POLICLINICO DI CASERTA. Ecco chi è Valter Mainetti. anche editore del Foglio, l’uomo che fa sperare all’università che a fine 2024 sarà tagliato il nastro

28 Luglio 2023 - 19:33

È il patron del gruppo Sorgente, anche se l’acquisto è avvenuto tramite Tiberiade Holding, che fa capo ad un ramo della famiglia. Una carriera nel mondo immobiliare e quel passato con Aldo Moro

CASERTA (g.g.) – La Tiberiade Holding della famiglia Mainetti, proprietaria anche del gruppo Sorgente, la società che ha acquistato la “parte buona” di Condotte Romane, tra cui (fortunatamente) anche il ramo di azienda che ha assunto impegni formali per la ripresa dei lavori per quanto riguarda la costruzione del Policlinico di Caserta, ha in Valter Mainetti il suo punto di riferimento.

Si tratta di un imprenditore molto maturo, essendo nato a Roma nel 1947.

Negli anni, di lui si è parlato poco al di fuori dei giornali specializzati in economia, fino a quando un po’ di tempo fa ha acquistato il quotidiano Il Foglio, fondato nella seconda metà degli anni ’90 da Giuliano Ferrara che ne era anche comproprietario assieme a Silvio

Berlusconi, rappresentato nella compagine societaria dalla sua moglie dell’epoca, Veronica Lario.

Di quel gruppo, seppur con una quota minore, faceva parte lo stampatore sannita trapiantato a Roma, Luca Colasanto, candidatosi più volte per Forza Italia e solo in un’occasione eletto al consiglio regionale della Campania.

L’avvento di Mainetti ha trasformato Il Foglio che si è spostato da una linea politica liberale, sostanzialmente vicina al centrodestra, ad una linea politica ugualmente liberale, ma maggiormente attenta all’area del riformismo democratico più vicina al centro, guardando anche a quei settori moderati del centrosinistra, i quali si sentono ben rappresentati dal direttore Claudio Cerasa.

Eppure Mainetti già a partire dagli anni Ottanta tutto è stato, tranne che un anonimo quisque de populo, bensì un protagonista seppur fuori dai riflettori, in quanto non attivo o semplicemente attento a muoversi con prudenza nei racconti delle relazioni tra politica e imprenditoria nei settori dell’immobiliare e dell’edilizia.

Si laurea nel 1973 in Scienze Politiche alla Sapienza di Roma, con un relatore di eccezione, cioè Aldo Moro che, probabilmente, ne connota anche il tratto identitario ed ideologico, visto che Moro è stato la punta di diamante della teoria (ma anche della pratica, una pratica che gli costò la vita) di una DC che avvertiva l’esigenza di dialogare con il PCI, fino ad arrivare a quel compromesso storico che attribuiva sostanza alla necessità, considerata come urgenza dallo statista pugliese e della parte della Balena bianca a lui vicina, di dare rappresentanza istituzionale ad un partito che riassumeva in sé il mandato elettorale di un terzo degli italiani, quando alla sua guida c’era Enrico Berlinguer.

Un’architettura da “Grossa coalizione” che non era a rischio a zero in tempo di Guerra Fredda, un mondo diviso a blocchi, visto che questa novità non era gradita agli americani.

Mainetti viene raccontato come un imprenditore serio e concreto. E questo tranquillizza, anzi, alimenta la fiducia dell’Università rispetto alla sospiratissima realizzazione. In effetti, non ci sono dichiarazioni ufficiali provenienti dai piani alti della Vanvitelli, ma filtra da quelle stanze dell’ottimismo.

Pare che il rettore Gianfranco Nicoletti si sia già confrontato con la governance di Tiberiade e ne abbia tratto segnali molto positivi.

La Vanvitelli, infatti, ritiene che i 38 milioni di euro, che con l’Iva diventano 42, erogati il larga parte dal governo, ma controllati sostanzialmente dalla Regione Campania attraverso la discriminante del Piano regionale di edilizia sanitaria, rappresentino una somma più che sufficiente per compensare quella lievitazione dei costi, frutto dell’anzianità di un progetto, redatto più di 20 anni fa e che si sviluppa in un quadro economico del tutto superato. In parte, a causa della modifica dei prezzi, comunque non eccessiva, visto che, fino all’esplosione della guerra in Ucraina, l’inflazione non è stata una tara del sistema nazionale, così come lo fu negli anni Settanta, Ottanta e in parte Novanta, ma soprattutto per la necessità di adeguare i contenuti progettuali a normative molto diverse da quelle dei primi anni del 2000 e divenute poi ancor più stringenti per effetto della pandemia.

Inutile dire che CasertaCe, così come ha sempre fatto in questi anni, continuerà a seguire le sorti di questo progetto che, con l’avvento del gruppo di Mainetti, sembra aver imboccato la strada giusta, tanto che all’interno della Vanvitelli è pronto a scommettere che tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 il Policlinico sarà una realtà e si potrà procedere anche al taglio del nastro.