IL “SISTEMA ZANNINI” Dopo il Riesame si aggrava la posizione del consigliere regionale. Dopo 4 giorni aveva già pronto il piano – truffa per il caseificio dei Griffo

19 Febbraio 2025 - 19:23

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Dall’analisi dell’ordinanza del collegio presieduto dal giudice Meccariello anche i motivi per cui è stato respinto il ricordo dei due imprenditori contro il mega sequestro del caseificio Spinosa Spa e dei 4 milioni già erogati da Invitalia

CANCELLO ED ARNONE – Abbiamo dato un’occhiata alle prime pagine dell’ordinanza in materia di riesame emessa nell’esercizio di questa funzione giudiziaria dalla III Sezione, presidente Giuseppe Meccariello, a latere Anna Maria Sellitto e Raffaele Ferraro.

È già noto che il Riesame si è pronunciato in senso sfavorevole a Luigi e Paolo Griffo, proprietari, attraverso la Spinosa Spa, del mega caseificio di Cancello e Arnone, fulcro dell’indagine ancora in corso nella Procura della Repubblica di S.Maria C.V., pm Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano, che ha coinvolto pesantemente anche il consigliere regionale mondragonese Giovanni Zannini.

Il collegio del giudice Giuseppe Meccariello ha, infatti, respinto il ricorso presentato dai Griffo, confermando il sequestro ordinato dal Gip del Tribunale di S.Maria C.V. Daniela Vecchiarelli, sia della parte già erogata da Invitalia, poco meno di 4 milioni di euro, alla società dei Griffo, su un totale di 13 milioni ottenuti, sia dell’intero e mastodontico immobile ospitante il caseificio e costituito anche dai lavori che, in maniera diciamo discutibile, i Griffo hanno effettuato prima di ottenere la sicurezza del finanziamento Invitalia.

Non ci dilungheremo più di tanto sui motivi del rigetto del ricorso, segnalandovi solo che la tesi, molto interessante e non certo demolita dai giudici, esposta dall’avvocato difensore Mario Griffo si è incentrata su una ricerca giurisprudenziale riguardante sentenze dei Tar, quello di Brescia e del Tar di Napoli supportate da pronunciamenti definitivi del Consiglio di Stato.

In pratica, in rapida sintesi perché l’argomento è complesso, la difesa dei Griffo ha sostenuto che una Valutazione di Incidenza Ambientale o Vinca che dir si voglia, contenuta di fatto all’interno del massimo strumento pianificatorio di un Comune, ossia nel perimetro di un Puc e dei piani a questo subordinati, come per esempio un Pua (Piano Urbanistico di Attuazione) libera il richiedente di un permesso di costruire dell’obbligo di attivare la procedura per ottenere una Vinca, che costituirebbe in pratica un doppione, una inutile propaggine speculare di quello che, rispetto alle possibilità di intervento in una determinata zona, è prevista da un Puc e dai piani a questo subordinati.

Siccome il Puc di Cancello e Arnone prevede che nell’area del caseificio, in sintonia e armonia con il Sito Natura 2000 sia possibile insediare impianti legati all’attività agricola e/o di allevamento, e siccome il citato caseificio è, per la difesa, un impianto destinato all’allevamento, ciò esimerebbe Spinosa Spa di Griffo padre e figlio dall’intraprendere la procedura finalizzata all’ottenimento della Vinca, contrariamente a ciò che la dirigente della Regione Campania Brancaccio ha sempre sostenuto, creando una situazione che ha attivato un meccanismo considerato dai Pm chiara espressione di fatti criminali penalmente perseguibili.

La tesi dei Griffo è stata respinta dal riesame di Santa Mara non perché il giudice Meccariello la consideri errata in linea di principio. Il giudice infatti dice di essere pienamente in linea con le sentenze dei Tar, che ritengono non obbligatorio il rilascio di una Vinca quando tutti gli elementi normativi rispetto all’uso di un pezzo di territorio sono contenuti all’interno di un Puc e dei suoi strumenti subordinati.

Detto questo, anzi scritto questo, il giudice Meccariello ritiene che il caso dei Griffo non abbia a che vedere con quelli sviluppati e definiti nelle suddette sentenze amministrative.

E in effetti è facile comprendere che un insediamento messo in piedi con centinaia di tonnellate di cemento, un vero e proprio opificio non assimilabile a quello che nel Puc di Cancello e Arnone vengono definiti insediamenti agricoli con allevamenti, necessita dell’esplicazione di una procedura Vinca creando essi delle condizioni peculiari non incorporabili nel corredo normativo del Puc di Cancello e Arnone.

Di qui la conferma delle tesi dei Pm che il Gip del Tribunale di S.Maria C.V. ha fatto proprie nell’ordinanza di sequestro che esiste in quanto esiste una procedura illegale. Fin qui la struttura sintetica dei motivi della decisione del Riesame.

Siccome noi siamo gente attiva su certi argomenti e drizziamo le antenne quando ci troviamo di fronte a una mezza riga apparentemente non cruciale nella esplicazione dei contenuti di un atto giudiziario, abbiamo avvertito un piccolo sussulto nel momento in cui la narrazione dell’ordinanza del Riesame di S.Maria C.V. ci ha consentito di mettere a fuoco una relazione temporale che quando abbiamo scritto gli articoli sul decreto di perquisizione riguardante Zannini, Campoli, i Griffo e gli altri indagati – era ottobre – non avevamo colto e neppure percepito.

Ci siamo accorti che il giorno 8 giugno 2023 Luigi e Paolo Griffo, avendo compreso che rischiavano seriamente di vedersi recovare il permesso a costruire e conseguentemente di vedersi demolire tutto quel po-pò di cemento che avevano già speso per la costruzione dell’opificio, si sono rivolti al consigliere regionale Giovanni Zannini. Si trovavano spalle al muro, perché con la necessità di ottenere una Vinca quale condizione necessaria affinché il nuovo caseificio sopravvivesse e soprattutto potesse ricevere i 13 milioni di euro del finanziamento stabilito da Invitalia, occorreva inventarsi qualcosa.

Ma Zannini non si è inventato nulla perché lui, all’inizio di questa consiliatura regionale avendo capito di non poter essere nominato assessore ha puntato dritto alla carica di presidente della commissione Ambiente ed Energia e ci ha messo poco d imparare tante cose.

Tra queste, evidentemente, si è reso conto che la dirigente Brancaccio non è una malleabile nemmeno se certe perorazioni le vegono fatte da pezzi grossissimi della potestà regionale come sarebbe successo proprio per la questione del caseificio dei Griffo quando Zannini ha cercato di indebolire l’irriducibilità della Brancaccio facendo intervenire il solito Fulvio Bonavitacola, a dimostrazione che il governatore De Luca, lo showman più apprezzato dai campani, è un politicante della peggiore risma, uno che ha messo a disposizione di Zannini per certi lavoretti sporchi i suoi maggiori pretoriani, Bonavitacola per questa vicenda e Antonio Postiglione per convincere con le cattive l’allora direttore sanitario Enzo Iodice a mettersi totalmente a disposizione dello Zannini, pena la sua defenestrazione.

Solo 4 giorni dopo, il 12 giugno, parte la telefonata in direzione del sindaco di Castello Matese Salvatore Montone. Questo, purtroppo, ci era sfuggito, perché si tratta di un fatto a nostro avviso importante. Zannini, mentre tentava di ammorbidire la Brancaccio, organizzando riunioni della commissione come pretesto per incontrarla alla presenza di Bonavitacola, mentre tentava e avrebbe continuato a farlo fino al 27 luglio, aveva già nel taschino il piano B.

4 giorni, infatti, sono troppo pochi per comprendere che esiste una seconda strada, soprattutto quando di mezzo c’è un sindaco quale Salvatore Montone fedelissimo di Zannini già da tempo. Risale alla fine del mese di luglio 2023, ossia quando Zannini capisce che con la Brancaccio non l’avrà vinta, a definizione operativa del grande imbroglio che coinvolge i Comuni di Cancello e Arnone e Castello Matese, che mette a disposizione la sua commissione Ambiente ed Energia per erogare non una Vinca, ma una non assoggettabilità della procedura dei Griffo alla Vinca in base a relazioni e pareri falsi.

Ma l’accordo di disponibilità il consigliere regionale di Mondragone lo incassa il 12 giugno, ossia 4 giorni dopo essere stato investito dai Griffo del problema. Le motivazioni del Riesame inseriscono nella ricostruzione dei fatti la locuzione avverbiale “in particolare”. Ossia il 12 giugno Montone dà l’ok a Zannini, ma il Riesame non cita altre intercettazioni tra i due, ne cita una sola, che non è pubblicata nel decreto di perquisizione.

E allora cosa significa “in particolare*? Siccome Zannini e Montone parlano di uno strumento che trasformano in un imbroglio solo 4 giorni dopo la scelta dei Griffo di rivolgersi al mondragonese, non è improbabile, anzi noi lo riteniamo molto probabile, che Zannini e Montone parlino di uno strumento, di un meccanismo già rodato in precedenza. Almeno a noi di Casertace l’uso dell’espressione in particolare ci ispira questo pensiero.

E se l’hanno usato anche altrove, l’imbroglio, vuol dire che ci possono essere anche altre situazioni da verificare.

Sapete cosa facciamo? Ci mettiamo alla ricerca di rilasci di Vinca o di pareri di non assoggettabilità a Vinca in Comuni zanniniani che hanno stipulato convenzioni con quello, parimenti zanniniano, di Castello Matese, perché se così è successo le possibili convenzioni sono speculari a quella stipulata dal Comune di Cancello Arnone e Castello Matese per effetto di due delibere dei rispettivi consigli comunali, di quello di Cancello e Arnone, convocato a dimostrazione dell’urgenza del caso affrontato nella molto inusuale data dell’11 agosto 2023 e di quello di Castello del Matese, che della bozza licenziata da Cancello e Arnone prima di Ferragosto fa una convenzione vera e propria e pienamente esecutiva il giorno 12 settembre con delibera consiliare.

Alla prossima puntata.