Muore operaio nel cantiere del centro commerciale a S.MARIA C.V., condanna definitiva per omicidio colposo all’imprenditore di CASERTA
28 Dicembre 2022 - 11:19
La vicenda è quella del tragico incidente sul lavoro verificatosi mercoledì 13 aprile 2011 nel cantiere dell’ex tabacchificio di via Galatina che ha provocato la morte dell’autista di una betoniera, Sergio Giusti, all’epoca 47enne
CASERTA/SANTA MARIA CAPUA VETERE – In queste giornate è stata resa nota la sentenza della quarta sezione penale della corte di Cassazione, con cui i giudici hanno rigettato i ricorsi dei ricorrenti e confermato la decisione della corte di Appello di Napoli del 20 ottobre 2021.
I giudici di seconda istanza avevano riformato la sentenza emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere in data
21 novembre 2017, con cui erano stati condannati per omicidio colposo Vincenzo Pratillo, imprenditore di Caserta e rappresentante legale della Rea Group s.r.I., società appaltatrice dei lavori di abbattimento e ricostruzione e realizzazione dei locali commerciali presso il cantiere di Via Galatina in Santa Maria Capua Vetere, Ferdinando Boemio, il coordinatore dei lavori, direttore dei lavori e coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, e Michele Fretta, il capo cantiere.
La vicenda è quella del tragico incidente sul lavoro verificatosi mercoledì 13 aprile 2011 nel cantiere dell’ex tabacchificio di via Galatina che ha provocato la morte dell’autista di una betoniera, Sergio Giusti, 47enne.
Mentre era alla guida, all’improvviso il suo tir-betoniera ha “toccato” la copertura di un capannone industriale, dal quale si è staccata la lastra in cemento, che ha travolto la cabina di guida del veicolo industriale. Per l’operaio, che lavorava per una ditta esterna, non c’è stato nulla da fare.
Fretta, Boemio e Pratillo, a seguito della decisione della corte di Appello partenopea, hanno presentato ricorso alla corte di Cassazione, con gli avvocati difensori che hanno lavorato lungo per specificare ogni motivo, ogni circostanza atta a rendere meno forte la decisione dei giudici di Napoli, con l’obiettivo di difendere la posizione dei loro assistiti.
La quarta sezione penale ha dichiarato inammissibili i ricorsi, condannando i tre ricorrenti al pagamento delle spese
processuali e alla rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute nel giudizio dalle parti civili.