Martusciello, Magliocca, Zannini & Grimaldi. Se pecunia non olet, figuriamoci i voti. Le Europee non sono lontane e anche Mario Landolfi con la “sua” Maria Miraglia può tornare buono. E a Castel Volturno…

5 Ottobre 2022 - 20:26

CASERTA (g.g.) Abbiamo atteso qualche giorno prima di commentare le recenti nomine “a bruciapelo” fatte da Giorgio Magliocca attraverso i suoi pretoriani Giuseppe Guida e Giampaolo Dello Vicario, nelle delicate piazze di Castel Volturno e Mondragone.

Sono molte le polemiche che stanno segnando il percorso del partito di Forza Italia in provincia di Caserta, all’indomani dell’avvento, al coordinamento regionale, dell’europarlamentare Fulvio Martusciello, che ha chiuso, in sostanza, l’era, l’epoca di Luigi Cesaro e di suo figlio Armando, cioè l’era di Giggino a purpetta.

Di fronte agli avvicendamenti, realizzati formalmente dal coordinatore provinciale, nonché sindaco di Arienzo, Giuseppe Guida, in nome e per conto di Giorgio Magliocca, che ne muove, come è arcinoto, i fili, abbiamo letto diverse reazioni provenienti da chi è stato defenestrato, senza neppure essere avvisato preventivamente. Nei comunicati stampa, a firma del coordinatore cittadino sostituito di Mondragone Pietro Alfieri e del candidato a sindaco alle ultime elezioni comunali, Alessandro Pagliaro, abbiamo colto, così come è successo poi anche per il comunicato spedito dall’oramai ex coordinatore cittadino di Castel Volturno, Giovanni Arpino, un eccesso di analisi. Nel senso che, a Mondragone, per esempio, la scelta, operata sulla carta da Giuseppe Guida e dal presidente del coordinamento Giampaolo Dello Vicario, ma in realtà ascrivibile solo ed esclusivamente a Giorgio Magliocca, di nominare a capo di Forza Italia l’avvocato Maria

Miraglia, già assessore comunale per un breve periodo, nell’ultima porzione della precedente consiliatura e saldamente schierata, con tanto di impegno diretto in una delle liste in campo, alle ultime comunali di giugno a sostegno della candidatura a sindaco di Francesco Lavanga, è stata troppo sbrigativamente collegata ad un’influenza esercitata e ad un ruolo politico di fatto che il multicolor Giovanni Zannini starebbe già svolgendo nel partito di Berlusconi, Tajani e Martusciello.

E’ eccesso di analisi in quanto, non è esatta, a nostro avviso, la tesi che definisce il consigliere regionale di De Luca come una sorta di grande vecchio dello storico partito che fondò in Italia il centrodestra e che, tutto sommato, aveva già votato alle Europee del 2019, quando aveva messo a disposizione alcuni dei voti sotto il suo controllo, dell’ormai collaudatissimo Aldo Patriciello, che fino ad oggi non ne ha mai sbagliata una in tutte le volte in cui si è candidato e poi ricandidato per il Parlamento europeo di Strasburgo e Bruxelles.

Ma non è esatta neppure la tesi opposta e cioè che Zannini non c’entri nulla, ma proprio nulla, con la scelta di Maria Miraglia come nuova guida di Forza Italia a Mondragone. Prima di nominarla, infatti, Magliocca ne ha sicuramente parlato con il consigliere regionale che ha dato il proprio via libera, portando sostanzialmente Forza Italia dentro alla maggioranza di Lavanga, imperniata politicamente sulla piena adesione alle posizioni del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, il quale, fino a prova contraria, è sostenuto da una maggioranza di centrosinistra che comprende anche l’appoggio dei consiglieri regionali vicini a Di Maio, in una identità di collocazione lontana anni luce (peraltro il figlio Piero De Luca è stato da poco rieletto alla Camera nella lista del Pd) da ciò che Forza Italia afferma e decide a livello nazionale e che ha deciso fino ad ora anche a livello regionale.

Il pasticcio c’è ed è evidente. Detto ciò, però, il nome di Maria Miraglia non l’ha fatto Giovanni Zannini, bensì Mario Landolfi che, a questo punto, possiamo ritenere di fatto accasato con Forza Italia. Un posizionamento avvalorato anche dalle dichiarazioni, non certo tranquillissime, non certo compostissime nei confronti dell’altra Miraglia, cioè Rachele, responsabile cittadina di Fratelli d’Italia, erogate da suo figlio Giacomo. E’ chiaro che Magliocca punti a ricostituire pienamente un asse con l’ex ministro, così come accadeva ai tempi di Alleanza nazionale, quando l’attuale presidente della Provincia, l’attuale privato cittadino mondragonese e l’attuale presidente del coordinamento Giampaolo Dello Vicario, per un certo periodo anche vicepresidente dell’amministrazione provinciale, militavano tutti sotto la bandiera maneggiata da uno dei flop più clamorosi della storia della politica italiana dal 1861 ad oggi, con Gianfranco Fini che pur di fregare Berlusconi, distrusse, polverizzò la sua creatura, consegnando se stesso e diversi suoi pretoriani, tra i quali c’era appunto Landolfi, ma anche Italo Bocchino per cirtarne un altro, all’oblio della militanza ma soprattutto all’astinenza, probabilmente imperitura, da ogni tipo di poltrona.

Landolfi rappresenta una componente, quand’anche non decisiva della maggioranza che sostiene il sindaco Francesco Lavanga, che non diciamo nulla di trascendentale, men che meno di offensivo, nel momento in cui affermiamo che è una controfigura politica di Giovanni Zannini. Siccome quest’ultimo rimarrà sostanzialmente ai box, al di là di quella mano che gli potrebbe chiedere di nuovo il suo amico Aldo Patriciello, in occasione delle prossime elezioni europee, fissate per la primavera del 2024, dunque tra un anno e mezzo, le dinamiche costitutive della Forza Italia targata Magliocca necessitano solo del nulla osta e non certo di una leadership attiva, seppur soffusa, di Zannini che giusto a Mondragone ha voluto dire qualcosa in più, in quanto quello è il centro, il fulcro del suo sistema di potere.

In poche parole Fulvio Martusciello ha fornito a Giorgio Magliocca delle garanzie (?) per il futuro che potrebbero anche andare a confliggere con gli interessi politico-elettorali di Zannini. Ma questa è un’altra storia di là da venire.

Sulla scorta di queste promesse ha dato il via libera anzi, ha esortato il presidente della Provincia a imbarcare tutto quello che c’è da imbarcare, in funzione delle necessità che Martusciello avrà alle Europee del 2024, quando la ricerca delle preferenze non sarà questione per i deboli di stomaco. Ogni voto sarà buono e, tutto sommato, anche l’operazione che ha portato oggi ufficialmente Luigi Bosco (clikka e leggi) a lasciare Clemente Mastella e a cominciare la manovra di avvicinamento a Forza Italia, va valutata in questa chiave. Le preferenze esprimibili, infatti, sono tre e, dunque, qui sulla scheda ci sarebbe spazio sia per Martusciello che per Bosco. Non però, per Patriciello, visto che la terza delle preferenze dovrebbe essere, a quel puntom espressa a favore di una donna.

Ecco perché Fulvio Martusciello, di cui ben conosciamo lo scaltro pragmatismo, ha puntato su Giorgio Magliocca, indubbiamente artefice dell’approdo che sicuramente di qui a poco sarà anche ufficiaizzato, di Luigi Bosco in Forza Italia, ma che porta con sè una certa storia del centrodestra casertano, tutt’altro che edificante. Ma se, per dirla alla maniera del’imperatore Vespasiano pecunia non olet, figuriamoci i voti.

Diversa la chiave di lettura dei fatti successi a Castel Volturno. Anche in questo caso, il nome del nuovo coordinatore cittadino è stato ufficializzato in maniera repentina, al punto che chi era titolare di quella funzione, ottenuta al tempo, correva l’anno 2021 e il mese era quello di gennaio, dallo stesso Magliocca quando questi era coordinatore provinciale, quella volta però in nome e per conto della famiglia Cesaro, ha dichiarato di averlo saputo solo dai giornali. Dentro, dunque, Stefano Tommasi, che per un breve periodo è stato anche assessore comunale con l’amministazione di Luigi Petrillo, e fuori, conseguentemente e al contario, Giovanni Arpino che, ovviamente, non l’ha presa bene.

Stefano Tommasi, però, non è un politico collegabile alla schiera degli strettamente magliocchiani o, men che meno, dei landolfian-zanniniani. Infatti, a meno che ultimamente ci siamo persiqualche cosa, la nomina di Stefano Tommasi dovrebbe essere frutto di una indicazione avallata da Magliocca e da Dello Vicario, arrivata dal consigliere regionale Massimo Grimaldi, il quale, ricordiamo, dopo una prima fase in cui non ha certo nascosto il suo disappunto e la sua delusione per come è stato trattato al momento della decisione sui candidati alle elezioni politiche, ha recuperato le forme di un’ortodossa militanza, con tanto di nomina, da parte di Fulvio Martusciello, alla carica di vice coordinatore regionale del partito.

La nomina di Tommasi, più che in funzione delle Europee, sembra orientata allo sviluppo delle posizioni di Forza Italia in vista delle elezioni comunali di Castel Volturno, fermo restando che Grimaldi, a sua volta speranzoso di entrare di nuovo in gioco alle prossime elezioni regionali, dove Zannini riscenderà nell’arena, ma anche Magliocca potrebbe farlo, dovrebbe, a sua volta, appoggiare pienamente la candidatura di Martusciello alle Europee.

Quell’offerta a Stefano Tommasi da suo cognato Benedetto Zoccola, oggi tra le persone più vicine alle posizioni di Massimo Grimaldi, sa tanto di ultima chances. Il ragazzo, infatti, si è dimostrato, volendo usare un eufemismo, fino ad oggi un bel po’ vivace e solo la consistenza, la reputazione, di cui gode Benedetto Zoccola, anche ai nostri occhi, gli ha risparmiato, almeno in parte, una stabile presenza nelle cronache giornalistiche, e non ci riferiamo certo a quelle riguardanti la politica. La garanzia di Tommasi si chiama, ripetiamo, Benedetto Zoccola che potrebbe anche essere, perché no, una buona risorsa di credibilità per Forza Italia proprio in vista delle elezioni comunali di Castel Volturno.

In conclusione, dunque, se Giovanni Zannini non è completamente estraneo ai fatti verificatisi in questi giorni, essendo Giorgio Magliocca legato a lui, come si suol dire, mani e piedi, è anche vero che, su questi fatti, Zannini ha inciso meno di quanto coloro i quali sono stati accantonati, hanno voluto far intendere.