LA NOTA. Il sindaco di MADDALONI De Filippo, quell’inciso-stilettata al Prefetto e la grande ipocrisia italiana sulla movida e sulle norme e sul regime dei colori

1 Febbraio 2021 - 16:25

Il presidente dell’Anci De Caro, sindaco di Bari, ha respinto le accuse formulate nei confronti dei sindaci: qui tutti hanno ragione. I commercianti, le forze dell’ordine, le amministrazioni locali, eccetto il governo, vero custode dell’ipocrisia infinita di un Paese macchietta

 

 

MADDALONI – Leggendo questa nota, che il sindaco Andrea De Filippo scrive al prefetto di Caserta Ruberto, si scorgono due piani interpretativi fondamentalmente connessi tra loro: una richiesta-esortazione all’autorità di governo, alla quale viene segnalata la particolare situazione in cui versa la città di Maddaloni per una recrudescenza dei casi di positività al Codiv-19, che connota questa città ancora una volta come quella con più contagi, quantomeno in valore assoluto.

Se un sindaco scrive a un prefetto è perché ritiene che l’ambito di intervento, finalizzato a combattere, a interferire, a interporsi davanti all’onda epidemiologica sempre montante, possa essere riempito solo da provvedimenti amministrativi o da interventi dello stesso genere, di pertinenza del governo centrale, che li sviluppa attraverso le proprie diramazioni territoriali a partire, appunto, dalle prefetture.

Il secondo piano interpretativo è più nascosto, più soffuso, meno evidente, se non agli occhi di chi si occupa dell’epidemia dal primo giorno della sua esplosione. Quindi, a noi di Casertace non può sfuggire una mini proposizione incidentale che forse è più importante della struttura complessiva della lettera che De Filippo scrive al prefetto: “(…)

per quanto di competenza (…)”.

L’inciso è questo e De Filippo lo incastra nella seguente istanza: “Mi permetto di segnalare la necessità di accentuare ed intensificare, per quanto di competenza, le attività di controllo e di verifica del rispetto delle norme di distanziamento sociale sul territorio cittadino”.

Sembra buttata lì quasi ritualmente, ma conoscendo De Filippo non è così. Nelle ultime ore, dopo tutto il casino che è successo sabato sera, quando a Maddaloni, come nel resto d’Italia, è stato allegramente violato il divieto del coprifuoco, con migliaia di persone in strada accalcate tra loro, sono stati i sindaci ad essere accusati.

Rilievi che i primi cittadini italiani hanno respinto al mittente, con una nota ufficiale a firma del presidente dell’Anci Antonio De Caro. Anche a Maddaloni è successo. Paradossalmente è stato il Pd, cioè lo stesso partito di De Caro, ad attaccare De Filippo per la sua presunta inerzia nel subire la movida scatenata e scoordinata di sabato scorso. Ecco perché il sindaco scrive “per quanto di competenza”.

Qui non possiamo non dare ragione all’Anci e, conseguentemente, al sindaco De Filippo.

Chi ha seguito dal primo giorno, cioè dalle prime ordinanze stravaganti del governatore della Campania De Luca sulle discoteche, negli ultimi giorni dello scorso febbraio, cioè prima del lockdown, chi come noi ha letto tutti i decreti legge e tutti i DPCM, sa bene che gli assembramenti sono stati considerati un delicato problema di ordine pubblico, al punto che il governo, attraverso i prefetti, ha accentuato i poteri dei questori, i quali già ordinariamente esercitano la funzione di massima autorità a tutela dell’ordine pubblico in ognuna delle province italiane.

Questo rafforzamento è consistito anche nella precisa disposizione, impartita ai sindaci, affinché le polizie municipali di ogni Comune non assumano iniziative autonome, ma si muovano, nell’azione di controllo, di prevenzione e di eventuale repressione delle violazioni alle norme decretate dal governo e votate dal Parlamento, sotto la stretta egida delle questure.

In poche parole, se un comandante dei vigili urbani di qualsiasi Comune decide di intervenire per sciogliere un assembramento e/o comminare contravvenzioni per chi non osserva le regole del coprifuoco, delle mascherine, del distanziamento, deve farlo dentro ad una cornice definita ad hoc, giorno per giorno, caso per caso, dal Questore di riferimento, nel nostro caso quello di Caserta.

Va da sé che una valida attivazione della Polizia Municipale, rispetto alla quale, indubbiamente, un sindaco e l’amministrazione comunale svolgono un’azione sul piano della verifica organizzativa dei servizi, potrà muoversi in maniera efficace solo di fronte ad un piano complessivo, varato dalle Questure (semmai in coordinamento con le Prefetture) tre o quattro giorni prima del momento in cui si ritiene che si possa sviluppare una criticità di ordine pubblico.

Per quello che abbiamo visto in tv in tutti i posti d’Italia e per quello che abbiamo visto in provincia di Caserta riteniamo che nessun questore dello stivale abbia messo in piedi un piano di intervento per prevenire o reprimere quegli assembramenti dello scorso sabato.

Ma questo non è avvenuto per negligenza delle Questure e delle forze dell’ordine, ma perché, come ripetiamo da mesi, l’Italia continua a essere un Paese macchietta, ipocrita, parolaio.

Se abbiamo visto, da giugno in poi, che gli assembramenti del sabato sera, quando la tensione epidemica si abbassa, sono letteralmente oceanici, come si può pensare di controllare tutto ciò con i poliziotti, i Carabinieri, i finanzieri e i vigili urbani in servizio? Semplicemente, non si può.

E fanno bene i questori a ciurlare nel manico. Fanno bene come hanno fatto e fanno pure bene a non effettuare posti di blocco in strada per fermare le auto, così come è accaduto anche durante i periodi in cui la Campana era zona rossa o arancione.

Perché uno Stato governato da incapaci a tutti i livelli come questo, è talmente ipocrita da instaurare divieti di circolazione assoluti o parziali, ma allo stesso tempo dice al cittadino “se vuoi andare a un supermercato di tuo gradimento, anche se si trova in un altro Comune, ci puoi andare per convenienza”.

Che dovrebbe fare il Carabiniere, prendersi la scartoffia dell’autocertificazione e parlare con l’automobilista fermato del prezzo dei ravanelli in quel di Napoli rispetto a quello di un market di Roccarainola?

Questi sono i motivi.

La soluzione era quella dell’esercito, utilizzando però migliaia e migliaia di soldati, di avieri, di marinai, confinati nelle caserme il più delle voltea fare quello che Checco Zalone faceva nel suo ufficio, cioè niente.

Questo sarebbe un Paese serie. Siccome siamo indisciplinati, come popolo, le leggi, a partire da quelle che non si condividono, e noi di Casertace tante di quelle degli ultimi mesi non le abbiamo condivide, vanno rispettate senza se e senza ma. E se una fiumana di dementi le viola, occorrerà una fiumana di componenti delle forze dell’ordine, in questo caso appoggiate da personale militare a contrastare i dementi e ad affermare il primato della legge come tale, giusta o sbagliata che sia.