QUARTIERE ACQUAVIVA. I soliti nodi dell’abbandono e del degrado. La piaga del sottopasso ferroviario e “la pioggia sul bagnato” del circolo del tennis Lourdes

22 Novembre 2024 - 18:00

Caserta (p.m.) – Poiché del rione Acquaviva non si parla quasi più benché vi vivano poco meno di un terzo dei casertani, ne diamo qualche aggiornamento.

Prima di entrare in materia, però, dobbiamo un inquadramento a carattere generale.

Il quartiere paga lo scotto di essere stato sotto la cattiva stella della speculazione edilizia più plateale . Il comune, spalleggiatore del partito del cemento di allora come di oggi, anziché imporre, per tale quadrante della città  ancora poco urbanizzato, una pianificazione edificatoria  attenta alla vivibilità ed al verde, permetteva di costruire indiscriminatamente in ogni metro quadrato di suolo disponibile.

Non a caso, in tale assalto cementizio, si distingueva e ancora si distingue il c.d. villaggio Saint Gobain, destinato ad alloggiare i quadri della fabbrica francese del vetro attiva a Caserta dalla fine del 1960. Una serie di villette ad uno o a due piani- bi o mono famigliari – immerse nel verde di  alberi, orti e giardini, con un ampio spazio aperto per i giochi dei ragazzi, gli incontri  e la socialità dei residenti. Una realtà sorta da tutt’altra idea di architettura civile, che non quella depredatoria del territorio anche allora in voga nel capoluogo.

Così oggi l’agglomerato urbano che dai passaggi a livello – che paradigmaticamente in un cinquantennio non si è stati capaci di rimuovere – si spinge fino a San Nicola la Strada è un ammasso di condomini ed abitazioni privo di servizi  e strutture sociali. Il verde  di zona è ridotto a qualche filare di alberi ed a qualche paio di striminziti giardinetti con a mala pena qualche panchina. Gli uni e gli altri in condizioni di perenne abbandono e di chiusura continua per i parchetti. Con esiti alterni, negli anni, ha sopperito a queste carenze  la chieda N.S.

di Lourdes di don Salvatore Izzo e di don Michele Cicchella. Da ultimo si registra un certo attivismo di comitati di quartiere e comitati civici. Ma siamo sempre lì. Il quartiere è completamente trascurato, in una città già civilmente immiserita.

Gli “acquavivesi”, se domani il comune dovesse essere chiuso o soppresso per qualsiasi ragione, non se ne accorgerebbero, perché completamente  assente, ininfluente nella loro realtà.

Gli unici interventi messi in campo nella borgata, dall’amministrazione cittadina, sono stati rivolti persino ad un maggiore sfruttamento dei pochi spazi residuati, come dimostra da ultimo il caso del parcheggio interrato per 78 posti auto che sarà costruito nell’Oasi di Via Feudo di San Martino. Una ingente costruzione che toglierà area verde ed alberi esistenti e dal  costo spropositato di 3.8 milioni di euro. Progetto avversato da gran parte dei residenti, perché lo considerano inutile e potendosi utilizzare i relativi fondi per spese prioritarie. A cominciare da quelle per gli anziani, che sono numerosi, privi di ogni forma di sostegno, a cominciare da un centro polifunzionale ad essi dedicato.

Ciò ricordato in via più ampia, veniamo a qualche dettaglio. Il famigerato sottopasso ferroviario tra via De Martino, via Ferrarecce e via Acquaviva è tornato alle condizioni peggiori dopo un intervento palliativo del febbraio dell’anno scorso, ma celebrato da assessori e consiglieri comunali come forse si farà per il ponte sullo stretto di Messina.

Addirittura, non si capisce se per minchionismo, populismo o cinismo propagandistico, si parlò di nuova galleria d’arte per  via di alcune mattonelle smaltate  murate in una parete.

A causa di abbondanti infiltrazioni che si verificano da sempre in più punti del corridoio pedonale, il pavimento presenta ampie e perduranti pozze di  acqua. Le pareti sono tornate ad essere imbrattate di scritte di vernice. Le ringhiere corrimano si sono divelte completamente e pericolosamente con spuntoni vivi, taglienti ed arrugginiti. Il rifacimento dei marciapiedi che è in corso non ha né tenuto in conto di questo stato di cose e si è arrestato persino davanti all’immondizia  che da mesi e mesi si raccoglie davanti al palazzo abbandonato a capo della strada. A dimostrazione ennesima che nessuno, letteralmente nessuno, vigila sui lavori che vengono svolti. Senza dire che, per il costo che hanno avuto, le nuove mattonelle che vengono poste in opera non appaiono proprio esaltanti.

Un altro capitolo riguarda la parrocchia di N.S. di Lourdes di oggi. Nelle scorse settimane, nelle strade del quartiere è apparso il manifestino che pubblichiamo in basso. Esso è il testo di una lettera aperta rivolta al parroco don Antonello Giannotti che ha di fatto “sfrattato” il Circolo  Tennis Lourdes dopo 50 anni che esso operava proficuamente nella struttura parrocchiale. Gli estensori del documento non discutono della questione civilistica implicata, tanto che riconoscono che il recesso dal contratto di concessione dell’area è stato legittimamente esercitato. Ma si appellano al parroco  perché non si renda “artefice della cancellazione di oltre mezzo secolo di storia” e lasci in vita l’attività tennistica, magari l’affidi a terzi o la gestisca direttamente.

A scorrere la storia cinquantennale del circolo tennistico, sorgono due o tre considerazioni spontanee.  E’ sorprendente che una realtà di periferia in tutti i sensi abbia potuto esprimere  i risultati ed i successi che vanta. Ha avvicinato allo sport centinaia di giovani in un quartiere che, a suo tempo, le strutture sportive se le sognava e che al più si scalmanavano con il pallone nei campi agricoli abbandonati che all’epoca ancora esistevano. Ha dato al tennis italiano un allenatore di fama internazionale qual è Umberto Rianna. Ha potuto contare sull’apertura dei parroci che in questi decenni si sono avvicendati alla guida della parrocchia e che ora pare venire meno con motivazioni  non pienamente convincenti.

IL CIRCOLO DEL TENNIS CHIUSO

Dopo la chiusura del circolo tennistico, i cui campi risultano inaccessibili ed esposti al degrado perché esigerebbero una manutenzione specifica che non sembra venga garantita, non si sa più nulla. Non fa sperare per il meglio il fatto che anche l’ultimo progetto parrocchiale “Seme di Vento”, accanto alle attività di cineforum, musicali, teatrali e ludiche previste per i giovani non comprenda quella sportiva estesa al tennis, il quale sarebbe continuerebbe ad essere assicurato in forme qualificate e non “partendo da zero”. Eppure lo stesso don Giannotti, in alcune sue dichiarazioni rese allorché si era sparsa la voce incontrollata che al posto del circolo del tennis sarebbero sorti dei parcheggi, ebbe a precisare che quell’area sarebbe servita per dotare l’oratorio giovanile di spazi per le attività sportive, compreso il tennis. E’ pur vero che il sacerdote eccepiva, nella circostanza, che l’oratorio parrocchiale, “…secondo lo spirito di don Bosco, è casa che accoglie tutti, e sottolineo tutti, non solo gli iscritti ad un circolo privato dove si paga per giocare”.

Ma, se così è, sembra che ci siano i margini per correre ai ripari,  attraverso la formula di gestione più confacente della struttura sportiva, non parendo equo ed utile fare strame di una delle poche e belle realtà che ha saputo esprimere questa comunità cittadina in tutti questi anni.

IL MANIFESTO A DIFESA DEL CIRCOLO DEL TENNIS LOURDES