ESTORSIONI E RECUPERO CREDITI. Il patto tra il clan dei casalesi e gli eredi marcianisani dei Mazzacane e dei Quaqquaroni: 22 rischiano il processo

22 Agosto 2023 - 15:53

La Dda ha chiuso le indagini sul gruppo guidato da Mario De Luca

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Chiuse le indagini a carico di 22 persone coinvolte nell’inchiesta sulle estorsioni e i recuperi di crediti da parte del clan dei Casalesi che si sarebbe avvalso anche della collaborazione di esponenti del clan Belforte di Marcianise. 

I pubblici ministeri della Dda, Luigi Landolfi e Vincenzo Ranieri, hanno notificato agli indagati gli avvisi ed ora si preparano a chiedere il rinvio a giudizio. Nel mirino degli inquirenti figurano: Antonio Barbato, 47 anni di Cesa (di recente arrestato per un’estorsione ai danni di un cantiere edile ad Aversa); Vincenzo Chiarolanza, 61 anni di Villa Literno; Giovanni Improda, 50 anni di Teverola; Antonio De Luca, 46 anni di San Cipriano d’Aversa; Mario De Luca, 54 anni di San Cipriano d’Aversa; Mario Raffaele De Luca, 42 anni di Casal di Principe; Antonio Chiacchio, 52 anni di Teverola; Carmine

Lucca, 53 anni di San Marcellino; Antonio Palumbo, 36 anni di Cancello ed Arnone; Alessandro Pavone, 36 anni di Casal di Principe; Felicia Dello Margio, 48 anni di Teverola; Nicola Di Bona, 54 anni di Castel Volturno; Carlo Del Vecchio, 56 anni di Falciano del Massico; Giacomo Terracciano, 62 anni di Afragola; Umberto Loreto, 54 anni di Afragola; Mario Curtiello, 41 anni di Sant’Antimo; Gennaro Celentano, 39 anni di Sant’Antimo; Camillo Belforte, 28 anni di Marcianise figlio di Benito; Achielle Piccolo, 48 anni di Marcianise; Daniele Coronella, 50 anni di Casal di Principe; Sergio Iannicelli, 31 anni di Sant’Antimo; Nunzio Chiariello, 77 anni di Sant’Antimo. 

L’attività investigativa, che ha coperto un periodo tra agosto 2017 a gennaio 2018, ha rivelato l’operatività di un sodalizio criminale guidato da Mario De Luca, suo fratello Antonio, ed il cugino Mario Raffaele De Luca, figlio di Giancarlo, esponente storico della fazione Bidognetti. Erano loro a chiedere soldi alle attività commerciali come regalo per i carcerati. Nel mirino del gruppo erano finiti anche minimarket e caseifici dell’agro aversano.

Oltre all’attività estorsiva, il gruppo si occupava anche di recupero crediti, come nel caso del titolare di una rimessa di barche a Castel Volturno al quale il gruppo chiese soldi per conto di un fornitore che avanzava un credito da 80mila euro.