MONDRAGONE. Consigliere Zannini, fatti e non parole. Dopo Pasquale Scarola con De Luca, lo striscione allo stadio in onore del camorrista ucciso da La Torre, Donato Pagliuca detto Renato
3 Ottobre 2023 - 13:03
Nei giorni scorsi ci ha regalato un altro post dei suoi in cui ovviamente, per pura pusillanimità, non ha il coraggio di fare il mio nome e cognome che si legge, non a caso, solo in una querela senza speranza ma che lui è costretto a presentare. Il punto non è questo, ma i fatti che si stanno verificando nella cittadina rivierasca, che comprendono anche gli affidamenti degli impianti sportivi
MONDRAGONE (G.G.) – La reazione del consigliere regionale Zannini ai nostri articoli sulla presenza inquietante, ad un passo dal governatore della Campania Vincenzo De Luca, in progressione pedonale stile scorta, del noto camorrista Pasquale Razzino, in arte “Scarola” (CLICCA QUI) serve a poco, ma pur sempre a qualcosa.
A poco perché è sconnessa e disconnessa dalla lettura coerente della storia recente di Mondragone, dato che difficilmente si può passare, nel giro di pochi anni, dalla definizione di “magister” a quella di accattone penoso che, bontà del consigliere regionale, mi propina nel presente.
Magister era la parola con cui Zannini prorompeva letteralmente in redazione quando io gli consegnavo su un piatto d’argento le chiavi del Comune di Mondragone, come centinaia di persone possono testimoniare, a partire dall’allora sindaco Giovanni Schiappa, che non a caso, come oggi fa Zannini, mi pluriquerelò, e dall’allora vicesindaco Benedetto Zoccola.
La sensazione che si ha è che quando questo giornale lo trainava nella sua scalata politica, dal punto zero in cui si trovava, chi lo dirigeva andasse blandito pelosamente come maestro della cultura e del giornalismo, mentre oggi, nel momento in cui lo stesso giornale e per gli stessi motivi per cui al tempo attaccava quell’amministrazione che Zannini avversava, non è più funzionale ai suoi obiettivi, chi lo dirige sia diventato un prezzolato da “insert coin” finanziato da Oliviero, da Zinzi, da questo o quell’altro, e dunque un accattone per cui provare pena.
Una doppiezza convenzionale, tipica di chi esercita il pensiero debole e di chi possiede una particolare idea della disponibilità rispetto alle persone, agli amministratori comunali, che Zannini sbandiera come legittima motivazione del suo successo, quando in realtà quella disponibilità, almeno nella maggior parte dei casi, si trasforma in valanghe di voti avendo lui la possibilità di giocare con una squadra di 11 calciatori contro una squadra di 3, grazia ad un arbitro distratto a prendere farfalle col retino.
Perché i voti li sappiamo fare tutti nel momento in cui possediamo la spregiudicatezza e l’idea molto relativa di amor proprio morale che ci consenta di gestire, ad esempio, i concorsi realizzati alla Provincia con i metodi con cui li hanno gestiti Magliocca e Zannini; perché i voti li sappiamo fare tutti se un giorno di agosto del 2020 il governatore De Luca manda il figlio in stampelle a via Fermi ad Aversa, storica sede anche domestica del compianto Peppino Sagliocco, per stipulare un foedus sceleris col fratello Luciano, grazie al quale Federica Turco entra nella lista di De Luca e dentro al quale c’è il ribaltone al Comune di Aversa, puntualmente realizzato, e una sequela impressionante di assunzioni di famiglie (6 o 7), chiusasi in questi giorni con il posto fisso a tempo indeterminato conquistato (si fa per dire) dal figlio di Luciano Sagliocco, padre anche di Francesco Sagliocco, assessore del ribaltone e divenuto farmacista per sempre da qualche parte nell’Università della Campania Luigi Vanvitelli.
Per fare queste cose, o meglio per arrivare a farle, occorre avere solo la predisposizione genetica e non una particolare abilità. Ognuno di noi è disposto a relazionarsi con la coscienza, la morale, l’etica, in misura differente. Zannini, che non ha coraggio di fare il mio nome e cognome perché sa bene di che persona sta parlando, è uno che non teme di muoversi in un perimetro molto largo, accettando anche di rischiare, ma tutto sommato fino a un certo punto, perché l’impunità di cui ha goduto questo sistema, a Caserta, è come se lo avesse totalmente anestetizzato, trasformando nella sua testa in cose normali, legali, quel che a nostro avviso normale e legale non è, nel momento in cui ribaltano lo storico, cardinale principio della teoria cardinale del diritto, in cui si afferma che sono le norme la base di una convivenza civile e sono le norme a regolare l’attività degli individui.
Finito il rapido excursus sul suo scritto, pubblicato in testa a questo articolo e che, mai come in questo caso parla da sé per protervia e arroganza, veniamo al nocciolo della questione, su cui tutto sommato Zannini cerca di distrarre i cittadini di Mondragone. Pasquale Scarola Razzino ha fatto 13 anni di carcere per camorra. Il fratello ha condanne a 30 anni, non si è pentito ed è uno che ha comandato a Mondragone dopo l’arresto di Augusto La Torre. Scarola ha scortato il governatore De luca, abbracciato dal fratello dell’assessore alle Attività Produttive Tramonti.
Su questo Zannini non formula alcuna valutazione o spiegazione. Ciò non può perché la famiglia formata da Alfredo Campoli e M. Tramonti appartiene politicamente a Zannini.
Lui l’ha votata, l’ha fatta votare, in modo che Maria Rosaria Tramonti raggiungesse quasi 1000 preferenze a Mondragone, dove votano 11mila persone.
E l’assessora ha dichiarato in eventi pubblici, con orgoglio, di essere la commarella di Zannini, nel senso che Zannini è stato testimone di nozze.
Non avevamo volontariamente allargato la fotografia, ma a questo punto lo dobbiamo fare, perché se il consigliere regionale afferma che noi, in quanto prezzolati, dipingiamo uno scenario falso su una manifestazione gioiosa, occorre fornire qualche elemento in più.
Non era, infatti, solo il Bizzarro fratello della super assessora Tramonti-Campoli a scortare De Luca, ma anche la figliola, cioè la ex dirigente della società di calcio a 5 Ledi, che in questi giorni, dopo che la ragazza ha lasciato la presidenza per cederla a…, si è aggiudicata la gara per l’affidamento e la gestione del palazzetto dello Sport, con la madre assessore alle Attività Produttive e dopo che suo padre Alfredo Campoli, conquistando il controllo della Mondragone City, ha conquistato il controllo della gestione del campo sportivo inaugurato da De Luca.
A proposito di camorra, leggete bene quello che dice questo striscione rosso, la cui immagine pubblichiamo in premessa di articolo: “Renato sempre con noi”.
Se notate, è Mario Pagliuca, in un post di Facebook, a ringraziare quelli che definisce “i miei fratelli Davide Migliore e Agostino D’Agostino per questa meravigliosa sorpresa che mi hanno regalato”.
Siccome noi siamo uomini, ma molto di più di Zannini, quando abbiamo affrontato l’argomento degli appalti aggiudicati alla società di vigilanza privata Union Security di cui Mario Pagliuca è direttore commerciale, ci siamo limitati a definirlo solo uno zanniniano di ferro.
Eppure ben sapevamo di chi fosse figlio Mario Pagliuca.
Ma siccome le colpe dei padri non possono e non devono ricadere sui figli, perché noi liberali lo siamo sul serio e non a chiacchiere, la nostra valutazione ha riguardato solamente la relazione politica tra Pagliuca e Zannini.
È assolutamente legittimo che Mario Pagliuca guardi alla memoria di suo padre con la tenerezza di un figlio che avverte solo l’amor filiale, cancellando tutto il resto. È legittimo e noi difenderemmo sempre il suo diritto se fosse testimoniato, però, nella sfera privata.
Se, invece, i dirigenti della Mondragone City, di cui Mario Pagliuca è direttore generale, impiantano uno striscione e lo mettono a disposizione di tutta una comunità, allora la questione cambia caro Zannini.
Noi la storia della camorra di questa provincia la conosciamo bene e sappiamo bene che Renato Pagliuca, papà di Mario, non è altro che Donato detto Renato, che nel 1995, come raccontano le carte giudiziarie, fu ammazzato da Augusto La Torre in persona in quanto, anche utilizzando la leva dello Sport e della Mondragonese Calcio, che portò alla serie D, esattamente come l’Albanova di Casal di Principe, per la quale simpatizzava Francesco Schiavone Sandokan, arrivò a giocarsi uno spareggio a Foggia che il sottoscritto, stadio Zaccheria, seguì da inviato dell’Ansa, la serie C1, perdendo ai rigori contro il Giulianova, aspirava a prendere il suo posto.
Su quel delitto sono stati celebrati processi, sono fioccate condanne all’ergastolo e a 30 anni.
Per cui è materia pacifica che Donato Pagliuca, che tutti chiamavano Renato, fosse un camorrista.
Ora, se dal lato spogliatoio Pasquale Scarola Razzino scorta De Luca abbracciato dal fratello dell’assessora zanniniana Tramonti e insieme alla figlia di quest’ultima, se l’amministrazione comunale di Mondragone ritiene che sia normale che nello stadio inaugurato dal governatore venga impiantato uno striscione che inneggia pubblicamente (privatamente lo capiremmo e difenderemmo la facoltà del figlio di farlo) di un camorrista di prima fascia, ammazzato non secondo Casertace ma secondo quello che è stato sacramentato dai processi, da Augusto La Torre per fermarne la scalata criminale, allora consigliere regionale Zannini, siamo noi, sono io che da prezzolato, da ingaggiato a pagamento dai tuoi nemici politici, spargo calunnie, o è la situazione che si sta creando a Mondragone ad aver attivato la mia attenzione (al momento purtroppo solo la mia)?
Tu puoi presentare tutte le querele di questo mondo. Sai bene, del resto, che come è successo con quelle precedentemente fatte a mio carico, non hanno alcuna possibilità di determinare una condanna del sottoscritto.
Le fai perché se non le facessi tutti i tuoi clientes, che si bevono la frottola che il tuo consenso dipenda solo e solamente dalla tua efficienza, dalla quantità di lavoro che profondi ogni giorno, penserebbero che ciò che questo giornale scrive abbia un fondamento.
Ma nessuna querela potrà fermarci. E sai perché? Per il semplice motivo che io e questo giornale ci relazioniamo a fatti evidenti, a fotografia come quelle di Pasquale Scarola Razzino, insieme al governatore De Luca, al fratello dell’assessora e alla figlia.
E poi ancora all’immagine di quello striscione. Se tu facessi una politica normale, rettilinea, se ti limitassi a qualche raccomandazione che nel sud è sempre un po’ fisiologica, questo giornale e il sottoscritto si occuperebbero raramente di te e ti garantisco che lo facciamo anche poco, perché tu oggi, culturalmente, rappresenti a quasi 70 anni di distanza un prototipo che il politologo americano Edward C. Banfield avrebbe inserito nel suo libro “Il familismo amorale” che scrisse dopo aver vissuto per tre anni, senza soluzioni di continuità, in un paesino della Basilicata.
Un’opera che ancora rappresenta una delle testimonianze culturali più importanti per declinare una questione meridionale che non finisce mai proprio perché esistono politici come te e intelligenti spregiudicati come il signor Vincenzo De Luca che ti fornisce ogni arma.