La Domenica di Don Galeone: “Beati i poveri in spirito”

29 Gennaio 2023 - 10:42

29 gennaio ✶ IV domenica del tempo ordinario (A)

Il vero povero mette Dio al primo posto

Vi fu un tempo in cui Dio sembrava alleato dei ricchi: il benessere, la fortuna, l’abbondanza di beni, i figli numerosi erano considerati segni della sua benedizione (Dt 28,1-14). Leggendo l’Antico Testamento ci si rende conto che l’ideale dell’israelita è la ricchezza, non la povertà. Un po’ alla volta però in Israele la mentalità cambia. Soprattutto in seguito alla predicazione dei profeti, si comincia a capire che la ricchezza, più che una benedizione di Dio, è spesso frutto di imbrogli, di sfruttamento degli operai … Sofonia vive pochi anni prima della distruzione di Gerusalemme, quindi, in un periodo di caos sociale e politico. Pur essendo di estrazione borghese, egli si scaglia contro gli alti dignitari della corte, i commercianti, gli empi (Sof 1,8-12) e contro tutti coloro che commettono ingiustizie. Nella lettura di oggi, è la prima volta che nella Bibbia la parola povero non indica più solo una condizione sociale ed economica, ma un atteggiamento religioso interiore. Per Sofonia, povero è colui che si affida interamente a Dio e si sottomette alla sua volontà.

Le beatitudini sono il salmo della felicità cristiana. Gesù, nuovo Mosè, promulga il suo programma. Un programma etico, che però si differenzia sostanzialmente da quello che promulgò Mosè su un altro monte, il Sinai. Là Mosè promulgò i comandamenti, mentre Gesù sul monte Tabor annunciò le beatitudini. Non che Gesù abbia soppresso i comandamenti ma le beatitudini vanno ben oltre i comandamenti: le beatitudini indicano alcune mete che mai arriveremo a raggiungere. Non sono proibizioni ma proposte! Non sono negazioni ma affermazioni. Non sono leggi ma orizzonti! È il Vangelo, la “buona notizia”, il “tesoro” e la “perla”. È un programma di felicità.

Le beatitudini! Vorremmo ascoltarle quelle rivoluzionarie parole non in latino o greco o italiano ma in ebraico. Non ci capiremmo niente, eppure ne resteremmo ugualmente sconvolti, di gioia e di vergogna! Quel suo discorso ha segnato la più grande rivoluzione vista sulla terra. Che dico? Non la più grande, ma l’unica! Il mondo ha sempre predicato il contrario, dall’uomo della strada al filosofo Nietzsche: “Beati i ricchi, i forti, i duri, gli insensibili, i disonesti, i faccendieri, gli arrampicatori sociali, i disprezzatori di sentimenti, i denigratori di ogni valore”. Sappiamo anche con quali conseguenze, per sé e per gli altri. Che Gesù sia figlio di Dio, basterebbe questo “discorso della montagna” per convincerci

Le beatitudini: la Magna Charta del cristianesimo   ll discorso di Gesù sulla montagna da sempre è stato considerato come la Magna Charta del suo Regno. Le sue parole segnano davvero un capovolgimento dei valori tradizionali. Anche per gli ebrei, il successo, il benessere, la ricchezza … erano segni della benedizione divina. Una tesi ripresa dai calvinisti e teorizzata da M. Weber in Etica protestante e spirito del capitalismo. Ma Gesù denuncia questa concezione della vita. Le nove beatitudini di Matteo possono essere tutte riassunte nella prima: “Beati i poveri in spirito”. Le altre sono un corollario. Ma attenzione: la povertà non è di per sé un bene; la povertà è questione di cuore, non di portafoglio; povero è chi mette Dio al primo posto. Buona vita!