CASERTA. Disboscamento dell’area Macrico, il Comitato chiede gli atti alla Soprintendenza

26 Febbraio 2023 - 09:51

L’iniziativa allo scopo di accertare se siano stati rispettati i vincoli dettati dal codice dei beni culturali vigenti sull’area.

CASERTA (pasman) A dispetto della campagna di informazione avviata dalla Fondazione Casa Fratelli Tutti – l’ente diocesano che ha legalmente in mano la sorte dell’ex Macrico – volta ad accreditare un unanimismo nella destinazione del luogo, non ci sembra che sia esattamente così.

Parrebbe andare tutto rosa e fiori, stando almeno agli alquanto condiscendenti organi di stampa e di comunicazione provinciali.

Ci si comunica che i progetti che hanno in mente al vescovado casertano sono persino patrocinati dal Vaticano attraverso il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, benché distante dalla nostra realtà. E che sono finanche iniziati i lavori di parziale diboscamento per una prima fruizione dell’area.

Il vescovo stesso, nell’ultima sua intervista sulla questione, ha parlato ancora una volta di vocazione a parco urbano, polo sociale e culturale dell’ex Macrico e dell’intento, attraverso di esso, di dare risposte concrete ai bisogni della città, a incominciare da quello di dotarla di spazi verdi per gli abitanti.

Ma non sembra che sia questo lo scenario auspicato dal 2009 almeno dalle tante associazioni cittadine riunite nel Comitato Macrico Verde, il quale propugna un Macrico come parco pubblico di verde integrale.

Destinare spazi a funzioni sociali, culturali e ludico ricreative, con la realizzazioni di sedi di associazioni, fondazioni e comitati vari, attrezzature sportive, di ritrovo e di socialità, zone di gioco variamente munite di impattanti arredi urbani, oltre a sottrarre volumi al verde naturale, vuol dire frustrare l’obiettivo di preservarne l’incontaminatezza con l’ingestibile ed inevitabilmente caotico  andirivieni di persone e mezzi. Senza contare che per queste funzioni la città è ampiamente attrezzata di volumi di edifici pubblici abbandonati e che finora è stata incapace di gestire per l’inettitudine della sua classe politica e della incapacità, più o meno interessata, degli uffici che vi sarebbero preposti.

E non ne parliamo se, come lascia sospettare l’impegno nei progetti di uno studio di architettura ed urbanistica di tutto rilievo, dovessero ricicciare fuori le ipotesi varie di un conservatorio musicale, di un orto botanico didattico, di strutture universitarie ed altre fantasmagorie. Caserta, che piange miseria di verde (la percentuale di vegetazione procapite ci vede tra le città peggiori se non la peggiore, se si considera quanto ancora oggi si sta cementificando e quanto è già previsto che si farà), bene essenziale e primario, vorrebbe anteporre ad esso cose sì utili ma ammesse solo al compimento di un grado di sviluppo cittadino che lo garantisca.

Tutto questo non ci torna. E ci rafforza ancora di più, in ciò, un indizio clamoroso. Come si sa, il maggiore argomento agitato per sostenere la necessità di realizzare strutture edilizie nel Macrico, cioè per costruirvi – pubblico o privato è lo stesso in questa ottica distorta – è quello della pretesa insostenibilità economico-finanziaria del bene. Su questa scorta, nei limiti molto ristretti di mezzi di un giornale locale come CasertaCe.net, abbiamo provato ad interpellare vari esperti del mondo delle professioni, dell’università, delle istituzioni in materia agraria e di estimo forestale, per avere una valutazione dei possibili costi di gestione in quanto area verde boscata. Il nostro assunto è che non si prospettano niente affatto impossibili, anche perché il patrimonio arboreo può essere messo a profitto con ottimi ricavi. Ebbene, non c’è stato uno, dicasi uno, che abbia voluto prendere posizione ufficiale.

E che qualcosa non torni, come dicevamo, pare anche al menzionato e culturalmente e tecnicamente rilevante Comitato Macrico Verde, il quale oggi ( in basso, l’istanza) ha chiesto alla Soprintendenza ai beni culturali di Caserta l’accesso agli atti con i quali è stata autorizzato il taglio ed il diboscamento che sarebbero stati avviati all’interno del Macrico, allo scopo di accertare se siano stati rispettati i vincoli dettati dal codice dei beni culturali vigenti sull’area.

Vincoli stringenti, che furono autorevolmente illustrati in occasione dell’ultimo incontro cittadino del Comitato stesso dal soprintendente ora in quiescenza Francesco Canestrini. Ma di cui, dalla parte della Fondazione diocesana, si ragiona come se non ci fossero. Almeno così appare.

                                                            L’istanza di accesso agli atti