“Semi” libero l’uomo degli appalti pubblici milionari per il boss Iovine. Ma il ricorso in Cassazione cambia la storia
13 Agosto 2023 - 16:10
SAN CIPRIANO D’AVERSA – È stata pubblicata la sentenza con cui si la Cassazione ha annullato la decisione presa nello scorso novembre dal tribunale di sorveglianza de L’Aquila, città in cui si trova in carcere il cinquantasettenne Vincenzo Della Volpe, con la cui ordinanza si era sancito per il sanciprianese, uomo di fiducia del boss, ormai pentito da anni, Antonio Iovine, che il resto della pena a sette anni di carcere che avrebbe dovuto scontare sarebbe stata in regime di semi libertà.
La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha infatti accolto il ricorso alla Procura generale presso la Corte d’Appello di L’Aquila.
Secondo la Procura generale, infatti, la collaborazione di della volpe alla giustizia era “impossibile“. Inoltre, citando una nota della Direzione Nazionale Antimafia, il regime di semi libertà concesso a Della Volpe, in base alla sua posizione apicale nella fazione Iovine del clan dei Casalesi relativamente ad appalti e lavori pubblici, potrebbe rinsaldare
Nel testo della sentenza – che potrete trovate in calce all’articolo – emerge come, per la Procura generale, Della Volpe “non ha mai dato atto di aver preso coscienza del proprio percorso criminale di aver avviato una riflessione critica proiettata al proprio ravvedimento“.
I giudici dell’ultima istanza, come detto, hanno accolto il ricorso della procura generale, ritenendo reale la pericolosità di Della Volpe.
L’ordinanza che concedeva al 56enne il regime di semi di libertà è stata quindi annullata e la vicenda verrà trattata in un nuovo giudizio dal tribunale di sorveglianza di L’Aquila.
COSA DISSE ANTONIO IOVINE SU DELLA VOLPE
L’ex boss, durante il suo primo interrogatorio datato maggio 2014, parlò ai pm di alcuni milioni di euro erogati dal ministero dell’Agricoltura per il rimboschimento nell’alto Casertano che finirono nelle casse della cosca. “Lavori appaltati attraverso finanziamenti del Ministero dell’Agricoltura – dice – e Vincenzo Della Volpe gestiva per conto del clan i relativi appalti. Della Volpe utilizzò anche imprese del Napoletano“.
”C’erano soldi per tutti in un sistema che era completamente corrotto. Era noto – ha detto Iovine al pm – che quella era un’impresa di Antonio Iovine eppure nessuno si è mai opposto a questo sistema.
Arrestato dalla polizia nell’ottobre 2018, dopo essere stato latitante diversi mesi, Della Volpe fu condannato a 7 anni e 15 giorni di reclusione per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, turbata libertà degli incanti e del commercio, aggravati dall’appartenenza ad associazione mafiosa.