Problemi di droga e lavoro perso. Torna in carcere 49enne della famiglia vicina ai Bidognetti

16 Maggio 2025 - 16:06

CASTEL VOLTURNO – Giuseppe Spenuso, 49enne di Napoli, ha visto sospesa la misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale a causa delle ripetute violazioni delle prescrizioni imposte dal tribunale. Lo ha deciso il Magistrato di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, che ha disposto il suo rientro in carcere per scontare la pena residua di 3 anni, 2 mesi e 18 giorni di reclusione.

Si tratta di un membro della storica famiglia castellana, di cui diversi componenti sono stati legati alla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi, egemone sul litorale.

Spenuso, da qualche ora difeso dall’avvocato Achille D’Angerio, era stato condannato nel 2016 dalla Corte d’Appello di Bologna per un’attività di spaccio fuori regione, nella dotta

Bologna, con una sentenza poi divenuta definitiva nel 2023. Nel giugno dello stesso anno, il Tribunale di Sorveglianza di Napoli gli aveva concesso l’affidamento in prova, a patto che rispettasse una serie di condizioni: mantenere un lavoro stabile, cessato il 31 dicembre 2024 senza giustificazioni chiare; frequentare il SERD di Capua per un programma di disintossicazione da droghe e alcol; collaborare con l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE) di Caserta.

Tuttavia, Spenuso non ha rispettato gli impegni. Ha saltato gli appuntamenti al SERD, presentandosi solo quattro volte tra maggio e giugno 2024, risultando sempre positivo a cocaina, THC e alcol; dal 7 giugno 2024 ha smesso completamente di frequentare il centro.

Il Magistrato di Sorveglianza ha ritenuto che Spenuso non si sia impegnato nel percorso di reinserimento e che, con le sue scelte, abbia compromesso la misura alternativa, motivo per cui ha disposto la sospensione immediata dell’affidamento in prova e ordinato il suo rientro in carcere.

Gli atti sono stati trasmessi al Tribunale di Sorveglianza di Napoli, che dovrà valutare se revocare definitivamente la misura o concedere un’ultima possibilità. Intanto, Spenuso è stato riaccompagnato in carcere, mentre le forze dell’ordine continuano a monitorare la situazione. Un caso che riaccende il dibattito sull’efficacia delle misure alternative quando manca la collaborazione del condannato.