REGGIA Secondo la direzione museale, i lecci dei filari della via dell’Acqua sarebbero ammalati all’85% e da rinnovare integralmente. Altri studi indipendenti dicono tutt’altro. Urge chiarezza prima di abbattere anche un solo albero

8 Novembre 2025 - 17:07

Caserta (pm) – E’ dal 2023 almeno che divampa la polemica sulla decisione della DG della Reggia, Tiziana Maffei, di procedere all’abbattimento di 750 lecci della via dell’acqua del parco reale poiché ritenuti incurabilmente ammalati.  Risoluzione, questa, adottata all’esito di un apposito studio commissionato dagli uffici museali ad un gruppo di consulenti esterni. La direzione del monumento, per vincere la forte opposizione che subito si determinò contro tale ipotesi ed espressa da numerose e qualificate associazioni verdi ed ambientaliste del territorio, organizzò in quel luglio persino un vasto convegno, di pretesa obiettività scientifica, che concluse per la necessità dell’intervento. E forse non poteva finire che così, ma che tuttavia non riuscì a persuadere  le non poche  voci dissenzienti e contrarie.

Grazie a queste, che nel frattempo si facevano promotrici di studi autonomi che giungevano a conclusioni ben diverse ed a cui brevemente accenneremo, l’idea veniva apparentemente sopita. Ma non per essere rivalutata, come si capisce ora, ma per farla avanzare senza clamore e porre davanti al fatto compiuto del dossier definitivamente istruito per passare alla fase operativa.

Difatti, le voci che gli interventi di abbattimento siano imminenti si fanno sempre più insistenti. E la polemica si fa incandescente.

E non di poco conto, ai fini di una valutazione globale della vicenda, è il fatto che tali studi indipendenti, per quanto autorevoli e fondati, hanno subito una sostanziale censura da parte della informazione prevalente, in una provincia che dà notizia anche del morso di un cane.

Per fortuna, rispetto a questa anomala disattenzione, essi sono stati fatti oggetto di una campagna di informazione e divulgazione di cui si è fatto carico il seguitissimo sito facebook Reggiando… e dintorni reali  di Nando Astarita. A seguito della quale si sono registrate anche alcune interrogazioni parlamentari di  esponenti politici della circoscrizione elettorale casertana.

Quanto agli studi autonomi di cui dicevamo, mette conto parlare innanzitutto di quello effettuato da Benecom

– Consorzio universitario per la ricerca – presieduto dal prof. Carmine Gambardella, cattedra UNESCO, effettuato con mezzo aereo dotato di sofisticate apparecchiature elettroniche e scientifiche da cui è emerso che il 6,9% dei lecci valutati presenta un elevato grado di stress (per cui, soggetti da abbattere), il 15,3% è in buona salute, il 77,8% e in ottima salute.

IL FRONTESPIZIO DELLO STUDIO BENECON SUI FILARI DI LECCI

E di quello effettuato da tecnici agronomi e forestali di associazioni ambientaliste casertane attraverso una ricognizione sul campo in più fasi e autorizzata dalla stessa direzione museale, che con verifiche a terra ed osservazioni anche strumentali pianta per pianta ha dato il risultato che i lecci irreversibilmente malati e quindi da battere non superano la percentuale del 10%.

Tali dati e valori di fonte indipendente sono rilevanti perché in forte opposizione rispetto a quelli che sostanziano la decisione della Reggia e che indicano una percentuale di lecci ammalorati e da rimuovere dell’85%.

Come si vede, emerge, alla luce di queste vere e proprie controperizie, una macroscopica differenza tra la condizione generale di salute dei lecci accertata da esse con quella risultante agli uffici della Reggia che mette quindi in discussione il presupposto stesso di tutto il progetto.

Ora, se l’operazione di disboscamento che si prepara andasse in porto, la conseguenza per l’assetto dei filari sarebbe esiziale, ripercuotendosi sul disegno architettonico e scenografico vanvitelliano ed alterando l’equilibrata e suggestiva visuale del luogo. Non a caso la Soprintendenza per i beni culturali di Caserta, nel formulare le proprie osservazioni sull’ipotizzato  intervento, ha messo in guardia dal rischio della “perdita dei valori storici e paesaggistici che costituiscono testimonianza dell’arte del verde storico, nonché il completo sconvolgimento dell’armonia vanvitelliana”.

Se le cose stanno così – e così stanno, perché non ci piace certo chiacchierare a vanvera – prima di toccare anche un solo albero, la direzione del museo spieghi come stanno le cose e controdeduca nel merito vero alle perizie  che attestano – non ci sembra avventatamente – una realtà, circa la condizione dei lecci, opposta a quella da essa sostenuta. E senza rifugiarsi nella carte, scartoffie e bolli altrui. Perché alle carte, come si risà, si può far dire tutto ed il contrario di tutto.

SCHEDE GRAFICHE ESTRAPOLATE DALLO STUDIO BENECON