I cittadini di MARCIANISE devono ripianar debiti da 5 milioni di euro al Consorzio Idrico per consentire a quelli del Cda di intascare 426mila all’anno
24 Dicembre 2018 - 16:30
MARCIANISE – Per una volta, un documento politico svolge una funzione utile per noi di Casertace.
La mozione firmata dai consiglieri comunali di opposizione di Marcianise ci risparmia lo strazio di dovervi raccontare, per l’ennesima volta, cosa sia il Consorzio Idrico di Caserta, quale sia il suo ruolo vorace e sfrontato di distruttore di pubbliche risorse, di agenzia generale dello spreco che divora decine di milioni di euro per garantirsi il mantenimento di una struttura clientelare a favore di quei politici che gli permettono di star lì e che hanno bisogno di alzare la mangiatoia a chi li dovrà votare e far votare in futuro.
La ricostruzione dello stato dei fatti del Consorzio Idrico realizzata da Dario Abbate, Pasquale Salzillo, Giuseppe Moretta, Paola Foglia, Domenico Amarando e Giuseppe Bucci è tecnicamente ineccepibile, perché fotografa la realtà prima di valutarla e di commentarla.
Ci racconta che per l’anno 2019 e per il 2020 i soldi assegnati al presidente, ai consiglieri di amministrazione e alle altre cariche apicali “passeranno (scandalosamente) nel 2018 ad € 340.000, nel 2019 ad € 380.800 e nel 2020 a € 426.496 in evidente violazione delle attuali disposizioni di legge che impongono una drastica riduzione dei compensi degli amministratori delle società pubbliche, specie di quelle che conseguono risultati di gestione negativi e di quelle indebitate (cfr. Decreto Legislativo n. 175/2016 recante “Testo Unico in materia di società partecipate dalla pubblica amministrazione”), e che i compensi per i Revisori dei Conti passeranno dagli 85.000 € per l’anno 2019, a 95.200 € per l’anno 2019 e a € 106.624,00 per l’anno 2020;
Cifre pazzesche.
Tutto questo in un ente che ha accumulato centinaia di milioni di euro di debiti, che tradisce da anni la sua mission e che, “giustamente”, viene sostenuto dal paladino della legalità, da monsieur finesse (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO) Antonello Velardi.
Tra le altre cose, la mozione pone una questione tutta giuridica la quale dimostra, per l’ennesima volta, che questo sindaco ha voluto coscientemente che il consiglio comunale non valesse un tubo, perché la legge prevede una costante attività di controllo e anche di predisposizione del consiglio comunale sulle forme e sulle modalità di partecipazione a questi enti di sottogoverno.
Un per tutti: il consiglio comunale è stato esautorato totalmente dalla nomina del rappresentante all’interno del consiglio di amministrazione.
Pietro Crispino rappresentò un editto che Velardi fece passare, se non ricordiamo male, solo per la giunta-fantoccio che lo sostiene, allo scopo di compensare un poco di istanze di alcuni di quei consiglieri, da cui gemmò questo Crispino, che avrebbero potuto mandarlo a casa e che determinarono le sue false dimissioni.
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