La Domenica di Don Galeone: “Denunciare il male fuori, ma soprattutto dentro di noi!”

23 Luglio 2023 - 07:36

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Con la parabola del “seminatore” di domenica scorsa, Matteo inaugura la sequenza delle parabole agricole. Il
Vangelo di oggi sembra tutto un fascio di parabole: chicchi di senape e di frumento, erbe buone e cattive, terra scavata per nascondervi un tesoro, falò per bruciare la zizzania… Se osserviamo i personaggi, essi sono contadini, seminatori,
servi, padroni della fattoria; se osserviamo bene la casa, si tratta di una casa colonica, dove la massaia impasta il pane
con un pizzico di lievito. Nel Vangelo di oggi, il Regno dei cieli viene paragonato a un chicco di senape, il quale, pur essendo il più piccolo dei semi, cresce fino a diventare un alberello in grado di accogliere in sé gli uccelli. Ancora: il Regno dei cieli è simile al lievito che una donna prende e mescola con la farina, perché diventi pane profumato. In passato, a familiare la donna che, quasi sacerdotessa di un mistero di vita, impastava con la farina un pugno
di

lievito. Un rito sacro!
La prima lezione: in queste parabole, niente allegorismi o romanticismi, ma la vita santa e dura di tutti i giorni. Non quelle delle corti o delle curie, delle caserme o dei divertimenti, ma la vita a contatto con la natura, la verde natura che ci sta sfuggendo di mano. Si prega molto meglio il Padre dei cieli nella libera natura che non tra i bip-bip dei moderni computer! Guardate i fiori dei campi, gli uccelli del cielo, la nascita del sole, l’immensità del mare, la solennità della notte … “Laudato sii, o mio Signore!”.
La seconda lezione: in questo Regno di Dio sulla terra c’è di tutto: il buono e il cattivo, il bello e il brutto, l’angelo e la bestia. Quaggiù tutto è provvisorio! Ogni giudizio finale è spostato alla fine dei tempi! Il bene e il male non hanno confini ben precisi. Denunciare il male, i malvagi che sono fuori di noi, significa non vedere il nostro male, lasciare indisturbato il maligno dentro di noi!

La terza lezione: la pazienza! Ci penserà Dio stesso a separare il grano dalla zizzania ma alla fine dei tempi! Il motivo è semplice: solo alla fine si potrà sapere chi è buon grano, e chi è cattiva zizzania.
La zizzania umana, diversamente da quella vegetale, può convertirsi! E poi solo Dio può giudicare. L’uomo non deve anticipare il giudizio finale, la data è scritta nel calendario di Dio e non nel nostro.

Il mondo non ha bisogno di profeti di sventure, di giudici, meno ancora di giustizieri, ma di uomini di pace, strumenti di speranza, diffusori di ottimismo. Molto dipende dal nostro occhio: c’è chi vede nel mondo solo falsità, corruzione, violenza; c’è anche chi, pur conoscendo quei sottoprodotti, riesce a vedere anche il bene, l’onestà, la solidarietà. Alcuni sono specialisti nell’individuare le opere del maligno, e incapaci di vedere le opere di Dio. Sono professionisti di sventure, questi cristiani che, dovunque si posano, lasciano paurosi messaggi come: proibito, peccato, male, inferno! Se avessimo tenuto presenti queste verità, tante crociate, roghi, inquisizioni, ghetti, censure, scomuniche, non
avrebbero trasformato la nostra cosiddetta civiltà cristiana in una tragica caricatura.

Dio ci liberi dai “religiosi violenti”, perché sono inguaribili, perché sono capaci di lanciare scomuniche, di processare e di torturare, di ghettizzare i diversi, di mandare al rogo … con la sicurezza dogmatica di avere reso onore a Dio, di avere compiuto un atto liturgico! Sono rimasto sempre impressionato da quanto scrive U. Eco: “L’Anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall’eccessivo amor di Dio o della verità, come l’eretico nasce dal santo e l’indemoniato dal veggente.
Temi, Adso, i profeti e coloro disposti a morire per la verità, che di solito fanno morire moltissimi con loro, spesso prima di loro, talvolta al loro posto … Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità, far ridere la verità, perché l’unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità” (Il nome della rosa, p. 494). Cosa importa sapere se uno è ateo o credente? Distinguere decidere dove si trova la zizzania o il grano è difficile, anzi, impossibile! Forse là dove sventolano le bandiere cristiane c’è molta zizzania, e viceversa. Sia però chiaro: essere rispettosi per l’errante, non significa essere tolleranti con l’errore! Buona vita!