ELEZIONI PROVINCIALI. Domani, venerdì, liste ufficiali. Con Zannini e Bosco, arriva la terza gamba di Giovanni Cusano che lancia Gianluigi Santillo. Tutto il quadro delle liste
12 Settembre 2019 - 19:15
CASERTA – (g.g.) Domani, 13 settembre, alle ore 12 scade il termine per la presentazione delle liste che il prossimo 3 ottobre, che cade di giovedì, saranno in lizza per il rinnovo dei 16 seggi del consiglio provinciale di Caserta.
A differenza di due anni fa, non si vota per il presidente, visto che questa carica dura 4 anni, esattamente il doppio della durata del consiglio.
Al momento, possiamo già dire che il presidente Magliocca ha ispirato la costituzione di una sola lista. L’ha chiamata Forza Caserta con una certa abilità. Da un lato, infatti, la denominazione evoca quella di Forza Italia, dall’altro se ne discosta, marcando il connotato territoriale. Il punto è che Giorgio Magliocca, oltre ad essere il presidente della provincia è anche il coordinatore provinciale di Forza Italia. Ora, è vero che questo è un partito ormai alla canna del gas, che già al tempo in cui “prendeva” il 35% aveva una gestione poco collegata alle regole di un partito reale e non virtuale, ma è anche vero che ai tempi di Nicola Cosentino,
Insomma, se a Magliocca sta stretta Forza Italia, noi lo comprendiamo anche, però deve fare una cosa molto semplice: deve dimettersi dalla carica di coordinatore provinciale senza per questo rinunciare a simpatizzare per il partito di Berlusconi, giocando al suo interno la partita di corrente o di componente.
Detta questa cosa divenuta doverosa da quando stamattina è diventato ufficiale che il simbolo di Forza Italia non sarà presente alle elezioni provinciali, aggiungiamo che Magliocca ha dato anche sei nomi alla lista di Fratelli d’Italia, che Gimmi Cangiano, coordinatore regionale, ha presentato un pò controvoglia, dato che fa fatica a capacitarsi e ad ambientarsi in un partito che oggi vale il 7 o l’8%, che ha in Giorgia Meloni una leader in grande ascesa nei sondaggi personali e che dunque non è più il partito dell’uno virgola, come lui poteva fare quelle cose di cui abbiamo parlato a lungo in articoli usciti soprattutto al tempo della vicenda relativa alla scelta del candidato sindaco nella città di Aversa, piegando quella piccola rendita di posizione alla necessità di manovre finalizzate a farsi qualche “cacchio suo”.
Procede con una certa tranquillità la costruzione della lista targata Lega. In effetti anche il partito di Salvini non usa il simbolo ufficiale, ma lo slogan adeguato territorialmente: “Prima i casertani”. Ma qui è differente il discorso, visto che nè Mastroianni, nè Valentino Grant ricoprono la carica di presidente della provincia, connesso direttamente a questo particolare tipo di elezione.
Per quanto riguarda l’area di centrosinistra, Zannini e Bosco, per evitare di stressare troppo quelli che ritengono propri sostenitori, hanno finito, pur continuando a guardarsi in cagnesco, per mettersi d’accordo per una sola lista che si chiamerà Liberi e Moderati. Non liberi e belli, mutuando lo slogan dello spot di un’antica lacca, perchè in questo gruppo di bello non c’è proprio nessuno, a partire dall’ex sindaco di San Potito Gianluigi Santillo, il quale è simpatico ma non bello e qui salta fuori il discorso della terza gamba, quella di cui non si parla, ma che è saldamente presente in questa lista.
Non sappiamo se si tratta di uno scoop ma vi diciamo che il simpaticissimo Giovanni Cusano, uscito tutto sommato dalla sua vicenda giudiziaria senza grandi danni, e che quindi non si arrabbierà se lo reinseriamo nei ragionamenti con il suo scherzoso soprannome di John Milletrastole, ha promosso proprio la candidatura di Gianluigi Santillo, proprio come lui stesso sta dicendo ai suoi sostenitori. Per cui, questa è la lista di Zannini, Bosco e del mitico John.
Area Pd, due liste. Una impostata da Stefano Graziano (Democratici per Terra di Lavoro), l’altra da Gennaro Oliviero (Democratici per Caserta). Sono il viatico per il lungo duello che opporrà questa pariglia di super votati fino alle prossime elezioni regionali, dove ritengono, tutto sommato fondatamente, di poter essere eletti entrambi, ma che potrebbe riservare una brutta sorpresa, dato che se il candidato presidente a cui si collegherà dovesse soccombere, sarà solo il primo di loro a tornare in consiglio, mentre il secondo tornerà a casa in attesa eventualmente di un’altra tornata di elezioni politiche.