Piccoli camorristi crescono. La rabbia di Teresa Bidognetti e del marito quando un bambino, figlio di quello del bar Guida dice all’altro bimbo figlio di Katia: “Voi non siete più nessuno”

24 Ottobre 2023 - 18:04

E giù telefonate, chiarimenti. Poi, sempre questo bimbo, afferma in auto davanti ai due zii: “Quando uscirà zio Gianluca sarà tutto diverso”. In calce all’articolo uno stralcio dell’ordinanza relativa all’arresto di Emilio Martinelli

SAN CIPRIANO D’AVERSA(g.g.) Nelle 28 pagine dell’ordinanza, firmata dal gip del tribunale di Napoli, Isabella Iaselli, su richiesta dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, vengono utilizzate diverse intercettazioni ambientali, finalizzate a dimostrare che Emilio Martinelli avesse un ruolo preminente nella gerarchia criminale di un clan dei casalesi, che comunque, provava, giorno per giorno a cambiare pelle, riorganizzandosi in base a mezzi materiali, esponenzialmente inferiori a quelli del passato.

Domani soffermeremo la nostra attenzione su un paio di serrate conversazioni non tranquillissime tra Oreste Reccia che fino al tempo del suo nuovo arresto è stato il capozona di San Cipriano, e il citato Emilio Martinelli. Conversazioni che dimostrano, secondo il gip, che martinelli si confronta alla pari con Oreste Reccia, anzi è in grado di far valere al sua autorità criminale derivatagli, anche, dal fatto di essere il figlio di Enrico Martinelli, boss e killer del clan dei casalesi e per anni espressione del gruppo schiavone. Gli screzi tra Reccia e Martinelli vertono soprattutto sulla rivendicazione di autorità da parte di quest’ultimo, che chiede di conoscere, che chiede che gli si dia conto sulle persone che vengono sottoposte a estorsioni.

Anche in questi altri dialoghi intercettati si conferma la volontà di Oreste Reccia di tirare una linea verticale tra San Cipriano, Casal di Principe e Casapesenna. Della seria, siamo amici ma ognuno si muove per se. Non è un caso che quando gli viene domandato se abbia incontrato o meno “Cucchione”, cioè quel Giovanni Della Corte che poi sarà arrestato come l’uomo che ha tentato di ricostituire al fazione della famiglia Schiavone, lui risponde seccato che lui non incontra e non incontrerà nessuno dovendo pensare alle cose di San Cipriano.

Aspettando di dettagliare meglio domani questi contenuti, aggiungendovene altri riguardanti altre conversazioni che Martinelli ha con Vincenzo D’Angelo al tempo ancora libero, marito di Teresa Bidognetti, figlia di Cicciotto, al secolo Francesco Bidognetti, ci soffermiamo solamente su una parte che riteniamo emblematica per tante cose. Una banale lite tra bambini, tra il figlio di Attilio Guida, fratello di Nicola Guida, titolare del bar Guida di San Cipriano e imparentato con Emilio Martinelli avendo sposato la zia, e il figlio di Katia Bidognetti, sorella maggiore di Teresa Bidognetti e di Gianluca Bidognetti, produce un grumo di tensione.

Occhio, però, non perchè i due bimbi si scambino parolacce ed epiteti, ma perchè il figlio di Attilio Guida a un certo punto dice al figlio di Katia Bidognetti che loro sono finiti, che loro non contano più niente. tutto avrebbero potuto sopportare Vincenzo D’Angelo e sua moglie Teresa che non avrebbero battuto ciglio anche se i due bambini si fossero picchiati eccetto che , il figlio di Katia cioè il loro nipote, impossibilitato a vedere spesso la madre ancora ristretta al carcere e ai domiciliari, potesse essere bollato come appartenente a una famiglia, quella dei Bidognetti, che non conta più nulla. E allora Vincenzo D’Angelo va direttamente da Attilio Guida e gli dice una cosa molto chiara: se suo figlio ha detto quella frase è perchè l’ha sentita da un grande. E’ chiaro che il sospetto di Vincenzo D’Angelo si concentri proprio su Attilio Guida e su suo fratello Nicola Guida. Ma come dice il sammaritano che ha sposato Teresa Bidognetti, “nella nostra famiglia il più poco ha 4 ergastoli” peccato, aggiungiamo noi in un breve intermezzo che lui cioè D’Angelo ci ha messo neanche 3 settimane dal momento in cui è stato arrestato con un capo d’imputazione piuttosto grave, nel novembre scorso a diventare collaboratore di giustizia riempendo i verbali della Dda già dall’inizio di dicembre.

D’Angelo chiama al telefono anche Emilio Martinelli che con i guida, è, per l’appunto imparentato. In un primo tempo Martinelli mostra quasi indifferenza, successivamente in qualche telefonata esprime parole rassicuranti. Poi ci sarebbe stato quello che dalle parti di San Cipriano, Casal di Principe e Casapesenna definiscono “chiarimento” tra Vincenzo d’Angelo e Attilio Guida. Ma la scena realmente emblematica che fa capire per quale motivo potremmo definire il tutto, parafrasando un antico romanzo “Piccole Donne Crescono” di Louisa May Alcott, “Piccoli camorristi crescono”. In una conversazione, sviluppatasi nell’auto di Vincenzo D’Angelo alla presenza anche di Teresa Bidognetti, i due coniugi ne dicono 4 a Emilio Martinelli e individuano in questa sua presunta arroganza la volontà di sottomettere i Bidognetti. Interviene il piccolo figlio di Katia Bidognetti: “zia ma eh ….perchè quando uscirà zio Gianluca cambieranno tante cose secondo me…”

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