Racconto in stile La Piovra. Incredibile ma vero, i 4 capi del CLAN DEI CASALESI erano pronti a tornare a fare i killer. Tutti insieme si ritrovarono in una casa insospettabile di CASAL DI PRINCIPE per uccidere Caterino

27 Dicembre 2021 - 17:57

Con questa terza parte completiamo la sezione dell’ordinanza dedicata a un episodio importantissimo: quello del fallito agguato che doveva consumarsi a Castel Volturno dopo che il boss aveva ritirato la Mercedes blindata o semi blindata alla concessionaria Auto Stella 

 

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Terza ed ultima puntata da noi dedicata all’episodio a nostro avviso importante del fallito agguato, organizzato dal clan dei casalesi, nei confronti di Sebastiano Caterino, un mese prima dell’omicidio poi effettivamente avvenuto il 31 ottobre 2003 all’interno del centro urbano di Santa Maria Capua Vetere.

Abbiamo fatto una carrellata dei racconti dei vari pentiti e si è capito che Sebastiano Caterino rappresentasse u obiettivo difficile da colpire proprio perchè da killer matricolato qual era, fiutava il pericolo da lontano. In calce all’articolo pubblichiamo il link con l’approfondimento di ieri sera, particolarmente interessante soprattutto per la testimonianza di Pasquale Fava che stava dalla parte della vittima, cioè gli faceva da scorta armata, insieme a Arturo Formisano e Mario Madonna.

La questione che affrontiamo oggi non è originalissima, visto che già altri pentiti hanno parlato di due gruppi di fuoco: quello principale formato a quanto pare da Enrico Martinelli, alla guida dell’Alfa 166 che poi sarebbe stata usata anche un mese dopo nell’agguato di Santa Maria Capua Vetere, Bruno Lanza, Claudio Virgilio e Corrado De Luca.

In pratica rappresentanti di tutte le famiglie, di tutti i gruppi più importanti del clan dei casalesi, Martinelli storico appartenente al gruppo Schiavone, Bruno Lanza in area Zagaria, Corrado De Luca fedelissimo di Antonio Iovine. La particolarità che oggi vogliamo evidenziare, e che Antonio Iovine conferma nelle sue prime dichiarazioni rilasciate nell’anno 2014 poi integrate da altre più recenti e che effettivamente l’omicidio di Sebastiano Caterino diventa un punto di dolore criminale per il clan dei casalesi.

Sfuggente, in grado di percepire certi movimenti, così come fece secondo il racconto di Pasquale Fava, quando intravide, mentre era fermo al distributore di carburante con la sua nuova Mercedes che non a caso alla concessionaria Auto Stella di Castel Volturno gli avevano dato con poco carburante, Vincenzo Schiavone detto o petillo che avrebbe partecipato materialmente all’agguato riuscito di Santa Maria Capua Vetere, sfrecciare a bordo di un’auto insieme ad un’altra persona dopo che i due erano già stati avvistati da Fava all’interno della concessionaria Auto Stella ma senza che questo lo allarmasse più del dovuto, visto e considerato che al tempo Fava non conosceva i connotati del nipote di Sandokan e di Cicciariello.

Li conoscenza invece Caterino che non a caso chiuse la pratica del rifornimento in pochi secondi e partì a velocità folle, seminando anche l’Audi A4 della sua scorta armata, verso Santa Maria, rendendosi invisibile anche all’equipaggio di Enrico Martinelli che dopo aver sbagliato manovra superando di qualche metro la pompa di benzina si era ri-appostata in una traversa privata affianco alla Domiziana.

Particolarissima, invece è la composizione del secondo commando. Particolarissima e anche un pò anomala, visto e considerato che i 4 capi, le 4 persone più potenti del clan dei casalesi, cioè Francesco Schiavone Cicciariello, Michele Zagria, Antonio Iovine e Giuseppe Caterino detto Peppinotto, dopo aver deciso, da super boss in carica, la morte di Sebastiano Caterino, erano pronti a rinverdire le loro gesta di un passato al tempo non certo remoto, tornando a fare i killer.

Antonio Iovine dice che erano pronti a sfidare la sorte, ad intercettare Sebastiano Caterino lungo la strada che da Castel Volturno doveva necessariamente fare per rientrare a Santa Maria. Roba che se per un colpo di fortuna polizia o carabinieri fossero passati di là, magari li avrebbero presi tutti insieme in quella che sarebbe diventata la più grande di cattura della criminalità organizzata mondiale, allo stesso momento, Schiavone, Zagaria, Iovine e Caterino si fermarono nell’abitazione di Paolo Natale detto Magone, in via Circumvallazione Casal di Principe.

Non spiega Iovine come avevano intenzione di intercettare Sebastiano Caterino visto che questi sicuramente avrebbe sfrecciato ad altissima velocità. Ma al di là di ciò resta il dato particolarissimo di una cupola già regnante che prima pianifica, ma è pronta anche a ritornare a svolgere il lavoro sporco, questo a dimostrazione del grande spessore criminale e della pericolosità, avvertita anche dai capi del clan dei casalesi, dell’obiettivo da loro scelto, Sebastiano Caterino l’evraiuolo.

 

QUI SOTTO IL NOSTRO ARTICOLO DI IERI

ANATOMIA di un agguato (fallito) dai Casalesi: pedinamenti, scorte armate, manovre sbagliate e quel biondino riconosciuto da Caterino

 

QUI SOTTO GLI STRALCI DELL’ORDINANZA CON LE DICHIARAZIONI DEL PENTITO ANTONIO IOVINE