CAMORRA & LOCULI. La lite tra due commercianti il punto di partenza per gli arresti. Il boss, la bomba e il sindaco “traditore”

17 Gennaio 2023 - 10:47

L’indagine è partita formalmente tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, ad opera del pubblico ministero della Dda Landolfi, sviluppatasi attraverso il lavoro compiuto dalla guardia di finanza. Nella prima intercettazione in cui viene captato il ras Domenico Nuzzo, ancora latitante, emerge anche un episodio che ha colpito l’imprenditore Domenico Pascarella

SANTA MARIA A VICO – È interessante conoscere il primo passo, la genesi di un’inchiesta.

È interessante perché aiuta meglio a capire come gli investigatori, in questo caso la guardia di finanza, si sia mossa per arrivare poi alle richieste di arresto presentate dalla procura inquirente, in questo caso la Dda di Napoli; ancor più interessante se si pensa che a finire in carcere è stato il vicepresidente della provincia di Caserta, numero due di un ente che, seppur non coinvolto direttamente nelle indagini, è attraversato da una forte influenza politica nelle scelte economiche e di nomine dei suoi rappresentanti.

Chiaramente, parliamo dell’inchiesta che ha portato pochi giorni fa all’arresto di sei persone, ritenute colpevoli della creazione di un mercato criminale dei loculi cimiteriali di Santa Maria a Vico.

Ricordiamo che, al momento, Domenico Nuzzo, 50enne, capo del clan locale egemone dei Massaro, resta ancora latitante. Arrestati e tradotti in carcere, invece, il consigliere comunale e vicepresidente della provincia Pasquale

Crisci, 46 anni, Carmine Liparulo, 48 anni, Giovanni Papa, 58 anni, dipendente comunale ha detto al cimitero, l’imprenditore quarantaduenne Giuseppe Pascarella e l’ex consigliere comunale di Reggio Emilia, ma originario della Valle di Suessola, il 54enne Carmine De Lucia.

Dicevamo, la genesi di questa inchiesta parte nel dicembre 2018. Sembra qualcosa di banale, una lite tra due imprenditori di Santa Maria a Vico, dove uno di questi denuncia il suo collega di concorrenza sleale e violenza.

Recapitata la denuncia, la Guardia di finanza inizia ad indagare sul soggetto e scopre che questi ha rapporti con diversi pregiudicati, ma soprattutto come il citato boss Domenico Nuzzo Mimmariello.

Nelle prime intercettazioni in cui parla Mimmariello, captato dalle forze dell’ordine, c’è anche un riferimento ad un fatto doloso molto grave, ovvero l’esplosione di una bomba all’ingresso di un palazzo della Nazionale Appia, a Santa Maria a Vico.

Si tratta di un edificio acquistato tramite asta giudiziaria ristrutturato dall’imprenditore di Maddaloni, Salvatore Pascarella.

Al meeting a cui partecipa anche un dipendente comunale non indagato, Nuzzo si lamenta del fatto che il sindaco di Santa Maria a Vico al momento del’esplosione della bomba – nel gennaio 2019 – ovvero il primo cittadino Andrea Pirozzi, attualmente in carica, sarebbe uno che fa “bordello” quando avvengono casi simili.

Un imprenditore che ospita l’incontro e non indagato anch’egli, si lamenta addirittura di un presunto quanto non precisato tradimento di Pirozzi, ma dalla frase captata dalla guardia di finanza non è chiarissimo questo riferimento.