MARCIANISE. Velardi e Onofrio, due fuoriclasse: permesso e giornata pagata anche durante le ore dello sciopero de Il Mattino

16 Aprile 2019 - 15:39

MARCIANISE (g.g.) – Il 19 giugno dell’anno scorso, i giornalisti de Il Mattino hanno scioperato per protestare contro la decisione, assunta dall’editore, di trasferire il giornale dalla storica sede di via Chiatamone, che il buon Caltagirone vuol far finalmente rendere, affrancandola dalla ormai devastante utilizzazione anti-economica, da parte di un quotidiano in continua e irreversibile picchiata di vendite. Quel giorno, l’ottimo segretario comunale di Marcianise, Onofrio Tartaglione, oltre a scordarsi (come sempre) di scrivere nel verbale di giunta l’orario di conclusione della riunione, ha attestato l’impegno del sindaco Antonello Velardi all’interno del comune di Marcianise.

Non è che i cittadini se ne siano accorti granché di questa presenza decisiva. O meglio, se li sono “i…..ti con la vasellina” ormai consumata a tonnellate, come se li “i…..no” ormai da anni, evidentemente con reciproca soddisfazione perché a Velardi e al segretario piace l’attività e i marcianisani hanno scoperto improvvisamente un estro di passività che li gratifica.

Quel giorno, dunque, per i motivi che abbiamo illustrato ieri (link), riassumendo le linee principali del ricorso alla Corte dei Conti presentato dagli 8 consiglieri comunali: Dario Abbate, Domenico Amarando, Pasquale Guerriero, Pasquale Salzillo, Pino Moretta, Giovan Battista Vallosco, Paola Foglia e Giuseppe Bucci, i marcianisani hanno “pagato la giornata”, e che giornata (ogni mese spediscono a Il Mattino una media di 8 mila euro, cioè quasi 100 mila euro in un anno), al sindaco Velardi, il quale becca metà dell’indennità, circa 1.600 forse 1.700 euro, più tutto lo stipendio, pagatogli sistematicamente dai cittadini, vista la miriade di permessi segnati, da capo redattore centrale del giornale napoletano che gli corrisponde uno stipendio lordo superiore ai 14 mila euro mensili.

Ora, uno potrebbe pensare che nel giorno dello sciopero il capo redattore centrale, essendo un dirigente, abbia deciso di essere aziendalista. D’altronde, con un Caltagirone che gli consente di fare ciò che gli pare, non può che esserlo. Però un aziendalista, avendo chiaramente compreso l’aria che tirava il 19 giugno, nel primo giorno dello sciopero proclamato con una modalità particolare, cioè lasciando desk e scrivanie a giornale già parzialmente realizzato, “si mette” in redazione come un carabiniere per cercare di limitare i danni arrecati al suo amico editore, il finissimo e cordialissimo Caltagirone. Magari cercando di migliorare il più possibile quella edizione piantata in asso, come Teseo piantò Arianna, a metà del lavoro.

No, Velardi ha preso il permesso e si è fatto pagare anche il giorno dello sciopero. E’ come se fosse andato a lavorare in redazione ma in realtà non è andato perché, dicono lui e il segretario, ha dedicato i suoi estri alla causa marcianisana.

Non andiamo a scomodare la categoria dei crumiri anche perché un illuminista come il sindaco di Marcianise, che si pone in mezzo al pensiero di Rosseau e di Voltaire, non può incrociare un tipo di azione e di comportamento così vituperati, altrimenti che figura ci farebbe con i suoi amici della Federazione nazionale della Stampa? Perchè è probabile, molto probabile, che il giorno 19 giugno, quello dello sciopero improvviso (il 20 poi fu giornata di astensione, diciamo così, ordinaria) i giornalisti non abbiano avuto neppure la mezza giornata da Caltagirone, mentre a lui, i cittadini di Marcianise hanno riservato il solito trattamento, che solo un principe oppure un satrapo pretende di avere.

Vabbè, facciamoci una risata che altrimenti dobbiamo cominciare a scrivere cose spiacevoli sulla nostra categoria e perdiamo altro tempo inutilmente.

L’ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI