Che dite, avevamo ragione o no? Indagato tutto il cerchio magico di De Luca: Antonio Limone, Italo Giulivo, Luca Cascone, tutti ospiti fissi dei racconti di CasertaCe
19 Febbraio 2021 - 11:21
Cercheremo nelle prossime ore di riproporvi un condensato di tutto il lavoro da noi compiuto nella scorsa primavera. v troverete le storie che sono alla base dell’indagine che impegna ben 5 magistrati tra cui Antonello Ardituro, già punta di diamante della Dda e componente del Csm
CASERTA – (Gianluigi Guarino) Che dobbiamo dire? Che avevamo ragione? Va bè, lo diciamo. Ma non è questo il punto principale nella storia dei 15 “avvisi di garanzia di fatto” per altrettanti indagati, in pratica, il cerchio magico del governatore della Campania Vincenzo De Luca, hanno ricevuto sotto forma di notifica dell’istanza, formulata al tribunale dalla Procura della Repubblica di Napoli, per ottenere una proroga delle indagini. Procedura che, va detto, viene notificata agli indagati perchè esiste la possibilità, da parte loro, di opporsi alla richiesta che il pm formula al gip, presentando a quest’ultimo, memorie e tesi entro e non oltre 5 giorni dalla notifica.
Dunque, è assodato che avevamo ragione e, oggi, se avremo un pò di tempo, vi andremo a selezionare alcuni degli almeno 70, 80 articoli che abbiamo dedicato agli appalti scandalosi dei tre ospedaletti modulari, messi in piedi, si fa per dire, a Napoli, in quel di Ponticelli, nei pressi dell’Ospedale del Mare, a Salerno e a Caserta, proprio vicino all’ospedale civile. E’ assodato che avevamo pure forse ragione sul modo con cui l’istituto zooprofilattico di Portici nel quale signoreggia, indisturbato, da anni e anni il signor Antonio Limone,
Ma al di la delle nostre ragioni, va rimarcato come fatto principale quello di un impegno in grande stile da parte della procura napoletana, con ben 4 pubblici ministeri, tra cui c’è anche Antonello Ardituro, una delle punte di diamante della stagione d’oro della Dda napoletana e reduce da una esperienza da membro togato nel Consiglio Superiore della Magistratura, e Henry John Woodcock, magistrato che, immeritatamente, viene, seppur in maniera larvata, canzonato dai presunti paladini del garantismo, per quelle che sarebbero le sue tante inchieste finite in un binario morto e che invece, sempre a nostro avviso, incrociano solo il problema di puntare ad obiettivi iper-mediatici e dunque molto impegnativi non solo dal punto di vista dell’accertamento relativo alle notizie di reato. Ciò si verifica indipendentemente dalla volontà di questo pubblico ministero che, Costituzione alla mano, vorrebbe applicare il “sacro” principio che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge.
Questi due esperti magistrati sono poi affiancati da Maria Di Mauro e Simone de Roxas, in pratica l’intera seconda sezione della Procura partenopea, che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione. Un gruppo di lavoro fatto di esperienza e di esperienze che opera sotto il coordinamento del procuratore della repubblica aggiunto Giuseppe Lucantonio. L’ipotesi di reato formulata a carico degli indagati è quella di turbativa d’asta, o, per chi parla bene il “giuridichese”, turbata libertà degli incanti. Ovviamente si ragiona su quello che noi abbiamo sempre scritto e cioè sulle gare lampo, aggiudicate con la scusa della super emergenza covid, con tempi e procedure a dir poco discutibili, farraginose e con bandi e capitolati che, ad essere generosi, possiamo definire abborracciati.
Siccome è indagato anche il prode il già citato mister Lemon, al secolo Antonio Limone, dobbiamo ritenere che in questa indagine ci possa essere qualcosa o più di qualcosa che abbia a che fare con un altro argomento che, nella scorsa primavera, pure abbiamo affrontato, e cioè il rapporto esistente tra la Regione Campania e il super laboratorio di analisi Ames di Casalnuovo che, a un certo punto, si scoprì, rappresentava il luogo dove venivano processati i tamponi che per settimane erano stati dichiarati come “ufficialmente esaminati” (ricordate quegli insulsi report mattutini?) dall’Istituto Zooprofilattico presieduto da mister Lemon. Quella struttura fu individuata alla buona, senza alcuna procedura amministrativa, quand’anche minima, diciamo così, alla “volemose bene“, come se quei tamponi fossero un cespite privato del citato mister Lemo. Manco a dirlo, però, questo accadeva un paio di mesi dopo che il super laboratorio di Casalnuovo si era aggiudicato una gara lucrosissima da 750mila euro bandita dalla Regione attraverso quell’altro luogo delle perdizioni chiamato Soresa.
Tra gli altri nomi, almeno tra quelli già noti, non si registrano sorprese. O comunque non possono si sorprenderanno i nostri lettori. Perchè, come avete potuto capire da questo articolo e da come abbiamo strutturato l’intero servizio giornalistico, noi, l’agenzia che dà la notizia, la pubblichiamo in fondo a questo nostro lavoro, come elemento secondario. Ma non perchè siamo più fighi e più intelligenti degli altri, ma perchè ci siamo portati ampiamente avanti con il lavoro, ed è conseguenza di ciò, il fatto che oggi vi possiamo raccontare molte più cose rispetto a quelle che vi raccontano gli altri. Da marzo scorso, infatti, ci siamo rotti letteralmente il mazzo nel primo periodo del lockdown, in cui, anche per 14, 15 ore al giorno, abbiamo tenuto in piedi una sorta di iper-live che conteneva queste notizie, frutto di un lavoro duro, certosino di studio applicato, anzi applicatissimo su atti amministrativi che ci inducevano a sostenere, già allora, che tutta questa faccenda della gestione covid da parte della Regione Campania era a dir poco discutibile, ma proprio a dir poco.
Qualcuno disse: ma dove volete andare contro il grande De Luca? Beh, si campa anche di soddisfazioni morali, di “Davidi che perlomeno spernacchiano i Golia” e il fatto che Antonello Ardituro abbia condiviso, attivando l’azione penale, il nostro auspicio del tempo affinchè questa fosse attivata, non può che indurci a pensare che non lavoriamo poi completamente invano, come voce stabilmente finalizzata alla denuncia sulla mala gestione della res publica. Dicevamo poi, per quanto riguarda gli altri nomi, nessuna sorpresa per i nostri lettori: Luca Cascone e sappiamo chi è, visto che De Luca, al di la di quelle che potevano essere le funzioni amministrative formalmente delegate, lo ha messo a presidio di ogni area di governo delicatissima cioè di ogni area di governo in cui si voleva fare qualcosa di strano, dunque c’era bisogno di una blindatura attraverso il presidio militarizzato di un fedelissimo come Cascone, uno che non tradirà mai De Luca per quello che De Luca gli ha dato in termini di potere.
Poi c’è un altro mister, cioè mister Italo Giulivo. Questo qua, come abbiamo scritto decine di volte, si è sempre occupato di lavori pubblici. Lo ha fatto e non sappiamo se lo faccia ancora da dirigente della Regione. E’ dunque un esperto di gare d’appalto e di procedure. Il fatto che De Luca l’avesse messo a capo dell’Unità di Crisi per il covid la diceva lunga, sin dal principio, su quale fosse l’impostazione e su quale fosse l’uso che il governatore voleva fare di quell’emergenza su cui ha costruito le sue nuove fortune politiche.
In pratica, ricorrendo ad esempi comprensibili per i casertani, se metti un Franco Biondi, un Gennaro Pitocchi, un Davide Ferriello, cioè uno dei campionissimi degli uffici tecnici e degli uffici dell’urbanistica dei comuni di questa provincia, gente che ha macinato migliaia di gare d’appalto e migliaia di procedure su affidamenti diretti e via discorrendo, rimanendo sempre indenne nonostante le modalità, anche in questo caso, ricorriamo alla solita formula, discutibili, a dir poco discutibili, vuol dire che tu al covid vuoi cementificare “le zampette”. Ecco, sì, questa è stata la prima vera variante del virus che in Campania sposa la materia biologica del virus con quella iper-materiale del calcestruzzo o dei prefabbricati, è divenuto il covid della speculazione.
E allora uno come Giulivo, che non è un medico, non è un virologo, non è un epidemiologo, non è un manager dell’organizzazione dei servizi sanitari, bensì un esperto di “cardarella e cucchiara”, stante quelle intenzioni ab origine del governatore, non poteva non essere nominato a capo dell’Unità di crisi. Se hai messo l’esperto di “cardarella e cucchiara” a capo di un’Unità di crisi sanitaria, relativamente alla pandemia più importante registratasi nel mondo dopo la Spagnola, vuol dire che tu volevi fare gli ospedaletti mentre avevi a disposizione, così come noi abbiamo denunciato tantissime volte, strutture riqualificate, rimesse a nuovo da poco tempo come l’ospedale Palasciano di Capua, come l’ospedale di Teano che avrebbero potuto essere attivate in 48 ore.
Insomma, Giulivo messo lì….capisci a mme. Va bè, potremmo proseguire per ore. Ma il tempo non l’abbiamo e al limite oggi pomeriggio cercheremo di offrirvi qualche pezzo fondamentale di revival sui tantissimi articoli che abbiamo dedicato alle cose su cui la procura di Napoli sta pesantemente indagando.
QUI SOTTO IL TESTO DELL’AGENZIA DI STAMPA
Una notifica di proroga delle indagini preliminari è stata notificata a 15 indagati nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Napoli sulla costruzione degli ospedali modulari, sull’acquisto di tamponi e su altri aspetti delle attività messe in campo dalla Regione Campania per far fronte all’emergenza Covid. Tra i destinatari degli avvisi di proroga delle indagini preliminari figurano il presidente di Agenas e consigliere per la sanità del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, Enrico Coscioni, il coordinatore dell’Unità di crisi della Regione Campania Italo Giulivo, la dirigente dell’ufficio Protezione civile del gabinetto del governatore campano Roberta Santaniello, il presidente dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno Antonio Limone, il presidente della Commissione lavori pubblici e trasporti del Consiglio regionale della Campana, Luca Cascone.
Il reato per i quali si indaga è di turbata libertà degli incanti. L’inchiesta è stata affidata a un pool di quattro pm: Antonello Ardituro, Henry John Woodcock, Simone de Roxas e Maria Di Mauro, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio. Sotto la lente d’ingrandimento della Procura napoletana è finita la gara per la realizzazione degli ospedali modulari realizzati in pieno lockdown a Napoli, Salerno e Caserta.