CASERTA. Il progetto del campus universitario nell’ex mulino borbonico, la trasparenza ed i 122 posti letto che costeranno 90mila euro ciascuno

2 Gennaio 2025 - 18:10

Prima parte

Caserta (pm) – Se a palazzo Castropignano i casertani non fossero considerati poco più che dei boccaloni, c’era una primissima  cosa che avrebbero dovuto fare in conseguenza dell’invio al comune della commissione di accesso per il sospetto di condizionamenti criminosi. Allo scopo di marcare la discontinuità con l’andazzo di sempre, sarebbe  stato necessario iniziare a rendere pubblici in modo totale  ed integrale tutti gli atti di amministrazione e di governo cittadino.

Invece, si sono cambiati e mischiati i suonatori, ma la musica è quella di sempre.

Accade, cioè, che all’albo pretorio digitale, che conferisce ufficialità alle varie decisioni comunali, vengano pubblicati provvedimenti marginali come quelli dirigenziali – poniamo –  del rimborso di pochi euro in conseguenza di pagamenti risultati non spettanti al comune, ma non atti rilevantissimi per il destino della città e che vengono alla conoscenza generale solo per indiscrezioni o molto tempo dopo del necessario.

Un caso emblematico è quello dei permessi di costruire. Si scopre che  grossi fabbricati saranno realizzati, anche nel centro della città, solo quando vengono avviati gli scavi di sbancamento o gli abbattimenti. E molte volte abbiamo denunciato come i relativi lavori prendano avvio senza l’affissione del previsto cartello di cantiere recante le informazioni  del titolo edificatorio. Ma anche quando tali informazioni si riescono a reperire, le autorizzazioni edilizie non si rinvengono all’albo municipale o perché non pubblicate se non per estratti inservibili o perché la loro ricerca digitale è più che ardua per il viscoso sistema di indicizzazione degli atti.

Per motivare questa deprecabilissima prassi si adducono pretestuosi ed inesistenti motivi di riservatezza dei soggetti interessati. E’ un a scusa bella e buona. Nei rapporti con la pubblica amministrazione il concetto di “privacy” cede rispetto ad ogni interesse pubblico. Senza considerare che, se anche la si volesse ammettere, sarebbe facilmente tutelabile  mediante l’anonimizzazione (“omissamento“) delle generalità degli interessati.

Ad esempio più rilevante basti dire che il comune di Napoli, una metropoli e non certo la contenuta Caserta, le licenze edilizie ed allegati vengono pubblicati integralmente.

Le vigenti norme sulla trasparenza degli enti pubblici prevedono le misure minime da adottare, ma non impediscono ed anzi auspicano il massimo grado di pubblicità degli atti. Ed una decisione in tal senso sarebbe obbligata per un’amministrazione nel pieno di indagini giudiziarie per imbrogli diffusi.

Diversamente, si radica nell’opinione generale l’idea – sicuramente nella nostra – che la mancata pubblicazione di documenti persino importantissimi  risponda alla strategia di far sapere il  meno possibile di quanto si sta facendo, perché nessuno ci metta il naso.

E non è, questa, una nostra malevolenza. I consiglieri di minoranza delle due giunte Marino al governo della citta hanno denunciato e denunciano costantemente il fatto che non riescono a ricevere i dossier dei vari affari in trattazione per la discussione ed il voto con cognizione di causa nel  consiglio comunale. Nell’ultima seduta del 28 dicembre dell’assise, a più voci è stato contestato come essa sia stata svilita ad organo di mera ratifica di decisioni prese altrove e di cui i rappresentanti politici sono riusciti a sapere poco o nulla.

In questo imperante malcostume e disordine amministrativo, nulla fa il segretario comunale – che ci pare di ricordare avrebbe un ruolo di controllo sull’andamento dell’ente – e non si impiccia la prefettura, benché dovrebbe vigilare sulla legalità e correttezza dell’azione amministrativa delle istituzioni pubbliche in generale della provincia. La magistratura, a sua volta, pare che non vi colga  possibili tracce di malaffare o comunque materia da indagare, nonostante la provincia di Caserta sia quinta nella tradizionale graduatoria nazionale  stilata annualmente dalla confederazione generale italiana dell’artigianato di Mestre sull’infiltrazione criminosa dell’economia. E si lascia fare.

Sabato scorso, senza alcuna reale dibattito, in consiglio comunale è stata approvata la delibera che consente il cambio di destinazione d’uso  degli ex-mulini reali-Barducci di San Benedetto per la realizzazione del campus dell’università Vanvitelli con 122 post  letti per studenti e strutture varie, con aree  sportive e verdi fruibili anche dalla città. Si apprende, nella circostanza, che tra Ateneo, comune di Caserta e Demanio è già intervenuto un accordo per la cessione dell’area.

 Il valore del progetto è di 11 milioni di euro, vale a dire ogni posto letto costerà più di 90mila euro, quanto un piccolo appartamento.

Ora, per noi sarebbe un’ottima notizia, poiché, con la realizzazione di un polo sportivo, si depotenzia decisamente la narrazione della proprietà sul Macrico, pensato come parco sociale e culturale fortemente strutturato ed attrezzato  anche di spazi per l’attività motoria ed atletica anziché come foresta urbana. Salvo a non voler duplicare e persino triplicare impianti e realizzazioni che poi finirebbero nell’abbandono, come già c’è più di un indizio per le biblioteche, che compaiono irrealisticamente in diversi progetti in corso quando la biblioteca comunale non ha neppure un elementare servizio di emeroteca. Come dire lo sperpero eletto a criterio di programmazione cittadina.

Dicevamo che sarebbe un’ottima notizia, se non vi fosse stato  l’allarme sull’edificio storico, vanvitelliano, dei mulini reali lanciato dalla Sezione casertana di Italia Nostra.

Per non dilungarci oltremodo, riserviamo ad una seconda parte l’esame delle fondate preoccupazioni  espresse  dallo storico sodalizio di tutela del patrimonio culturale di Terra di Lavoro e renderemo noto l’esito di un recente incontro avuto dai suoi esponenti con il rettore dell’Università. Per il momento concludiamo dando conto di un post pubblicato da un cittadino all’indomani della notizia data dell’approvazione del cambio di destinazione d’uso del fabbricato borbonico in funzione del campus universitario.

Con tutte le riserve e le precisazioni o anche correzioni possibili, ci è parso particolarmente degno di nota perché mostra tutt’altra filosofia dello “spendi e spandi” che sembra animare questi amministratori pubblici:

Di fronte all’università a meno di 100 metri c’è l’ex aeronautica, con alloggi già pronti, 2 sale refettorio con cucina che può preparare centinaia di pranzi, due campi da calcio, pista di atletica, campi basket e pallavolo, una piscina, un piazzale enorme ( ci facevano il giuramento 1000 allievi contemporaneamente), ci sono un’area BBQ e pizzeria (gli chalet) e tanto altro ancora, chiusa e delimitata ( per una sicurezza degli studenti) una bella pineta e tanto verde, ( basta guardare da Google Maps) e soprattutto situata al centro di Caserta, di fronte alla stazione e vicina all’autostrada. Il costo di ripristino sarà sicuramente inferiore agli 11 e più milioni di euro previsti per recuperare una struttura abbandonata da decenni, dove solo arrivarci e parcheggiare è un’impresa. Recuperare quest’area sarebbe sì un valore aggiunto alla città”.