Assolto nel processo per camorra, ora chiede di comprare una pistola. “No, ha collegamenti con il clan dei Casalesi”
8 Gennaio 2025 - 10:52
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CASERTA – Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania ha respinto il ricorso presentato contro il decreto del Prefetto di Caserta, emesso dal settore Polizia Amministrativa dell’ufficio territoriale del governo, che vietava ad un uomo di detenere armi, munizioni e materie esplodenti. La decisione dei giudici dà ragione e conferma il provvedimento degli uffici della prefettura, motivato dal collegamento del ricorrente con ambienti della criminalità organizzata.
Nel suo ricorso, l’interessato contestava il divieto, sottolineando che le condanne precedenti che giustificarono la misura erano state annullate in appello con assoluzione, poiché il fatto non sussisteva. Tuttavia, il TAR ha ritenuto che, anche in assenza di una condanna definitiva, la sua condotta passata e i suoi legami con il clan dei Casalesi giustificano la valutazione di inaffidabilità ai fini del porto d’armi.
La corte ha sottolineato che la legge prevede che l’autorizzazione al porto d’armi non è un diritto assoluto, ma è subordinata alla valutazione dei requisiti di affidabilità, che possono essere influenzati da circostanze personali anche non penali. In questo caso, il ricorrente era stato coinvolto in azioni di supporto a un esponente del clan camorristico, anche se non vi era stato un coinvolgimento diretto in atti violenti. La giurisprudenza, infatti, consente di valutare come ostativi al rilascio di licenze per il porto d’armi anche legami con organizzazioni criminali.
Viene poi richiamato il parere contrario all’accoglimento dell’istanza espresso dal Comando provinciale di Carabinieri di Caserta che, dai fatti accertati dal giudice penale, desume l’esistenza di “collegamenti
Il TAR ha inoltre condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali, fissate in 1.500 euro, a favore dell’Ufficio territoriale del Governo di Caserta.