E CHE PALLE! Si calmi, signora Pignetti. Nel nostro articolo stabilendo una relazione politica con l’esperienza ASI di Piero Cappello. Stefano Graziano la ispira. Comunque, se vuole, facciamo una videointervista in redazione o dove vuole

8 Novembre 2023 - 16:13

La presidente dell’ASI dice di non voler più tollerare quelle che definisce come nostre “condotte minatorie e diffamatorie”. Come se fino ad oggi, avendo speso 70/80 mila euro di fondi pubblici solo per querelare il sottoscritto – un caso unico al mondo – le avesse, bontà sua, querelate. Ci avete fatto caso che solo questo giornale non ha avuto la necessità di innalzare peana al nuovo procuratore di Napoli, Nicola Gratteri? Comunque, io e il mio giornale siamo pronti a fare un live alla presenza di testimoni e, perché no, di quegli antichi padrini che venivano utilizzati all’alba negli spiazzi in cui, cavallerescamente, si consumavano i duelli all’ultimo sangue

CASERTA (g.g.) – Signora Pignetti, intanto, buon pomeriggio.

Volentieri l’accontenterei. Ma se lo facessi andrei senza motivo a mutilare un articolo che, a mio avviso e fino a prova contraria, si sviluppa attraverso un percorso progettuale assolutamente logico (clicca e leggi).

La citazione del suo nome, o meglio, della funzione esercitata dalla signora Pignetti, non è collegata assolutamente allo status di imprenditore di San Cipriano arrestato stamattina, Tullio

Iorio, all’interno di questa indagine e, più in generale, nel contesto della sua attività economica.

Se si calma un attimo e tranquillizza per una volta i suoi bollenti spiriti, si accorgerà che la contestualizzazione avviene nel momento in cui andiamo a declinare, in rapidissima sintesi, il cursus honorum (o dishonorum, questione di punti di vista) dell’ingegnere Piero Cappello.

E non c’è alcun dubbio che il punto più alto e più importante dell’attività da lui svolta all’interno di istituzioni con caratterizzazione pubblica è segnata dagli anni in cui è stato presidente del consorzio Aree di Sviluppo Industriale della Provincia di Caserta.

A quella carica lui arrivò anche grazie agli appoggi di un Partito Democratico nato solo da qualche anno, ma soprattutto grazie al peso che suoi familiari, prima di tutto suo fratello Enzo Cappello, prima firma della politica matesina in quanto sindaco di Piedimonte Matese, esercitavano in quel PD e più in generale in un contesto territoriale in grado di influenzare i processi amministrativi nell’iintera Terra di Lavoro molto al di là dei suoi rapporti demografici con il resto della provincia, essendo stato il luogo in cui, per decenni, aveva dettato legge il patriarca Dante Cappello, zio di Piero e di Enzo che, da Piedimonte, assunse una centralità di una leadership tutta di matrice demitiana che gli consentì di sedere allo stesso tavolo degli altri capi della Balena Bianca, ovvero Santonastaso, Nicola Di Muro e Bosco, in una sorta di tetrarchia.

È chiaro che la relazione tra i Cappello e Stefano Graziano ha inciso ugualmente sulla tenuta di quel quadro politico di cui l’ingegnere Piero Cappello fu il fulcro e di cui l’allora sindaco di Marcianise, Filippo Fecondo, si configurò come contrappeso nelle dinamiche correntizie tra ex democristiani ed ex comunisti/diessini (che pensarono, sbagliando che il primo segretario provinciale Enzo Iodice appartenesse a loro, quando in realtà era la furba espressione proprio di Graziano) all’interno del PD, costituito da Walter Veltroni ad epilogo dell’assemblea del Lingotto, anno 2008.

Esiste, dunque, un trait d’union, tra l’esperienza di Cappello a capo dell’ASI e quella, signora Pignetti, alla guida dello stesso consorzio intercomunale.

Un link di carattere politico, probabilmente reso un pelo, ma proprio un pelo pelo, meno simmetrico dal rapporto che lei, signora, intrattiene da moltissimo tempo con Stefano Graziano e con la sua famiglia che, a nostro avviso, a mio avviso, sono stati determinanti nella sua ascesa alla carica che lei ricopre da nove anni a questa parte e che ancora oggi sono determinanti nel mantenimento della poltrona su cui lei, signora Pignetti, siede ora.

Curiosa, poi, la sua affermazione sul segno che, secondo lei, sarebbe stato da me e da noi passato da quelle definite come “condotte diffamatorie e minatorie” che sempre lei, signora Pignetti, non intenderebbe “più tollerare“.

E qui, mi consenta (avrebbe detto il cav), la devo correggere. Perché, a dirla tutta, ammesso e non consesso che le mie, quelle del giornale che dirigo siano “condotte diffamatorie e minatorie”, lei non le ha mai tollerate, mostrando quella che viene definita, con una metafora scherzosa, ma sicuramente efficace, una “miccia corta”, un’attitudine alla reazione reale, materiale che non poco è costata alle casse dell’ente pubblico – dunque, non poco è costata alle tasche degli imprenditori casertani e, in senso più lato, dei cittadini casertani – che lei presiede, visto che noi abbiamo contato fino 60 mila euro (poi ci siamo stancati) di incarichi deliberati dal suo Comitato Direttivo, formato dal signor Nicola Tamburrino da Villa Literno, in nome e per conto di Stefano Grazano, Gianni Comunale da Caserta, in nome e per conto di Carlo Marino, e Alessandro Rizzieri da Mondragone, in nome e per conto di Giovanni Zannini, per presentare inutili querele contro di me e contro CasertaCE, che sono andate a finire come sono andate ed è inutile tornarci su questo argomento su cui abbiamo profuso vagonate di spiegazioni illustrando forse un centinaio di volte ai nostri lettori la posizione del sottoscritto e del giornale.

Non è improbabile che per le querele di cui sopra siamo arrivati a 70-80 mila euro, chissà, anche di più, certo è che questi soldi hanno influito su quella spesa di 451 mila euro di incarichi legali esterni a fronte dell’esistenza di un ufficio legale interno all’ASI su cui i Revisori dei Conti hanno avuto qualcosa da dire ultimamente.

Dunque, non per polemica e neppure celia, ma semplicemente perché, al suo milionesimo post pubblicato su Facebook che, a quanto vedo, è attività, beata lei, che assorbe molto tempo della sue giornata, nonostante il delicato e gravoso compito istituzionale da assolvere, si afferma che la presidente ASI, la signora Pignetti, non ha più la volontà di tollerare.

E cos’altro mai potrebbe fare nei nostri confronti? Visto che ha presentato querele di ogni tipo, non solo per diffamazione, ma anche per il reato di minacce, avendo ascoltato, dopo due passaggi di de relato, un mio sfogo affidato al tempo, in modalità strettamente privata (campa cavallo con lui) al signor Giovanni Zannini, in cui, udite udite, mi permettevo di incazzarmi in quanto lei, il signor Rizzieri, emanazione dello stesso Zannini, e il resto Comitato affidavate incarichi esterni che coprivano lei, esentandole da tutte le spese, con le casse pubbliche per presentare querele a me che, al contrario, gli avvocati li ho dovuti e li devo arruolare e pagare di conto mio.

Per cui, se, come sostiene la signora Pignetti, lei non intende più tollerare le nostre “condotte minatorie e diffamatorie”, bisogna attendersi di tutto, avendo già la nostra percorso pienamente la strada giudizaria. Magari un ingresso con i carrarmati di Ferdinando Canciello per assediare la redazione di CasertaCe o altro ancora.

Si contenga, signora Pignetti, oppure, se vuole, come le scrivo da anni, facciamo un confronto pubblico, in piazza o raggiungendoci in redazione, per rispondere a domande vere, giusto per fare un esempio, come quelle che Lucia Annunziata formulava ai suoi ospiti nella trasmissione In mezz’ora, a volte provocando dei veri e propri travasi di bile, ma a cui pochi si sottraevano perché, se fossero usciti “vivi” da quel modo duro, forse anche fazioso, sicuramente aglosassone, cioè indipendente rispetto al potere della politica, avrebbero visto crescere realmente il proprio prestigio e la propria reputazione al cospetto dell’opinione pubblica.

Ripeto, dove lei ritiene, quando lei ritiene. Io faccio le domande e lei risponde. Se è certa di avere la ragione dalla sua parte rispetto a tutti i temi che CasertaCe ha sollevato in questi anni rispetto alla gestione dell’ASI, sicuramente non avrà nulla da temere.

Aspetto per una volta un post di autentica civiltà e di adesione franca, serena alla democrazia del confronto. Che non significa sputar sentenze o querele solo perché questo giornale e chi lo dirige ha “l’ardire” di citarla nei propri articoli, incrociando, successivamente e immancabilmente, le sue reazioni scomposte, meramente assertive, apodittiche, come se lei fosse un privato cittadino che vive gestendo i propri averi e viene disturbato a casa sua mentre fa le proprie cose che nulla hanno a che vedere con la gestione della res publica.

Si contenga, signora Pignetti, perché chi scrive è duro come un mulo. E la percezione diffusa rispetto agli articoli scritti da questo giornale, è nettamente differente di quanto non fosse fino a qualche anno fa.