PARENTOPOLI A MONDRAGONE. Ecco perchè l’operazione Garanzia Giovani del nipote del consigliere Corvino è illegale
16 Settembre 2018 - 11:15
MONDRAGONE – (g.g.) Ritorniamo sulla vicenda riguardante il giovane Emanuele Bosi, nipote diretto di Vincenzo Corvino, capogruppo della lista che ha fatto capo o ancora fa capo al sindaco Virgilio Pacifico.
Non lo facciamo certo perchè nutriamo un particolare sentimento nei confronti di queste persone che non conosciamo e che tutto sommato è giusto non conoscere se si vuole evitare di condizionare un giudizio che deve invece essere fondato sulla considerazione della legge, delle norme che da questa discendono, come unico punto di riferimento, come unico parametro da utilizzare per formulare le suddette valutazioni.
Di Emanuele Bosi abbiamo già scritto, illustrando il suo acrobatico passaggio dai ranghi dei cosiddetti Apu (contratti a tempo determinato, finanziati dalla Regione Campania), dentro ai quali Bosi ha ottenuto una scrivania comoda e confortevole all’interno degli uffici comunali, vicino alle due Lavanga, sorelle del vicesindaco Francesco, uomo vicinissimo al consigliere regionale Zannini.
Già questo ha determinato polemiche perchè, oltre al discorso della parentopoli galoppante in atto a Mondragone, altri Apu hanno arricciato il naso in quanto loro sono stati avviati e assegnati a mansioni esterne, all’aperto, sicuramente meno confortevoli di quelle toccate a Bosi.
Ma fin qui, raccontiamo una storia di normale clientelismo, nepotismo meridionale. Una storia come tante con cui noi che apparteniamo a questa terra, ci auto infliggiamo ogni giorno una pesante punizione che ci confinerà sempre in uno stato di arretratezza da cui non potrà mai nascere un effettivo sviluppo collettivo.
Il discorso diventa più complicato quando si va a valutare lo spericolato passaggio di Emanuele Bosi, il quale, come si suol dire, prende la palla al balzo, lascia il lavoro Apu e salta su Garanzia Giovani.
Ora, le prime due immagini che pubblichiamo sotto a questo articolo, potrebbero anche costituire elementi non chiarissimi nella definizione dei requisiti e dei fattori ostativi per la partecipazione a Garanzia Giovani: “Non impegnato in attività lavorativa…”.
Una definizione generica, troppo generica della quale si potrebbe approfittare come spesso succede in Italia, attraverso un’interpretazione creativa, o, per usare un’espressione più concreta “a cazzi propri”. Si potrebbe dire che l’impiego dei progetti Apu è precario, dunque non è proprio un lavoro. E allora ci soccorre una faq che taglia letteralmente la testa al toro. Proprio perchè l’enunciato è generico, quelli di Garanzia Giovani hanno specificato bene il requisito, partendo da una domanda: “Sto svolgendo un tirocinio nell’ambito del progetto Amva-Neet, posso aderire a Garanzia Giovani?“.
Risposta: “No, perchè il programma è rivolto ai giovani Neet che non partecipano ad alcuna attività lavorativa, nè esperienza di lavoro, nè frequentano un regolare corso di studi.”
Conclusione nostra: se un tirocinio è un elemento ostativo, figuriamoci un lavoro vero, seppur a termine come quello Apu che era in atto quando Bosi ha presentato la domanda.
Situazione chiarissima. C’è stata qualche distrazione in Comune. Qualcuno, magari involontariamente ha dichiarato il falso.