Patto criminale tra i fratelli Diana e Zagaria, la Dda pronta a chiedere le condanne
5 Febbraio 2024 - 16:59
I due sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa.
CASAL DI PRINCIPE. A fine mese il sostituto procuratore della Dda di Napoli, Fabrizio Vanorio, terrà la sua requisitoria con le probabili richieste di condanna per i fratelli Antonio e Nicola Diana, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. I due Diana, infatti, sono ritenuti vicini al clan dei Casalesi, fazione Zagaria.
Chiusa, dunque, l’istruttoria dibattimentale, il processo, che si tiene dinanzi alla terza sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, si avvia alla conclusione. Noti in questi anni come imprenditori antimafia, ora Nicola e Antonio Diana si stanno difendendo da una grave accusa, quella di concorso esterno in associazione camorristica, per aver – sostengono gli inquirenti della Dda di Napoli – stretto un patto criminale, già negli anni ’90, prima con il boss Vincenzo Zagaria, poi con Michele Zagaria, con lo scopo di assicurarsi la protezione del clan e crescere così imprenditorialmente.
In cambio – ipotizza la Dda – i Diana avrebbero cambiato più’ volte gli assegni del clan, provenienti da imprenditori sotto estorsione, versando inoltre nelle casse della cosca cospicue somme di denaro.
Ad accusarli sono i collaboratori di giustizia Francesco Zagaria Ciccio ‘e Brezza, Massimiliano Caterino e Attilio Pellegrino.
nel corso dell’ultima udienza hanno parlato in aula alcuni dipendenti che in passato hanno lavorato con i Diana.
Uno dei contabili delle aziende del gruppo ha spiegato come per anni gli imprenditori avrebbero subito atti intimidatori e che i Diana pagavano le estorsioni con fondi privati, proventi, chiaramente, del loro lavoro, ma non tramite fondi direttamente presi dalle ditte. Ci sarebbero stati, quali azioni minacciose subite, un dipendente preso a schiaffi da un soggetto non specificato, un residuato bellico lasciato nel macchinario per compattare i rifiuti e spari contro la sede amministrativa di una delle imprese.
Un altro dipendente dei Diana ha spiegato che dal 2009, poi, lo zio Armando andò via dalle imprese, legate al settore del riciclo e il riuso di materiale e dei trasporti, lasciando, quindi, le attività nelle mani dei due fratelli.