IL FOCUS. Alloggi abusivi nella Reggia, la sentenza della Corte dei Conti al microscopio. CHE STORIA!

9 Ottobre 2018 - 19:19

CASERTA – (Gianluigi Guarino) Bisogna dare atto al nucleo di polizia tributaria del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, di aver svolto un lavoro ineccepibile nell’indagine, ordinata dalla procura presso la sezione territoriale campana della Corte dei Conti, che ha portato all’accertamento di un danno erariale con conseguente condanna, dell’ex sovrintendente dei beni storico-architettonici e ambientali Paola Raffaella David e di due dirigenti dell’Agenzia del Demanio, sezione di Caserta, Cesare Sarchiapone e Roberto Di Giannantonio.

La premessa delle 32 pagine della sentenza, firmata dal presidente Michael Sciascia, rappresenta, infatti, anche un’utilissima guida per la conoscenza storica della vicenda riguardante i famosi 15 alloggi, interni alla Reggia, occupati da decenni, da altrettanti nuclei familiari, che hanno corrisposto canoni di infimo valore e sicuramente di livello esponenzialmente inferiore a quello di mercato.

Di solito, le premesse, la narrativa di queste sentenze, non esprimono il massimo dell’appeal. Insomma, si devono studiare ma non è proprio come leggere un libro di Stephen King.

Stavolta, però, il discorso è diverso, soprattutto per quelle persone interessate a conoscere le alterne, complesse, a volte, oscure e contraddittorie vicende delle potestà amministrative, esercitate dallo stato sul monumento vanvitelliano.

Le 5 pagine che abbiamo estrapolato dalla sentenza, rappresentano una prima puntata di una nostra particolare proposta di lettura di questi fatti proprio attraverso il percorso descritto dall’atto giudiziario che pubblicheremo a pezzi, per poterlo adeguatamente commentare.

Quelle scelte per questa prima puntata sono anche le prime e contengono un racconto che parte dal 1959, anno in cui gli alloggi in questione passano dal ministero delle finanze al ministero della pubblica istruzione e, successivamente, a quello per i Beni culturali.

Un trasferimento faticoso, e mai effettivamente realizzato per la resistenza, in certi momenti incomprensibile, opposta dall’Agenzia del Demanio, cioè dall’organismo che è stato filiazione del vecchio ministero delle finanze, oggi assorbito nel ministero dell’economia.

Tutto sommato, il lavoro di ricostruzione storica, realizzato dalle Fiamme Gialle di Caserta, ci aiuta anche a prendere contatto con una storia tipicamente italiana in cui, per anni ed anni, quelle che appaiono due entità amministrative distinte, cioè l’Agenzia del Demanio e la Sovrintendenza ai beni architettonici, diretta emanazione del ministero dei Beni culturali, litigano a colpi di carta bollata.

Poi ti fermi a riflettere un attimo e pensi: ma, scusate, litigano due ministeri, due entità dello stesso governo, che dunque dovrebbero costituire una sola entità. E allora bisogna riflettere sulla evanescenza applicativa di quel potere di indirizzo, di coordinamento, che la costituzione italiana attribuisce alla presidenza del consiglio dei ministri, la quale avrebbe, dunque, dovuto chiudere, da anni, questa querelle, evitando di arrivare addirittura al 2009, momento in cui, grazie anche al pressing, fatto in quel periodo dall’allora sovrintendente Giovanna Petrenga, fu firmata finalmente la convenzione che determinava il transito della proprietà dei 15 alloggi, dall’Agenzia del Demanio alla citata Sovrintendenza.

Dal 2009 al 2014 si determina un buco di inerzia amministrativa. In quel periodo, la sovrintendenza, guidata dalla David, non attiva, infatti, secondo quello che scrive la Corte dei Conti nel suo verdetto, le procedure amministrative per il recupero delle somme pregresse non versate a titolo di canone, nè convoca gli occupanti abusivi per determinare un rapporto finalmente regolarizzato da un contratto di uso, così come avevano in pratica consentito il Consiglio di Stato e l’Avvocatura, quando, tali organismi, il primo giurisdizionale, il secondo consultivo, erano stati chiamati a loro volta a esprimersi, su questa ingarbugliatissima vicenda.

E da lì, nasce l’indagine della Guardia di Finanza che evidentemente informa la Procura della Corte dei Conti di questa situazione.

Ma perchè, oltre alla David, sono stati condannati anche i due dirigenti dell’Agenzia del Demanio (una quarta persona, cioè Pellegrino Gaudioso, è stato prosciolto già in sede di istruttoria), Cesare Sarchiapone e Roberto Di Giannantonio?

Perchè, nonostante la convenzione “liberatoria” del 2009, l’Agenzia del demanio aveva comunque ribadito che ai sensi del Dpr 367 del 1998, permanevano, in capo alla medesima agenzia, “gli aspetti dominicali, compresa la vigilanza sulla gestione degli alloggi.

Dunque, l’Agenzia del Demanio non usciva affatto fuori dalla gestione di questi immobili e poneva le premesse affinchè i suoi due dirigenti apicali della sezione di Caserta venissero, a loro volta, chiamati in causa dalla Procura della Corte.

Nella seconda puntata, affronteremo gli aspetti giuridici della sentenza.