CASERTA. Carlo Marino guarda a vista il coimputato Pippo D’Auria, dopo la promozione ora lo ha clamorosamente “riassunto” dopo la pensione

11 Ottobre 2022 - 12:26

In calce la recente delibera di giunta. Una notizia che ci permette di ricordare le varie tappe di questa storia, a partire dalle mazzette trovate dai carabinieri, avvolte nella carta argentata e nella cesta della pesca a casa dei D’Auria, proseguendo con la nomina ad avvocato difensore del consuocero di Carlo Marino, fino ad arrivare alla concessione della posizione organizzativa appena dopo l’uscita dagli arresti domiciliari. Questa, dunque, è solo la ciliegina su una torta di molto dubbia commestibilità.

CASERTA (g.g.) Continuano le premure e le attenzioni dell’amministazione comunale di Caserta e quindi del sindaco Carlo Marino, nei confronti del funzionario Pippo

D’Auria. Evidentemente tra i due deve essere nata un’amicizia, consolidatasi nel periodo complicatissimo in cui Pippo D’Auria, dopo che i carabinieri dei Ros avevano trovato in casa sua diversi pacchetti confezionati pieni di banconote, presunto provento di mazzette ricevute da chi stava lavorando alacremente, si fa per dire, per truccare la gara d’appalto per l’affidamento settennale del servizio di raccolta e primo smaltimento dei rifiuti della città di Caserta, per l’importo complessivo di poco superiore ai 116 milioni di euro.

Marino e D’Auria, dunque, compagni di sventura, se è vero come è vero che il sindaco di Caserta è stato per quell’indagine, parimenti indagato e come D’Auria attende l’esito dell’udienza preliminare, aperta da qualche mese dal Tribunale di Napoli che sancirà, quasi sicuramente, il rinvio a giudizio del primo cittadino, accusato del reato di turbativa d’asta in concorso, ma anche dello stesso D’Auria, nonché del dirigente pro tempore Marcello Iovino, il quale materialmente truccò la gara, come emerge inconfutabilmente dagli atti giudiziari e di tutto il gruppo di Carlo Savoia, l’imprenditore-faccendiere di Sant’Arpino che orientò, anche con i buoni uffici di un altro faccendiere, stavolta il casertano Pasqualino Vitale, l’esito di quella procedura.

Una solidarietà, un rapporto quasi cameratesco quello tra Carlo Marino e Pippo D’Auria, a partire dalla scelta operata da quest’ultimo per la propria difesa: l’avvocato che seguì al tempo e che sta ancora oggi seguendo la vicenda giudiziaria di D’Auria è, infatti, Alberto Martucci, nipote del celeberrimo Alfonso Martucci.

Alberto Martucci è, come ben sanno i lettori di Casertace, il consuocero di fatto di Carlo Marino. E lo è insieme a sua moglie Annamaria Sadutto, che sviluppa, dunque, due mestieri, quello di consuocera e di assessore al Personale e al Contenzioso del Comune di Caserta.

Alberto Martucci, quindi, prima di tutto da valente avvocato quale è, seppur ormai a scartamento ridotto, avendo deciso da tempo, bontà sua, di non esagerare troppo con il lavoro, ma vivendo comunque l’oggettivo status di consuocero di indagato per reato connesso, cioè di Carlo Marino, è stato a lungo l’unica persona non di famiglia autorizzata ad entrare nell’appartamento di via Marchesiello in cui abita Pippo D’Auria. Ciò è successo fino al momento in cui il Tribinale del Riesame ha revocato la misura cautelare degli arresti domiciali.

Premura chiama premura: mezzo minuto dopo essere stato liberato dalla reclusione in casa, Carlo Marino ha promosso sul campo, probabilmente per evidenti meriti professionali, Pippo D’Auria, il quale ha immediatamente incassato quella posizione organizzativa che chiedeva da tempo e che l’ha accompagnato nell’ultimo segmento della sua vita professionale, fino alla pensione, garantendogli anche qualche beneficio nella procedura di definizione dell’entità dell’assegno di quiescenza.

Finita qui? Assolutamente no. Manco fosse la buonanima di Enrico Cuccia che a 95 anni governava ancora con mano sicura Mediobanca, pare che il Comune di Caserta non possa fre a meno dei servigi di Pippo D’Auria. Questo è vero in quanto è stato messo nero su bianco dalla delibera di giunta comunale risalente al 5 ottobre, assessori tutti presenti, con la quale Pippo D’Auria viene richiamato in servizio con il sistema dell’anno suppletivo gratuitamente fornito. Sembra, dunque , che il sindaco Carlo Marino e che i dirigenti Biondi e Natale non sappiano vivere senza guardare a vista il buon Pippo D’Auria che sarà, come è noto, imputato, ma anche colui il quale rischia di più in quanto, come abbiamo scritto prima, i carabinieri del Ros, mandati a casa sua dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, lo hanno preso con il boccone in bocca, con i cassetti pieni di mazzette in contanti, custodite nella carta argentata. Dunque, l’articolazione della strategia difensiva di D’Auria non potrà essere, evidentemente, speculare a quella di Carlo Marino e di Marcello Iovino.

Ma questo non c’entra nulla. Con un atto assolutamente irrituale e senza precedenti, se si eccettua quel ruolo che fu affidato ad Alfredo Messore nella precedente consiliatura, Carlo Marino trattiene in servizio un coimputato dello stesso procedimento.

Questa storia di Pippo D’Auria è veramente surreale e rappresenta, a nostro avviso, la prova provata di quella sicurezza di impunità che consente al sindaco di Caserta di superare ogni freno inibitore, facendo cose che in un’altra epoca e in un altro contesto, sarebbero state considerate, forse anche dall’autorità giudiziaria, imbarazzanti e addirittura sospette.

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