CASERTA. I consiglieri comunali sempre più ridotti al ruolo di passacarte. Il recente ed ennesimo caso del Campus universitario…

11 Febbraio 2025 - 15:36

Caserta (p.m.) – Nella seduta del 28 dicembre scorso, il consiglio comunale – con 20 voti a favore e 5 astensioni – ha approvato la delibera numero 103 con la quale ha autorizzato il rilascio, in favore della locale università,  del permesso a costruire in deroga, limitatamente alla destinazione d’uso, di un Campus Universitario nei fabbricati storici vanvitelliani dei Reali Mulini di S. Benedetto alla via Ferrarecce. Il Campus progettato prevede la realizzazione di residenze (con 124 alloggi per gli universitari), spazi polifunzionali e servizi per studenti e aree per servizi ricreativi.

Nel dare la notizia della decisione comunale ricordammo che la sezione casertana di Italia Nostra, appreso del progetto fin dalle sue prime battute, cioè da quando se ne era cominciato a parlare  nel giugno 2023, aveva espresso le sue riserve sull’ipotizzato intervento architettonico sull’antico opificio borbonico più noto in città come ex-caserma Barducci.

E per offrire una compiuta informazione ai lettori, ci riservammo di dedicare una seconda parte di approfondimento ai rilievi espressi dall’associazione culturale cittadina, la quale si connota per la credibilità e la competenza delle sue iniziative a tutela del patrimonio culturale della provincia e del capoluogo svolte nel corso di numerosi anni di attività.

Ovviamente, prendemmo tempo anche per avere cognizione del contenuto della delibera del consiglio comunale non appena fosse apparsa all’albo pretorio municipale.

Cosicchè l’abbiamo trovata pubblicata dal successivo 29 gennaio e ad essa è anche unito il verbale della discussione consiliare che ha preceduto la sua messa ai voti.

Dunque possiamo aggiungere, alle prime, qualche altra riflessione sul tema.

Intanto, la votazione della delibera e le dichiarazioni di voto svelano che i consiglieri di minoranza si sono astenuti o si sono espressi a favore per carità di patria, come suol dirsi. Denunciato che sono chiamati a dover votare su questioni anche rilevanti di cui vengono a conoscenza all’ultimo momento e sulle quali non riescono a documentarsi a causa delle carenze nel supporto degli uffici istruttori, hanno aderito all’approvazione sulla considerazione che l’atto da licenziare non costituiva un’autorizzazione a costruire ma ad un cambio di destinazione d’uso dell’edificio storico. Queste le parole di uno dei consiglieri di opposizione: “Caro Presidente, caro Assessore, sulla realizzazione ovviamente del campus, noi siamo pienamente d’accordo e favorevoli, ma mi permetto, premesso che l’amico Fabio Schiavo sicuramente non ha bisogno di un avvocato, volevo dire a Boccagna che Fabio non ha espresso nel suo intervento la contrarietà al progetto, anzi. Tu nel tuo intervento hai fatto insomma trasparire come se noi non fossimo d’accordo, ma il Consigliere Schiavo ha detto che non gli è andata giù la metodologia di presentazione ex abrupto…del progetto. Cioè quando si tratta di portare in Consiglio argomenti che riguardano l’intera città, l’intero Consiglio e rivestono un interesse pubblico, di natura pubblica, secondo me bisognerebbe evitare di ridursi a portare, a presentare i documenti alle Commissioni competenti o ai Consiglieri tutti, all’improvviso. Perché questa prassi ormai consolidata deve cessare, così come diceva anche il Consigliere Giovine. Ad ogni buon conto, ritornando nell’alveo, appunto, del discorso, noi non siamo, ripeto, contrari, però, Assessore quello che non vorremmo che capitasse, non deve capitare più, è che ci vengono propinati documenti ex abrupto 2 giorni, 3 giorni prima della discussione in Consiglio Comunale, soprattutto quando si tratta di un argomento di un’importanza tale. Perché diversamente, come diceva ripeto, il Consigliere Giovine, noi siamo solo ed esclusivamente deputati a ratificare volontà altrui. Io non entro nel merito del progetto perché l’Università sicuramente ha sviluppato un progetto importante, interessante, che porti poi a cascata ritorni anche economici sulla città”.

Un rendering del Campus universitario previsto negli ex mulini borbonici. Dalla discussione svoltasi in proposito in consiglio comunale, sembra che molti consiglieri siano allettati dall’ipotizzata area verde aperta alla città

In definitiva, si è scelta la strada di approvare l’idea di massima, riservandosi la discussione di merito sul progetto a suo tempo, anche per non incorrere, a causa di ritardi procedurali, in possibili decadenze dai finanziamenti attesi.

In verità,  una tale scelta appare più che opinabile.  La delibera 103 licenziata dal consiglio comunale fa espresso riferimento al fatto che l’Università ha presentato l’istanza di Permesso di Costruire  in deroga, limitatamente alle destinazioni d’uso ammissibili,  corredandola di elaborati tecnici completi di tavole, relazioni e planimetrie, nonché di allegati. Atti tecnici che,  tuttavia, risultano solo citati ma non allegati per l’esame dell’assise pubblica. Ma tale circostanza potrebbe dare adito a gravi conseguenze, sull’argomento che il voto consigliare ha costituito un affidamento  per l’opera così come compendiata negli atti tecnici a corredo rendendo arduo ogni scostamento dal progetto già definito.

Ma, a parte questo, nel dibattito assembleare non è risuonata nessuna delle fondate questioni poste con i suoi interventi da Italia Nostra. Né si è udita una parola sulle possibili alternative all’ipotizzato Campus universitario ed alle sue sedi, secondo un calcolo di convenienza.  Dai piccoli alloggi già disponibili sul mercato alle non poche strutture cittadine facilmente e meglio riattabili. Nella prima parte di queste note ipotizzammo, ad esempio, la struttura alloggiativa, didattica e per il tempo libero dismessa dalla scuola aeronautica. E per ogni altra funzione sociale, sportiva, culturale ed aggregativa che si ha dichiaratamente di vista per il Campus universitario non va dimenticato che sono stati immaginati ed in parte finanziati almeno tre o quattro altri progetti con tali finalità. E se la finalità non è quella di spendere per spendere, gli amministratori della città farebbero bene a razionalizzare, a mettere ordine a questi interventi ridondanti, senza che vengano buttati lì a casaccio o meglio, per interessi non comprensibili.

Dicevamo delle osservazioni di Italia Nostra completamente ignorate. Dicano i lettori se hanno un rilievo i due scritti che ne riportiamo.

Il primo è la lettera del giugno 2023, mentre il secondo contiene le risultanze dell’incontro avuto dal  sodalizio il successivo ottobre con il Rettore.

  Comunicato Stampa 

Le residenze per studenti negli ex mulini reali-Barducci di S. Benedetto 

Nell’anno delle Celebrazioni vanvitelliane, che vedono enti pubblici e associazioni impegnati in manifestazioni di ogni tipo per celebrare l’opera di Luigi Vanvitelli e dei suoi collaboratori, in via Ferrarecce a Caserta gli ex mulini reali di San Benedetto, costruiti in collaborazione con il figlio Carlo tra il 1770 e il 1773, stanno subendo un ulteriore cambiamento di destinazione d’uso.  Sembra che sia andato a compimento il progetto di realizzare un complesso di residenze per studenti con servizi diversi, non sappiamo quanto coerentemente con la storia del sito e delle fabbriche vanvitelliane e il vincolo del Ministero dei Beni Culturali, ora della Cultura, (D.M. 23.7.2004 n 322), ma soprattutto rispetto, all’efficacia e alla sostenibilità economico-finanziaria e ambientale di un simile investimento. 

L’ipotesi, mai smentita dall’Ateneo Vanvitelliano, che la popolazione universitaria frequentante i locali Dipartimenti sia contenuta in bacini di utenza territoriale molto ristretti, dove cresce anche l’effetto spinta verso altri Atenei, non giustifica una tale spesa per l’assenza di fabbisogno per tali residenze.  E’ forte la preoccupazione che l’operazione di edilizia residenziale possa portare ad una totale perdita dell’identità storica di questo bene e del suo contesto urbano e ad un ulteriore consumo di suolo in un’area della città priva di verde pubblico e di servizi per i residenti, fortemente condizionata dalla presenza di due linee ferroviarie: una per Napoli, via Cancello e l’altra per Benevento Foggia. 

Da ciò la nostra richiesta di Accesso agli atti avanzata agli enti interessati, a diverso titolo (Comune di Caserta, Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la provincia di Caserta e Benevento, Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”). 

I mulini reali di San Benedetto, alimentati dalle acque del condotto del Carolino, erano un complesso composto da un fabbricato a due piani che conteneva i due mulini, uno superiore e uno inferiore , ognuno di quattro macine, ampi spazi per i carri, un’osteria, granili, un oratorio e un “giardino di delizie con peschiera grande”. 

Passati al demanio dello stato nel periodo postunitario, divennero prima i mulini Barducci, poi Arena, poi il mulino e pastificio Amato. Alla vigilia della grande guerra, c’era il calzaturificio militare, e ancora oggi sulla facciata principale in via Ferrarecce si legge: “Opificio militare vestiario e equip.to (equipaggiamento)”. 

Sicuramente l’area è stata per decenni in totale abbandono, tuttavia rappresenta una importante testimonianza della storia urbanistica e industriale della città di Caserta dalla seconda metà del XVIII al XX secolo. 

Perciò auspichiamo fortemente che siano salvaguardati i valori storici ed identitari del sito e che siano evitate demolizioni e ricostruzioni incongruenti o, peggio, con volumetrie superiori alle preesistenti. 

Caserta, 13 giugno 2023  Maria Rosaria Iacono  presidente Italia
Nostra sezione di Caserta “Antonella
Franzese 

Nota di Italia Nostra, sezione di Caserta “Antonella Franzese”
Progetto di “Realizzazione di alloggi per studenti negli ex Mulini reali – Barducci – loc.
San Benedetto – Caserta Incontro con il Rettore dell’Università degli studi della Campania
27 ottobre 2023
In riferimento al progetto di “Realizzazione di alloggi per studenti negli ex Mulini reali Barducci – loc. San Benedetto – Caserta, Italia Nostra ha espresso diverse perplessità, chiedendo di visionare il progetto stesso.
Tale iniziativa nasce dalla preoccupazione che l’operazione di edilizia residenziale possa portare ad una totale perdita dell’identità storica di questo bene – testimonianza unica e preziosa insieme alla Reggia dell’attività architettonica di Luigi Vanvitelli a Caserta – e del suo contesto urbano e ad un ulteriore consumo di suolo in un’area della città priva di verde pubblico e di servizi per i residenti, fortemente condizionata dalla presenza di due linee ferroviarie: una per Napoli, via Cancello e l’altra per Benevento Foggia.
A seguito dell’esame del progetto, prontamente messo a nostra disposizione
dall’Università, esprimiamo le seguenti considerazioni:

  • La rifunzionalizzazione degli spazi ad alloggi per studenti, non sembra essere
    plausibile economicamente e ambientalmente, visto che nulla è riportato sul
    bacino d’utenza che dovrebbe riferito a un raggio medio che concentri una
    adeguata percentuale di studenti residenti in località distanti dalla sede al di
    sopra dei 50 Km, come previsto dalla normativa di Ateneo. E’ questo un dato
    importante, che non emerge nella relazione progettuale, a sostegno
    dell’investimento che potrebbe correre il rischio di dare luogo a una struttura
    alberghiera di, e non per l’Università.
  • Si fa presente che con fondi PINQUA sono previste nell’area ex Saint Gobain di
    Caserta, altre residenze per studenti
  • L’area ricade in zona A del PRG vigente, dove possono essere effettuati solo lavori di
    restauro, conservazione e consolidamento e non di ristrutturazione edilizia come si
    evince dal progetto.
  • Trattandosi di un bene storico di interesse storico-culturale vanno messe in atto tutte
    le indagini per verificare se esistono e sono visibili le strutture fondali del mulino più
    antico e anche quelle degli edifici industriali successivi e verificare ne possibile la
    utilizzazione didattica come testimonianza dell’uso industriale dell’acqua
  • In considerazione di ciò, andrebbero rilevate e messe in evidenza le varie fasi
    costruttive del complesso, le decorazioni e testimonianze delle diverse epoche in cui
    sono sorti gli edifici. Come andrebbero ricercate le tracce dell’uso delle acque
    compresi i giardini e le vasche utilizzate per distribuire i vari flussi.
  • Vanno individuate e recuperate le testimonianze degli alloggi operai e dei connessi
    edifici di culto o di svago, le aree a verde esistenti e le tracce di uso della cava utilizzata per fornire il materiale di costruzione della reggia.
    A parere di questa associazione, il complesso potrebbe diventare una testimonianza
    della infrastrutturazione della città di Caserta e una tappa importante per la città dalla metà del XVIII secolo ad oggi, proiettandola verso l’agenda ONU 2030 sullo Sviluppo Sostenibile.
    L’Università avrebbe quindi il merito non solo di recuperare un complesso industriale
    storicamente importante – un unicum per la storia cittadina – ma lo renderebbe
    adatto ad una didattica e a uno sviluppo della ricerca che conduca al pieno uso delle
    risorse endogene e alla loro peculiarità mediterranea