MARCIANISE. Tutor & Quattrini. Il Comune ha violato il codice degli appalti. Pazzeschi i 2 milioni di euro dati alla ditta che ha vinto la gara

24 Febbraio 2021 - 20:41

MARCIANISE -(g.g.) Il sindaco Antonello Velardi festeggia l’ennesima archiviazione ottenuta dalla combinazione tra Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e Tribunale omonimo.
Si tratta della storia dell’Interporto.
Ha il diritto di festeggiare e noi, come ogni altro cittadino, abbiamo il dovere di rispettare questo verdetto per quello che è: un solenne atto giudiziario  non discutibile per quello che vale nell’ordinamento relativo alle fondamentali funzioni della magistratura così come queste vengono definite dalla costituzione.
Ciò detto, la valutazione è diversa nel momento in cui leggiamo, nel post pubblicato oggi dal sindaco, le parole di chi si vuole ergere a vittima di non meglio precisati complotti politici, di obliqui disegni dei soliti, “lui dicenti” poteri forti di tipo criminale.
Questo ci costringerà a ripubblicare, non il nostro pensiero sulla fetentissima vicenda dell’Interporto, per la quale sono state comunque  rinviate a giudizio diverse persone, bensì ciò che un magistrato di altissimo rango qual è Antonio D’Amato, al tempo procuratore della Repubblica aggiunto a S.Maria C.V. e oggi membro togato del Csm, scriveva sui comportamenti del sindaco Velardi e di riflesso su quelli di una giunta comunale mansueta, supina ai piedi dei suoi desiderata.
È storia acclarata, poi eventualmente, se occorrerà, tireremo fuori altre prove documentate, che Velardi spinse affinché si definisse una  transazione, tutta a vantaggio di Barletta & Co. Ed è storia che la fideiussione

utilizzata per quella losca operazione, pienamente approvata e avallata dal Comune di Marcianise, rappresenti ancora oggi, largamente imbattuta, una delle truffe più colossali che un magistrato italiano abbia mai avuto la possibilità di scoprire.
Detto questo e annunciato quel che faremo nei prossimi giorni, rinfrescando la memoria a chi oggi potrebbe pensare che questo sindaco sia una vittima, veniamo all’argomento di questo articolo.
Torniamo all’argomento da noi scelto per il presente articolo relativo ad  un’altra vicenda a dir poco inquietante: il tutor voluto fortissimamente  da Velardi e dall’allora assessore Nicola Salzillo.
97mila verbali di accertamento di infrazione, 14mila ricorsi sicuramente già pendenti presso il Giudice di Pace, con una raffica di condanne a carico del Comune di Marcianise per un dispositivo di tutor irregolare, che non a caso nel gennaio del 2020 il commissario prefettizio, nonché vice-prefetto vicario Michele Lastella, revocò.

Nelle casse del Comune sono finiti poco più di 5 milioni di euro, di cui, incredibile ma vero, 4 milioni sono andati in fumo in costi e spese e poco più di 900mila euro rappresenterebbero l’incasso, che non è tale in quanto – come abbiamo scritto e ribadito – trattenendo quei soldi e non riconoscendo la metà di quanto incassato all’ente proprietario della strada, cioè la Provincia di Caserta, è stato violato l’articolo 142 comma 9 del Codice della Strada.
Una ricostituzione della legge violata, ormai more solito a Marcianise, (la legge violata, non certo la ricostituzione) determinerebbe una perdita secca di 1.618.000 euro.
Debiti che renderebbero disastrosa l’operazione e che andrebbero ad aggiungersi ai 250mila euro che già si profilano all’orizzonte nel consiglio comunale come debiti fuori bilancio, frutto delle batoste che la cocciuta determinazione dell’amministrazione comunale ha fatto sì che il Giudice di Pace infliggesse alle casse pubbliche.
Ma questa dei tutor è una porcata “come la giri e come la volti”.
A nostro avviso, il problema più grave è rappresentato dalla violazione dell‘articolo 35 comma 4 del decreto legislativo del luglio 2016, meglio noto come  Nuovo Codice degli Appalti, che così recita: “ Il calcolo del valore stimato di un appalto pubblico di lavori, servizi e forniture è basato sull’importo totale pagabile, al netto dell’IVA, valutato dall’amministrazione aggiudicatrice o dall’ente aggiudicatore. Il calcolo tiene conto dell’importo massimo stimato, ivi compresa qualsiasi forma di eventuali opzioni o rinnovi del contratto esplicitamente stabiliti nei documenti di gara. Quando l’amministrazione aggiudicatrice o l’ente aggiudicatore prevedono premi o pagamenti per i candidati o gli offerenti, ne tengono conto nel calcolo del valore stimato dell’appalto”.
L’importo massimo stimato è, in pratica, la base d’asta dell’appalto comprensiva anche di una eventuale proroga biennale dello stesso ed  è  pari a 735mila euro.
Ora non vogliamo dilungarci più di tanto anche se  la materia lo richiederebbe.
Cerchiamo di semplificare.
L’Ati verticale Athena Srl, Treesse Italia Srl e Securtek Srl (quest’ultima azienda casertana della famiglia Di Gennaro di Casagiove) si è aggiudicata la gara decidendo di parteciparvi in base a quel parametro economico, su cui ha poi modulato il suo ribasso e la sua offerta tecnica.
Quello stesso parametro economico ha indotto un numero ics di altre imprese del settore a non parteciparvi.
Ecco perché il legislatore scrive nel comma 4 dell’articolo 35 del succitato Codice, che l’importo totale pagabile è pari all’importo massimo stimato, ivi compresa qualsiasi forma di eventuali opzioni o rinnovi del contratto esplicitamente stabiliti nei documenti di gara.

Nel nostro caso, i 735mila euro comprendono anche l’eventuale proroga biennale

Ora, come è possibile che l’RTI verticale si sia già trattenuta la somma di 1 milione 100mila euro e si appresta, se non l’ha già fatto, ad intascare altri 900mila euro per un totale di 2 milioni?

Stiamo cercando le determine di liquidazione ma possiamo già dire che in Comune si parla di una modifica legata a cifre di accertamento molto più alte rispetto a quelle che avevano determinato la base d’asta dei 735mila euro.

Ed ecco qui che il Comune di Marcianise compie un’altra esperienza estrema come quella di cui abbiamo scritto, qualche giorno fa, relativamente al gazebo della Polisportiva Icarus.

Condizione necessaria e irrinunciabile perché le cifre di un appalto possano essere modificate, questo dice il Codice senza se e senza ma, è, infatti, quella di chiedere e di ottenere una variante, un tempo si diceva una variante in corso d’opera, che da un po’ di anni a questa parte è difficilissimo ottenere, dopo che questo metodo ha rappresentato uno strumento nelle mani di ogni impostore e camorrista, che si aggiudicava gare con ribassi mostruosi e poi recuperava tutti i soldi con gli interessi, compresi gli importi per le mazzette, attraverso le varianti gentilmente accordate dai diversi dirigenti comunali.

Eventualmente, nei prossimi giorni vi spiegheremo perché la gara del tutor non poteva  essere soggetta ad una variante. Per cui, qualsiasi operazione fatta in difformità rispetto al limite invalicabile previsto dall’articolo 35 comma 4 rappresenta, tornando al concetto di Marcianise Comune no limits un’ esperienza che va oltre, che travalica anche gli infiniti imbrogli delle varianti in corso d’opera, costituendone una di fatto, in puro stile bancarella del torrone, senza intraprendere e attraversare alcun tipo di procedura.
Secondo noi, sono stati consumati dei reati.
Proprio per questo motivo, esclusivamente per questo motivo, anche stavolta non succederà nulla.

Perché se ci sono dei fessi che non hanno partecipato alla gara del tutor, regolando la loro decisione sulla cifra posta a  base d’asta,  non puoi cambiare la struttura economica della stessa in base a ragionamenti improvvisati. Se capita che i proventi, e non è questo il caso, perché l‘incassato è lontano mille miglia dall‘accertato, tu Comune, nel momento in cui l’impresa aggiudicataria ha già incassato tutta la somma considerata tetto invalicabile dall’articolo 35 comma 4, devi fermare tutto e, nel rispetto di un principio  che se violato il quale crei una turbativa d’asta ex post, devi ribandire una nuova gara, magari facendo dei calcoli più seri, più avveduti, ispirati da conoscenze tecniche in modo da determinare una base d’asta congrua rispetto ai tempi dell’esercizio in concessione del servizio in questione.

Questo non ha fatto il Comune di Marcianise e, a nostro avviso, chi ha firmato la firmato le determine attraverso le quali l’Ati ha incassato 2 milioni di euro, cioè 1.300.00 euro in più del massimo possibile, dovrebbe spiegare chi glielo ha chiesto o addirittura imposto e per quale motivo lo ha fatto.