CAMORRA & SPIONI. Una talpa ha avvertito il clan dei casalesi sulle telecamere spia vicino al negozio del boss? Secondo la Dda è possibile

3 Gennaio 2023 - 21:32

Nello stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo oggi in calce completiamo affrontando la parte più importante, la questione di una indagine, in parte danneggiata dal fatto che Giuseppe Granata, già uomo del boss proprietario del ristorante “La Contessa”, scoprì queste telecamere ma probabilmente fu lui che venne anche a sapere che non le avevano messe i carabinieri di Casal di Principe. Di qui l’ipotesi dei magistrati antimafia

CASAL DI PRINCIPE (g.g) Nella trattazione dell’ordinanza impregnata sulla figura di Giuseppe Della Corte, scalpitante esponente del clan dei casalesi, che era riuscito a radunare attorno a se un gruppetto di adepti pronti a sviluppare l’attività criminale storica delle estorsioni abbiamo incrociato già notizie relative all’utilizzo, da parte degli inquirenti, di telecamere posizionate in modo da inquadrare l’ingresso del negozio commerciale di Giuseppe Della Corte, intestato formalmente alla moglie Agnese Diana e fino a qualche tempo fa aperto in via Isonzo in quel di Casal di Principe. Questo argomento però non si può chiudere sottovalutando un retroscena che emerge dalle intercettazioni, in un breve stralcio che pubblichiamo integralmente in calce all’articolo: a scoprire nel maggio del 2020 le telecamere-spia fu Giuseppe Granata, un altro camorrista esperto, uno che arrivava da lontano e che per molto tempo era stato esclusivamente al servizio del noto Salvatore Sestile, titolare del mega ristorante per cerimonie e in parte anche albergo” La Contessa” di Giugliano, considerato a tutti gli effetti un boss e allo stato civile suocero di Antonio Schiavone, fratello di Francesco Schiavone Sandokan.

Granata informa, dunque, Della Corte sull’esistenza delle due telecamere. Su questo non c’è alcun dubbio perchè emerge chiaramente dai testi trascritti delle intercettazioni. Ma la dinamica di questi accertamenti consente alla Dda di trasfondere nella richiesta inoltrata al gip delle valutazioni, non irrilevanti, che il giudice ritiene evidentemente significative: “Effettivamente due telecamere erano state installate nel febbraio del 2020 in via Isonzo e in via De Gasperi, ma erano occultate all’interno di cassette di derivazione dell’energia elettrica e quindi si ipotizza che Granata abbia ricevuto una informazione da terzi che gli hanno anche precisato che le indagini non erano dei carabinieri di Casale.” Naturalmente in conseguenza di ciò Granata incomincia ad avvertire i suoi maggiori riferimenti di non recarsi nè a casa nè al negozio di Della Corte me di organizzare appuntamenti al bar.