CORONAVIRUS. Con lo sceriffo facciamo i conti nei prossimi giorni: “Se in Campania arriviamo a 1.000 casi al giorno, chiudo tutti in casa e sarà lockdown”

9 Ottobre 2020 - 19:05

In questa seconda fase della pandemia, non siamo intervenuti quasi mai per commentare le azioni (ma quali azioni, diciamo le parole) del governatore che dovrebbe chiudersi lui da solo in casa, perché quello che sta accadendo è ciò che avevamo previsto in decine di articoli pubblicati la scorsa primavera

CASERTA – Lo dichiara già da diversi giorni: “potrebbe arrivare il lockdown“. Nella diretta Facebook settimanale di oggi, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha precisato i numeri che lo porterebbero ad emanare l’ordinanza di chiusura delle attività, il cosiddetto lockdown.

Se arriviamo a 1000 contatti giornalieri e 300 guariti è lockdown: arriviamo alla chiusura di tutto. Entriamo nella fase D dell’epidemia, il contagio è elevatissimo – ha poi aggiunto De Luca –Stiamo puntando ad avere più o meno un equilibrio tra i nuovi contagi e i guariti, non cerchiamo un equilibrio perfetto ma la situazione deve essere gestibile, altrimenti bisognerà chiudere la regione“.

Parole, queste, che hanno fatto rizzare i capelli a campani che, dopo i dati di oggi (+769 positivi), iniziano seriamente a temere che l’eventualità della serrata non sia poi così distante dalla realtà. In molti si stanno chiedendo in queste ore se sia possibile che un’autorità locale possa prendere una decisione così gravosa e pesante nei confronti della propria comunità. Legge alla mano, il

presidente della regione Campania potrebbe attivare il lockdown. Questo potere, infatti, gli è attribuito dal decreto-legge n. 19 del 25 marzo 2020 che nell’articolo 3 stabilisce chiaramente come le regioni, rispetto alle decisioni prese dal governo nazionale, “possono introdurre misure ulteriormente restrittive per specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario”. Ma c’è una specifica nell’ultima parte di questo articolo del decreto, cioè che le autorità regionali possono prendere provvedimenti che non incidano “sulle attività produttive” e su “quelle di rilevanza strategica per l’economia nazionale“.

Ma cosa sono, quindi, le attività produttive? Si tratta di tutte quelle attività che fanno una trasformazione di un bene, in pratica da materia prima a prodotto finito. Trasformazione classica è quella, ad esempio, dell’industria del vetro. Ma non solo, si potrebbe ampliare tranquillamente anche al trasporto di un bene da un luogo all’altro, come il trasferimento di prodotti per l’agricoltura (trasformazione nello spazio) e la trasformazione nel tempo (ad esempio, l’invacchimento del vino nelle botti, per capirci).

E allora cosa potrebbe fare De Luca se dovesse mantenere la parola data nel momento in cui i contagi dovessero raggiungere la preoccupante quota mille? L’esempio più semplice da utilizzare è quello delle prime decisioni del governo al momento dell’allargamento del contagio covid nel nostro Paese. Quindi, istituzioni di “Zone Rosse“, possibilità già esplorata nella nostra regione, chiusura delle scuole e degli uffici pubblici, limitazione negli spostamenti dei campani dal comune di residenza, se non per motivi di lavoro o di sussistenza alimentare e di salute. In pratica, un lockdown sì, ma senza poter fermare le industrie e buona parte delle attività economiche. Restano, però, perplessità sui locali e sulle attività come bar, ristoranti, uffici aperti al pubblico e negozi al dettaglio. Secondo quanto scritto sul decreto, potrebbe essere questo settore dell’economia a subire la chiusura da parte della Regione.

E da Roma? Il governo ha sempre la la possibilità di chiedere al giudice amministrativo la sospensione e l’annullamento delle ordinanze regionali illegittime, così come è avvenuto a fine febbraio per la chiusura delle scuole nelle Marche, poche settimane prima l’esecutivo prendesse la stessa decisione a livello nazionale.

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