Due imprenditori frodati da una Banca con addebiti illegali. Il giudice condanna l’Istituto di Credito ma quell’impresa è ormai rovinata

27 Luglio 2023 - 17:16

La banca aveva chiuso il conto corrente contestando ai due amministratori che avevano depositato fideiussioni personali, i costi di un saldo passivo dimostratosi poi totalmente infondato. In realtà quel conto corrente era in attivo. Il tribunale, accogliendo tutte le tesi e tutte le richieste dell’avvocato Gianluca Casertano, ha condannato l’istituto a corrispondere i soldi dell’attivo ricalcolato, gli interessi e tutte le spese giudiziarie. Ma i due imprenditori hanno dovuto subire una via Crucis e sono stati estromessi da ogni attività aziendale dopo la loro segnalazione nella centrale rischi della banca d’Italia. Ora chiederanno un maxi risarcimento, che chissà se e quando arriverà

CASERTA – Era il lontano 2014 quando, l’avv. Gianluca Casertano, citò in giudizio presso l’allora sede legale della Banca convenuta, quale procuratore di una nota società pugliese cliente dell’allora esistente Banco di Napoli, affinché, previa rideterminazione del saldo dare/avere di conto, con l’epurazione di tutti gli addebiti illegittimi, venisse condannato alla restituzione e al pagamento nei confronti di tutto quanto illegittimamente preteso.

Nel merito, la società nel 2005 stipulava contratto di conto corrente con concessione di apertura di credito, poi revocata dalla banca nel 2011 con conseguente chiusura del rapporto di conto corrente e richiesta di rientro del saldo debitore, a dire suo, rimanente.

Nell’ambito dell’azione giudiziale il Banco di Napoli non si limitava a contestare le deduzioni svolte dalla società attrice ma formulava domanda riconvenzionale chiedendo la condanna di quest’ultima,  al pagamento del saldo passivo del conto corrente e contestuale chiamata in causa dei due rappresentanti legali, quali prestatori di fideiussione omnibus a favore della società, ossia di una garanzia personale che si estingue solo attraverso il pagamento del dovuto – per tutte le obbligazioni scaturenti dal rapporto di conto corrente, per vederli condannati in solido con la società stessa.

Il giudizio si concludeva, finalmente nel dicembre 2022, ben otto anni dopo il suo inizio, con una pronuncia favorevole per la società assistita dall’avv. Casertano.

Il Tribunale di Napoli, infatti, accertava che vi erano stati addebiti illegittimi da parte dell’istituto bancario, di conseguenza rideterminava il saldo del rapporto, che da passivo diventava attivo, e condannava la banca al pagamento di tale saldo, oltre gli interessi maturati, gli oneri di giudizio e le spese legali, rigettando la domanda riconvenzionale svolta dalla banca nei confronti della società e dei due fideiussori.

La conclusione migliore si potrebbe pensare: causa vinta e parte lesa risarcita… ma non è così.

Nel caso specifico i due legali rappresentanti della società garantirono personalmente l’apertura di credito alla società per lo svolgimento dell’attività imprenditoriale, circostanza che li ha coinvolti, insieme alla società stessa, ad essere segnalati da parte dell’allora Banco di Napoli, alla Centrale Rischi della Banca d’Italia, nonché alle banche dati interne (CRIF ed altro) successivamente alla chiusura del c/c a sofferenza e richiesta di rientro del presunto saldo debitore.

Per chi fosse a digiuno della nozione di Centrale Rischi, in parole molto semplici essa è un archivio, gestito dalla Banca d’Italia, in cui vengono inseriti i nomi ed i debiti di tutti coloro che risultano debitori nei confronti del sistema bancario e finanziario; l’apposizione in tale centrale/banca dati comporta la perdita della capacità di intraprendere e/o contrarre qualsivoglia accesso al credito da parte di operatori intermediari (in termini esemplificati ed uno esempio tra tutti non si possono stipulare ad esempio contratti di leasing di attrezzature e macchinari).

Ebbene, ritornando al caso seguito dall’avvocato Gianluca Casertano, durante tutti questi anni in cui è durato il processo (ben otto!), con tutti questi ostacoli derivanti dalla segnalazione alla Banca di Italia, alla società e ai due legali rappresentanti è stata preclusa ogni possibilità di svolgere attività imprenditoriale, e ciò, tra l’altro, in un periodo storico già pesantemente segnato da recessione e difficoltà d’impresa.

È di facile comprensione come l’effetto della segnalazione alla Centrale Rischi, fatta dal Banco di Napoli nel lontano 2011 contestualmente alla revoca dell’affidamento e alla chiusura del conto, abbia condannato la società ad una gravissima crisi economica, ingessando ogni suo possibile sviluppo economico che per taluni casi sfocia matematicamente in procedure concorsuali con le ben note ripercussioni (licenziamenti, effetto domino con altre società collegate, insolvenza….).

Ciò che dovrebbe far più riflettere e che, se si pensa, fa molta rabbia è il fatto che, come accertato dalla sentenza di condanna per la banca, in realtà non vi era alcun saldo passivo del conto corrente anzi il saldo è risultato attivo per cui è giocoforza che l’allora segnalazione alla Centrale Rischi della società e dei due rappresentanti legali da parte del Banco di Napoli non avrebbe dovuto aver luogo!

Oggi all’esito di una sentenza oramai passata in giudicato – dichiara l’avv. Gianluca Casertano – il rimedio giuridico sarà quantificare giudizialmente il danno subito per la fraudolenta /ingiusta apposizione che ha arrecato ai garanti pregiudizio ma, ci si chiede quanto durerà tale azione? Si riuscirà a dimostrare effettivamente il danno morale ed economico subito? Interverrà un giusto ristoro e, infine, i potenziali imprenditori avranno ancora la capacità e voglia di svolgere qualsivoglia attività di impresa?