MARCIANISE. Per il progetto di Pino Riccio di via Messina inviate le carte in Procura. Il sindaco dalla morale selettiva stavolta non commenta

20 Ottobre 2018 - 19:00

MARCIANISE – Stavolta facciamo contenti quelli che ci accusano di farla sempre lunga quando scriviamo di Marcianise.

La questione è la seguente: il sindaco Velardi, nel corso dell’ultimo consiglio comunale, ha assunto ufficialmente anche la titolarità della minoranza. D’altronde, lui è abituato: redattore capo de Il Mattino, che in pratica intervista se stesso ogni domenica, e ora in una sorta di bilocazione politica, fa il sindaco, svolto il ruolo di maggioranza e anche quello di opposizione.

Ha detto che se a Marcianise ci fosse una minoranza seria questa gli avrebbe riservato una standing ovation per l’abbattimento, costato 110mila euro e che, con quei soldi, aggiungiamo noi, si poteva cominciare ad aggiustarla la palazzina con l’obiettivo di adibirla a scopi sociali.

Insomma Velardi il purificatore. Peccato che, però, il sindaco ha il vizietto della morale selettiva: Pino Riccio era un quasi camorrista quando gli rompeva le scatole e pretendeva l’assessorato, poi, toccato dalla grazia del perdono, è stato riabilitato, diventando un arguto politico in grado di interpretare il momento critico della città sul fronte degli incendi degli edifici.

Ora, nulla dice sul fatto che tutti i documenti relativi al cantiere di via Messina sono finiti alla Procura della Repubblica, inviatile dai vigili urbani, che in quel cantiere furono mandati proprio quando Riccio era un quasi camorrista e un quasi mentecatto per Velardi padre e Velardi figlio.

Per quei lavori, commissionati da un certo Salvatore Iodice, si indaga per capire se il progetto presentato da Pino Riccio abbia degli elementi di falsità.

Silenzio tombale dal moralista a orologeria.