La Domenica di Don Galeone: “La parola di Dio, viva e tagliente, mette nell’uomo una salutare inquietudine. Non è fatta per mantenere gli equilibri, per essere dolce ai ricchi e ai poveri, ai padroni e agli oppressi”

12 Febbraio 2023 - 09:28

12 febbraio2023 ✶ VIDomenicaT.O.(A)

Quel “ma” segna il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento!

Dopo un enunciato “Non sono venuto per abolire, ma per dare compimento” Gesù sviluppa con esempi questo suo “compimento”. Gesù porta a compimento la religione dell’Antico Testamento, perciò il Nuovo Testamento continua l’Antico, ma insieme lo supera: esso è come il frutto rispetto al seme e alla gemma. Gesù ha spazzato tante leggi, prescrizioni, proibizioni, perché il nostro cammino nell’amore sia leggero e interiore. È la novità di Gesù: non si tratta di osservare le leggi, ma di fare la volontà di Dio; non di osservare l’esterno ma di curare l’interno; non il freddo regolamento ma una Persona da amare.

Questo brano di Vangelo ci trasporta in una zona di massimo rischio, in mare profondo, o su una cima altissima. Guai a immergersi nell’abisso senza l’attrezzatura subacquea, o a lanciarsi dall’alto senza il paracadute. Le parole di Gesù sono state come una pietra lanciata contro un cristallo, mandandolo in frantumi, o come un macigno precipitato in uno stagno tranquillo, suscitando spruzzi fastidiosi. Quei sei “Ma” hanno centrato il nostro perbenismo. Quei sei “Ma” segnano il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento: continuità, ma anche rottura. E noi, per difenderci da quelle parole urtanti di Gesù, ne abbiamo addomesticato il senso; al “Ma” di Gesù abbiamo così sostituito il nostro meschino “ma”: “Non uccidere … ma in alcune circostanze è lecito”, e siamo diventati carnefici. “Amate i nemici … ma in alcune circostanze occorre farsi rispettare”, e siamo diventati crudeli!

Non è intenzione di Gesù sostituirsi a Mosè, né opporre il Nuovo Testamento all’Antico, ma completare la Legge con un “di più”, e questo “di più” è il cuore. Non basta, quindi, non uccidere: bisogna non adirarsi; non basta non commettere adulterio: bisogna non desiderare la donna degli altri; non basta lavarsi le mani: bisogna purificare l’interiore; non basta fare monumenti ai profeti uccisi: bisogna ascoltarli; non basta dire tante preghiere: bisogna avere fede; non bastano gli atti di culto: bisogna essere misericordiosi.

Non è vero che “in medio stat virtus”. Gesù non appare come un conciliatore; è sempre dalla parte di qualcuno. Anche i santi non hanno conosciuto gli equilibri; i fondatori sono stati più rivoluzionari dei loro seguaci; i profeti sono stati combattuti dai burocrati. Se la virtù fosse nel mezzo, non avremmo avuto né i martiri né i santi, il cui posto è sempre in prima linea, e la loro pedagogia è sempre la sorpresa. Solo i santi, nel loro realismo spericolato, hanno preso questo discorso in pieno e sul serio. Per loro, quelle “assurdità” sono diventate saggezza quotidiana; quei tremendi imperativi si sono mutati in stile di vita.

una dura lezione per noi, ammalati di “primite”, preoccupati di fare sempre bella figura, di ridurre tutto a buon senso! Questo Vangelo è servito a tanti per parlare male dell’ebraismo, presentato come la religione dell’esteriorità. Al Signore sta a cuore la “ortoprassia” più che la “ortodossia”, il fare più che il sapere, il servizio dell’uomo più che il culto del tempio, insomma “il grembiule del servitore” più che “la divisa del religioso”. Dio cerca adoratori “nello spirito e nella verità”; non gli interessa il nostro curriculum professionale, ma la nostra testimonianza esistenziale: chi fa la sua volontà è a Lui gradito, a qualunque popolo e religione appartenga! La parola di Dio, viva e tagliente, mette nell’uomo una salutare inquietudine, non è fatta per mantenere gli equilibri, per essere dolce ai ricchi e ai poveri, ai padroni e agli oppressi.

Ci sono delle infatuazioni ideologiche, teologiche, consumistiche, che portano all’ossessione. È vero quanto scrive Umberto Eco nel suo bel romanzo Il Nome della Rosa: “L’Anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall’eccessivo amor di Dio o della verità, come l’eretico nasce dal santo e l’indemoniato dal veggente. Temi, o Adso, i profeti e coloro che sono disposti a morire per la verità, che di solito fanno morire moltissimi con loro, spesso prima di loro, talvolta al loro posto. Forse il compito di chi ama gli uomini è di fare ridere della verità, fare ridere la verità, perché l’unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità”. BUONA VITA!