre, è accusato anche di istigazione al suicidio di un altro collega, il brigadiere Santino Tuzi) e il carabiniere Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento. Sono i cinque imputati nella vicenda della morte di Serena Mollicone, la 18enne di Arce, in provincia di Frosinone, scomparsa l’1 giugno 2001 e ritrovata senza vita dopo due giorni in un boschetto a pochi chilometri da casa.

Due testimoni nel processo in Corte d’assise hanno affermato dinanzi ai giudici che la caserma di Arce, dove Mottola era comandante, il 1 giugno del 2001 non era vuota, come sostengono le difese per dimostrare che Mollicone quella mattina non poteva trovarsi all’interno.

E’ stato ribadito da chi si è recato in caserma quel giorno è che nella stessa era presente almeno un carabiniere. Non è uscito fuori il nome ma qualcuno c’era. Uno dei teste si recò in caserma per denunciare il danneggiamento subìto dalla sua auto e parlò con un carabiniere.

I racconti dei testimoni, quindi, andrebbero a confermare la teoria della Procura, cioè che gli ordini di servizio del primo giugno 2001 siano stati falsificati ad hoc.