LA DOMENICA DI DON GALEONE…

9 Febbraio 2025 - 07:30

La domenica “della vocazione come dono”. La liturgia della Parola di oggi ci invita a riflettere sulla chiamata di Dio. La pagina del Vangelo di Luca risulta composta da tre scene ben distinte: ✳︎ Gesù, che insegna dalla barca alle folle; ✳︎ il miracolo della pesca; ✳︎ la trasformazione: da pescatori di pesci a pescatori di uomini. Ogni vita è una vocazione, e ogni vocazione è legata ad una missione da compiere. L’Antico Testamento e il Nuovo Testamento sono pieni di chiamate di Dio, di riposte e rifiuti dell’uomo. La chiamata è una libera proposta di Dio fatta a un uomo libero. Ancora oggi Dio continua a chiamare.

Saremmo tentati di pensare alla bellezza della chiamata, ma Pietro si ricorda solo della confusione, della paura, dell’umiliazione, quando fu chiamato da Gesù. Prima d’incontrare Gesù, Pietro aveva una buona opinione di sé, faceva affidamento sulle sue abilità, ma la chiamata di Gesù ha distrutto il suo orgoglio. Gesù lo ha preparato alla dignità di capo della chiesa attraverso la rivelazione della sua debolezza: Pietro, così impetuoso, così sicuro di sé, così pronto all’iniziativa, ha supplicato Gesù di allontanarsi da lui, peccatore (Lc 5,8). Avrebbe certo avuto ancora bisogno di esperienze dolorose, di fallimenti, di tradimenti, prima d’imparare a fondo la lezione, prima di poter dire a Gesù: “Signore, tu sai tutto, tu sai che io ti amo!” (Gv 21,17).

“Prendi il largo e cala le reti!”. Un invito anzitutto all’ottimismo. Abbi fede, vola in alto, fidati di Dio, via ogni meschinità. “Prendi il largo!” verso le regioni sconosciute del tuo essere segreto. “Prendi il largo!”, abbandona la tua vita alla corrente della fede e le onde ti porteranno in mare aperto. Ma attenzione: “Cala le reti!”, cioè niente miracolismi; Dio non vuole fare tutto da solo; i pesci non sono caduti da soli nella rete, ma Pietro ha messo a disposizione la barca e tutto se stesso, ha chiesto aiuto ai compagni affinché la gioia non fosse di uno ma di molti.

C’era una volta un uomo triste; gli sembrava che la sua vita non valesse niente; era sposato e aveva dei figli; il giorno lavorava per mantenere la famiglia; quanto guadagnava era appena sufficiente; i figli crescevano, lui lavorava e si sentiva invecchiare; non c’era rimedio: finita una preoccupazione, ne cominciava un’altra. La sua vita gli sembrava proprio come una rete che ritornava su sempre vuota. Una notte non riusciva a prendere sonno per la disperazione, e dopo tanti anni aprì il Vangelo per caso: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola getterò le reti. E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci”. Gli sembrò di capire. Le reti sono vuote o piene se sono gettate o no nel nome di Dio. E per la prima volta provò una grande gioia. Quando poi lesse più avanti: “Non temere!” scoppiò in un pianto di gioia. Aveva capito che la vita ha valore solo se vissuta nella fiducia in Dio. Chi ha un “perché” nella vita, riesce a superare ogni “come” nella sua vita. BUONA VITA!