CAPUA. Assolto il vigile urbano denunciato dal Comandante Ventriglia. Signora D’Amico, noi vogliamo combattere con lei ma se continua a scrivere stupidaggini su Fb, poi non si lamenti se i soliti imbecilli parlano del Gilda o delle amicizie troppo strette

4 Dicembre 2023 - 10:40

Andiamo per ordine: all’inizio dell’articolo pubblichiamo la risposta a uno dei post di commento alla notizia dell’assoluzione da lei inutilmente cancellato visto che è diventato dopo un minuto un vero e proprio cult. Successivamente ragioniamo un attimo in maniera costruttiva con questa irrefrenabile e simpatica leonessa da tastiera

CAPUA(g.g.) Il punto più interessante della sentenza con cui il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sezione presieduta dal giudice Antonio Riccio ha assolto il vigile urbano in servizio nel comando di Capua, Cesare Peonia, è costituito dalla sua motivazione per come questa è stata per il momento dedotta dal difensore di Peonia. Se assoluzione è stata, dunque, è perché evidentemente il giudice ha riconosciuto l’esistenza di norme e di regolamenti che forniscono alla funzione esplicitata da un vigile urbano discrezionalità del singolo vigile, in quanto l’erogazione, l’elevazione di una contravvenzione stradale non rientra tra gli “atti indilazionabili” , così come questi sono disciplinati dall’articolo 328 del codice penale, che prevede e delimita il perimetro del reato di omissione di atti d’ufficio.

Siccome questo processo è nato dalla decisione del Comandante dei vigili urbani di Capua, nonché dirigente dello stesso Comune anche in settori diversi da quello riguardante la pubblica sicurezza cittadina, com’è ad esempio, in tutta evidenza, quello relativo ai rifiuti, all’igiene urbana e all’ambiente, governato in team con l’assessora Rosaria Nocerino, il marcianisano ormai trapiantatissimo a Capua Carlo

Ventriglia.

Come nostro commento alla sentenza, riteniamo di poter affermare che il giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere abbia assolto Peonia in quanto, nel momento in cui un comandante parla ad un suo sottoposto in grado, può ben orientarlo verso l’applicazione di un’ attività più severa nei confronti di chi infrange le norme del codice della strada. E può farlo anche solo relativamente ad una zona della città. Ma non può incidere sul fatto specifico, sulla singola infrazioni e o su un gruppo di infrazioni intese come somma di fatti individuali, di inosservanze singole constatate oppure non constatate proprio in base all’utilizzo di quella facoltà discrezionale che si attiva in base all’esistenza di variabili, di circostanze che possono rendere non constatabile quello che al contrario può apparire in un primo tempo evidente e dunque, meritevole, di un intervento sanzionatorio. In poche parole, se Carlo Ventriglia si trova sul posto lui in carne ed ossa può elevare una contravvenzione, mentre Cesare Peonia può decidere proprio in forza di quella valutazione discrezionale non appartenente al novero degli atti indilazionabili ai sensi dell’articolo 328 c. p. di non elevare un verbale per infrazione alle norme del codice della strada per il caso specifico su cui Carlo Ventriglia decide invece di intervenire in senso contrario.

Dunque è il vigile urbano che si trova sul posto a verificare se esistono le condizioni che rendono inevitabile il suo intervento sanzionatorio. Si possono, infatti, come già detto, ma è un concetto che vogliamo ulteriormente specificare proprio per meglio spiegare la sentenza del giudice Riccio, registrare delle variabili, delle situazioni che non rendono equa, giusta e obbligatoria l’elevazione di una contravvenzione.

E se il comandante può ritenere l’opera di questo vigile urbano non aderente in linea generale alle sue direttive, decidendo in questo modo di modificare la sua mansione, il suo impiego specifico, il comandante, di converso, non può affermare che nel momento in cui il suo vigile ha deciso di non comminare una, due, tre o cinque contravvenzioni lui ha commesso reato di omissione di atti d’ufficio, meritando addirittura un’ informativa che Carlo Ventriglia, nella circostanza specifica, ha redatto svolgendo le funzioni di polizia giudiziaria.

Noi non sappiamo se questo atto molto grave di Ventriglia abbia rappresentato il culmine di una serie di richiami, ammonizioni o provvedimenti amministrativi da lui assunti nei confronti di Cesare Peonia, richiami e provvedimenti i quali, ben inteso, non sarebbero a loro volta sentenze della Corte di Cassazione, in quanto impugnabili in sede giurisdizionale amministrativa.

Non conoscendo noi queste circostanze specifiche, non ci avventuriamo in ulteriori valutazioni. Se poi a Capua il comandante Carlo Ventriglia oppure il vigile urbano Cesare Peonia intendono farcelo sapere, CasertaCe che in fatto di procedura penale e di diritto processuale amministrativo qualcosa ne sa, e anche più di qualcosa, sarebbe lieto fornire il proprio contributo di cognizione ed eventualmente di confronto con le parti in causa.

… E Miriam D’Amico si riprende la scena

Detto questo e data la notizia dell’assoluzione piena di Cesare Peonia, come capita spesso ultimamente, tutto ciò che ha a che vedere con l’attività dei vigili urbani di Capua produce sempre uno strascico anomalo, irrituale. E a noi fa anche piacere perché scriviamo cose interessanti, che stuzzicano, perché abitano un ampio settore, una ampia area di trattazione che divide il gossip dall’istituzione.

Ora, però, dopo aver formulato un sentito ringraziamento alla signora Miriam D’Amico, per gli amici Miry che da un po’ di mesi indossa l’autorevole divisa di vigile urbano, prima a Villa Literno e poi a Capua, per la sua capacità di spargere sale e pepe su queste dispute dobbiamo anche affermare che, come le diceva al tempo il comandante dei vigili urbani di Villa Literno, sul quale oggi la D’Amico non esterna pensieri carinissimi, non è che un casco bianco, cioè il componente di un corpo che se non è militare, ha comunque la struttura di un’ organizzazione di tipo militare, ma è comunque di pubblica sicurezza, altrimenti che ci starebbero a fare i gradi, possa parlare liberamente di cose riguardanti gli aspetti intranei al lavoro che svolge.

Ben inteso quando affermiamo che non possa parlare liberamente, non vuol dire che ciò va evitato per divieto assoluto e non vogliamo affermare che, in caso contrario, si finisce davanti alla Corte Marziale. Per carità in una democrazia si può, in astratto, parlare di tutto e, in concreto, di quasi tutto. Ma qual è (vede signora D’Amico quanto riguardo abbiamo per lei, dedicandole una trattazione in punto di diritto), l’elemento che riduce, almeno in minima parte, la possibilità di un militare o di un componente di un corpo di polizia adibito alla pubblica sicurezza o, ancor di più, adibito a compiti di polizia giudiziaria di poter esternare su cose relative al lavoro che svolge? Crediamo che lei, signora D’Amico, abbia ancora un ricordo molto nitido del giuramento che ha fatto quando ha indossato per la prima volta la divisa, crediamo che ricordi bene la formula su cui ha giurato. La democrazia è tale prima di tutto perché ognuno è libero di esprimere la propria opinione, quando questa non intacchi le libertà, allo stesso modo costituzionalmente riconosciute a specchio, di ogni altro cittadino ma la democrazia è tale anche perché esistono alcuni settori della pubblica amministrazione, quelle costituite dalle forze di polizia carabinieri, guardia di finanza, polizia di stato, esercito, marina, aeronautica e, per l’appunto anche i vigili urbani, i quali, dovendo operare per il bene comune devono sempre dare l’idea a ogni cittadino di essere super partes di avere un atteggiamento sobrio, silenzioso e concentrato sui contenuti del servizio svolto.

Dunque se la democrazia è fondata sulle libertà, la democrazia esiste e viene tutelata se chi opera in nome e per conto dello Stato in maniera diretta o indiretta, la difende, la tutela, la serve così come lei, signora D’Amico, ha detto nel momento in cui ha pronunciato il suo giuramento di fedeltà alla Repubblica Italina. Se uno esterna a piacimento su quello che c’è dentro a questo servizio i cui contenuti vanno tenuti riservati proprio nell’interesse collettivo, può creare una distorsione in grado di far apparire partigiano il corpo di polizia in cui opera. Partigiano e dunque promotore e assertore di una tesi, di un’idea che magari sono le più sacrosante del mondo ma sempre idee e tesi sono e per queste accolgono la condivisione di molti e la non condivisione di altri. Ma questo è mestiere dei politici, è mestiere di altre categorie, è mestiere degli imprenditori privati. Il diritto è meno cogente in settori della pubblica amministrazione di tipo civile. Ma se uno porta una divisa addosso e ha in mano delle manette, una pistola, una borsa con il blocchetto dei verbali devi parlare con i suoi atti che poi è chiamato a giustificare con chi di dovere se e quando il cittadino che li ha subiti deciderà di impugnarli.

Verrebbe da dire, parafrasando uno dei film storici relativi al sistema delle libertà americane, ai pesi e ai suoi contrappesi, “è la democrazia baby e non puoi farci nulla”

Se, invece, la signora D’Amico continua a esternare alla maniera con cui ha fatto anche 24 ore fa rispondendo a quelli che commentavano la sentenza di assoluzione del vigile urbano Cesare Peonia e a chi riteneva, non senza ragione, che questa, almeno per quanto riguarda il primo grado, dava pesantemente torto all’iniziativa e al comportamento del comandante Carlo Ventriglia, i leoni da tastiera non sono gli altri ma è lei ad essere una leonessa da tastiera che a Ventriglia fa fare la figura del leoncino che ha bisogno di essere protetto dalla citata leonessa.

Poi qualcuno glielo dice e lei cancella questi messaggi che ovviamente sono debitamente introitati da noi e da altri non perché ci interessano la vita e le opere della signora Miriam D’ Amico per gli amici Miry ma semplicemente perchè è sicuramente affare di trattazione giornalistica l’attività di un vigile urbano tra le cui mansioni non c’è quella di aprire dibattiti, ergendosi ad avvocato difensore, pubblicamente esposto del proprio comandante, criticato perché ha cercato invano di far condannare penalmente un altro vigile urbano il quale, sulla carta, ma anche in questo caso effettivamente, volente o nolente per la signora D’Amico, oltre ad essere un collega di Carlo Ventriglia è anche un suo collega.

E’ un collega a prescindere e non è, dunque, un collega solo se lei, signora D’Amico, lo legittima con la sua simpatia o lo delegittima come tale attraverso la sua antipatia. Si tratta di una questione istituzionale, di forma che è sostanza. Poi non si lamenti, signora Miriam D’ Amico. Noi di CasertaCe stiamo cercando disperatamente, ma senza alcun risultato per il momento, di demolire le ingenerose dicerie che la riguardano sul modo su cui lei è arrivata a fare il vigile urbano a Capua, sul suo rapporto con il comandante Ventriglia. Ma diavolo, ci dia una mano. La smetta di scrivere castronerie in Facebook perché altrimenti ci sarà sempre qualcuno, qualche imbecille che giocherà ingiustamente sul fatto che lei fino a qualche tempo addietro si autodefiniva liberamente e legittimamente nei social una soubrette, sul fatto che lei pubblicasse nei social foto delle sue serate al mitico Gilda di Roma, il locale che negli anni 80 diventò un’icona della prima Repubblica godereccia, con l’allora ministro degli esteri socialista Franco De Michelis a far ballare in pista la sua simpaticissima adipe. Ed è solo ignoranza quella di chi malizia su queste cose. Uno ha potuto passare giorni, serate, notti al Gilda, può aver fatto la soubrette e può essere oggi un buonissimo vigile urbano anche un buonissimo direttore generale di un Ministero e anche un buonissimo Ministro. E se non può candidarsi alla presidenza della Repubblica è solo perché lei è ancora giovane e non ha compiuto i 50 anni previsti dalla Costituzione. Noi siamo liberali e avvertiamo queste cose come nostro principio morale da testimoniare sempre e in ogni caso.

Però, diamine, mettiamoci d’accordo perchè se lei scrive queste stupidaggini -(ci consenta, non vogliamo mancarle di rispetto, lo accetti come un amichevole rimbrotto) come facciamo a prendere le sue parti quando a Capua ingiustamente e infondatamente, forse per invidia, continuano ad affermare che lei è troppo amica del comandante etc etc? Avrebbe detto la buon anima del Cav. che di certe feste se ne intendeva, ma poi, come si suol dire, a un certo punto “si ripigliava” e riprendeva il proprio aplomb , si contenga vigile urbano D’amico!