CASERTA. A Napoli la prima conferenza nazionale dei Comitati Vivibilità Cittadina: residenti dei centri storici esausti della malamovida. L’intervento di Rosi Di Costanzo
1 Aprile 2025 - 18:14

Caserta (pm) – Sabato scorso a Napoli, presso la biblioteca Alfredo De Marsico di Castel Capuano, si è svolto il primo convegno nazionale di quello che va sotto il nome di Comitato Vivibilità Cittadina, il quale raggruppa le associazioni che, in estrema sintesi, in ogni comune promuovono i diritti dei residenti contro la “gentrificazione” delle città e egli effetti perversi della movida. Dei privati – prima in pochi, poi diventati una forza – constatata l’inerzia statuale dinanzi a questi temi sfociati in una sostanziale anarchia, si sono fatti parte diligente unendosi. All’appuntamento sono intervenute rappresentanze provenienti da ogni regione e dalle città più importanti, da Roma a Cagliari, da Firenze a Catania, da Venezia a Modena.
Anche i lettori di Caserta e forse soprattutto i lettori di Caserta
Da anni il centro delle città è in preda, per chiamare le cose con il loro nome, alla vita notturna senza regole. Torme di giovani, ragazzi, adolescenti percorrono le strade ed i vicoli storici facendo caciara, attaccati a bottiglie di birra e di alcolici e trattenendosi davanti ai locali, tirando tardi e peregrinando tra bar, pub, gazebo variamente assortiti secondo una mappa delle tendenze di moda nota solo a loro.
Un carnevale perenne insomma, che ha ribaltato il proverbiale “semel in anno licet insanire” – “una volta all’anno è lecito uscire da se stessi” – in un “semper in anno licet insanire” – ” è lecito impazzire in qualsiasi periodo dell’anno”. Difatti il corredo di questo rito collettivo ultrapagano del benessere, dell’opulenza, dell’abbondanza, che non tollera confini e limiti è la musica assordante per le strade, è l’ubriachezza deliberata, il consumo di stupefacenti leggeri e pesanti, per quanto possa avere senso una tale distinzione. E’ l’aggressività e la violenza che si scatenano in risse e fatti di sangue.
Un vero e propria giostra, una baraonda sociale, che con i suoi luccichii apparenti ed i suoi effetti smemoranti suscita un’imitazione irrazionale specie nei più giovani protagonisti, ancora immaturi, come dimostra il loro livello di età che si è enormemente abbassato nel tempo.
Ebbene, il fenomeno, a valanga negli anni, per l’incapacità della classe politica, la quale non ha trovato di meglio che blandire elettoralisticamente tutto questo mondo di esercenti e giovanile – inventandosi un inesistente diritto (sic!) alla movida dei giovani, al divertimento, alla notte (se ne sono sentite di tutti i colori) contro una immaginaria repressione passatista – e per la grave inadeguatezza del sistema di vigilanza amministrativo e di polizia, è uscito completamente fuori controllo. Tanto che molti non avvertono nemmeno più l’aberrazione dell’idea di potersi e volersi divertire a discapito degli altri.
E’ cronaca settimanale italiana che gli abitanti di interi quartieri sono privati del sonno, del riposo per il chiasso fragoroso che avviene in strada sino a giorno, per il volume insopportabile delle musiche diffuse. E sono di fatto segregati non riuscendo, per la calca di gente che si determina, ad entrare od uscire di casa, fosse anche per un caso di emergenza. Le aggressioni subite dai residenti che provavano a farsi strada, tra la folla, in macchina – tempestate di bottigliate, calci e pugni – non si contano.
Le rade e fiacche reazioni dell’ordinamento, come quella dei giudici di Torino che hanno condannato con una cifra pesante il comune per non aver impedito gli abusi della movida o quella dei giudici di Napoli per il quartiere Bellini, non cambiano la situazione.

Allo stato attuale, la normativa che regola il settore è assolutamente incapace, per la sua inconcludenza ed ineffettività, di ripristinare un minimo di normalità. A ciò si devono aggiungere i limiti, reali e supposti, propri degli apparati di controllo. I supposti sono i perenni deficit di organico delle forze di polizia municipali e della sicurezza pubblica che si adducono e la rigidità contrattuale dei loro turni di servizio che non ne permettono l’impiego di notte, quando sarebbe indispensabile.
I reali sono quelli di una legislazione preventiva e repressiva improntata a lassismo totale. Insieme a quelli degli operatori di polizia da tempo intimoriti, scoraggiati nei loro interventi per le reazioni di tutti i tipi, a cominciare dalla gogna mediatica e dei social, a cui subito vengono esposti in qualunque modo agiscano. All’azione, perciò, preferiscono far finta di non vedere. Né le loro gerarchie, benché consce di questo circolo vizioso, pensano a tutelarli, tanto che la sospensione cautelare dal servizio è la norma non appena iniziano le polemiche sul loro operato.
Tutto questo avviene naturalmente anche a Caserta, con l’aggravante che persino l’ultimo, recente rimaneggiamento del regolamento degli orari dei locali e sulla diffusione musicale ha preferito l’ambiguità alla reale ed effettiva necessità.
Non a caso, da qualche tempo, i residenti del centro storico che più soffrono dell’anarchia di questo tipo di movida stanno praticando una sorta di autodifesa. Constatato che la forza pubblica o non interviene o interviene a “babbo morto”, ha iniziato a lanciare secchi d’acqua od oggetti contro i gaudenti che urlano e gridano come se fosse pieno giorno e chi se ne frega per chi non riesce a dormire.
E’ vero che, in teoria, non si fa. Ma il diritto naturale ed individuale alla legittima difesa, delegato da ognuno allo Stato, non si riespande al privato quando lo Stato non soccorre nel momento del bisogno? Vallo a capire e per questo ci sono fior fiori di penalisti, di filosofi del diritto. Ma forse chi non riesce a prendere sonno per il capriccio altrui, gradirebbe, oltre al dire, il fare.

Com’è noto, la presidente del Comitato Cittadino Vivibilità di Caserta è la determinata (per fortuna, in una città abituata alla chiacchiera inconcludente) e capace Rosi Di Costanzo, che non a caso abbiamo il piacere di ospitare con le sue osservazioni sempre puntuali e condivisibili e le sue iniziative volte a smuovere gli uffici comunali sempre refrattari ad intervenire e ad incentivare la collaborazione degli esercenti più responsabili.

La quale, ovviamente, è intervenuta al convegno di Napoli, dove ha introdotto, oltre a questi argomenti che abbiamo sunteggiato, anche un altro collaterale e di estrema importanza (IN CALCE, IN ESTRATTO,IL VIDEO DELLA SUA INTERVISTA ALLA TESTATA ANTEPRIMA24.IT). Ha osservato come anni di colpevole tolleranza, di accondiscendenza verso questo grave fenomeno della movida scombinata, scombussolata, stiano nuocendo alla crescita delle generazioni più giovani, indotti a credere che tutto ciò a cui assistono sia nella normalità dei rapporti sociali. Una malaeducazione a cui persino i famigliari non sanno e non riescono ad opporsi. Ed è in questo contesto così contaminato che è nato e si è sviluppato il fenomeno delle baby-gang e delle bande dei “maranza”, specie a base etnica, rappresentata dai minori stranieri non accompagnati che si danno alle scorribande notturne perché privi di sostanziale controllo da parte delle strutture pubbliche in cui sono accolti.
I convegnisti – tra i quali docenti, medici e giuristi, a sottolineare le molteplici sfaccettatura della tematica – a conclusione dei loro lavori si sono dati appuntamento a Roma il prossimo ottobre per il loro secondo incontro.