COME VOLEVASI DIMOSTRARE. Senza una proroga o una deroga, i Comuni che hanno presentato progetti Pnrr come Stazione appaltante, li possono anche cestinare. A rischio centinaia di milioni di finanziamenti

5 Dicembre 2022 - 14:44

In calce al nostro articolo la lettere scritta dal prefetto di Caserta, Giuseppe Castaldo, lo scorso 11 novembre. Manco a dirlo all’indomani del nostro secondo articolo, che rispondeva ad un buffo attacco del sindaco di Carinaro nei nostri confronti, sulla procedura, totalmente illegale, che questo Comune aveva utilizzato per un intervento da un milione e trecentomila euro sulla rete fognaria.

CASERTA (Gianluigi Guarino ) – Nella pancia della Prefettura di Caserta e, probabilmente, a questo punto, in quella dei ministeri dell’Interno e dell’Economia-Finanze, è contenuto il destino di larga parte delle centinaia e centinaia di milioni di euro, a cui i Comuni della provincia di Caserta hanno cercato di agganciarsi. Non sappiamo se il prefetto Giuseppe Castaldo abbia letto il nostro lungo articolo pubblicato il giorno 5 ottobre (CLIKKA QUI per leggerlo) o la nostra risposta alla confutazione smargiassa e grossolanA, quanto totalmente sconclusionata, esposta dal sindaco di Carinaro Nicola Affinito (CLIKKA QUI per leggerla).

Non lo sappiamo e, tutto sommato, non è neppure importantissimo stabilirlo. Fatto sta che la lettera, partita dalla Prefettura di Caserta, manco a dirlo, il giorno 11 novembre scorso, cioè 5 giorni dopo la pubblicazione del nostro secondo articolo, riproduce, quasi in copia conforme, la tesi fondamentale da noi espressa, sia nel primo che nel secondo dei nostri due articoli appena citati.

Questi due interventi riguardavano le procedure amministrative sulla progettazione e la messa in opera dei lavori finalizzati al rifacimento della rete

fognaria di via Piave, in Carinaro, per un importo di un milione e 250 mila euro, attinti dagli ormai arcinoti fondi del Pnrr, dalla ciambella di salvataggio delle economie nazionali e di quella comunitaria, attivata dall’Unione europea in risposta ai disastri economici, provocati dalla pandemia da Covid 19.

Quei nostri due articoli, si dipanarono in spazi molto ampi, diventando, volutamente, un esercizio più adatto agli addetti ai lavori, che al grande pubblico dei lettori generici e medi. In sintesi, però, ad ottobre che nella replica ad Affinito del 7 novembre, rimarcammo, lavorando, soprattutto ma non solo, sul testo dell’art.37, comma 4, del D. leg del 2016 meglio noto come Codice degli appalti e su quello dell’art.52, comma 1 numero 2, del Decreto legge 77 del maggio 2021, poi convertito nella Legge 108 dell’estate 2021, che mai e poi mai quella procedura, attraverso cui il Comune di Carinaro aveva già determinato l’attribuzione di vari incarichi professionali, a partire da quello del progettista, potesse essere considerata rispettosa delle leggi vigenti, mai e poi mai quella procedura, peraltro incredibilmente perseverata nella gara di appalto per l’assegnazione dei lavori, poteva essere considerata una cosa diversa da una procedura illegale senza se e senza ma.

La lettera scritta dal prefetto a tutti i sindaci e ai commissari straordinari dei Comuni della provincia di Caserta, non fa altro che esporre la medesima tesi. Peraltro, non possiamo neppure dire che il prefetto lo faccia entrando maggiormente nei particolari, attraverso l’illustrazione del dettato normativo delle due leggi appena citate. Non lo possiamo dire perché quella nostra scelta, di scrivere due articoli lunghissimi, fu effettuata proprio perché non una sola sillaba del 37, comma 4 del Codice degli appalti e del 52, comma 1 punto 2, del Decreto legge 77 del 2021, fosse ignorata.

Leggendo la lettera del prefetto, il cui testo integrale pubblichiamo in calce a questo articolo, si può solamente trarre una conseguenza che noi, avendo focalizzato il nostro lavoro sul caso specifico del Comune di Carinaro, non avevamo tratto, ma che era comunque implicita, nel momento in cui andavamo a citare testualmente, letteralmente, le due strutture normative suddette: nessun Comune della nostra provincia, eccetto quello capoluogo, potrà, insomma, acquisire la veste di Stazione appaltante o, conseguentemente, di Centrale di committenza autonomamente costituita, per quanto riguarda i progetti di riqualificazione del proprio territorio, finanziati, in tutto o in parte, con i fondi inseriti nel Piano nazionale di ripresa e di resilienza e nel Piano nazionale complementare, o Pnc che dir si voglia.

In pratica, lo Stato ha applicato una modalità, tutto sommato insita nello spirito che emerge dalle leggi fondamentali in materia, a partire dell’ipercitato Codice degli appalti e consistente nel razionalizzare, ma soprattutto qualificare la funzione, la mission delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza, trasformando sempre di più le prime nelle seconde. Ciò anche allo scopo di ridurre, per quel che è possibile, fenomeni di corruzione, largamente presenti nelle stanze, spesso inquietanti dei Comuni, ampliando la possibilità di un controllo attraverso la responsabilità dei soggetti componenti queste strutture qualificate di committenza, i quali non possono ignorare tutto ciò che le leggi stabiliscono in materia e tutto ciò che l’Anac, l’Autority nazionale anticorruzione, prevede proprio allo scopo di qualificare e rendere il più trasparente possibile le centrali appaltanti.

In pratica, i Comuni non capoluogo di provincia, dovranno, così scrive il prefetto di Caserta, accompagnandosi al testo dell’art. 37 comma 4 e da quello dell’art. 52, comma 1 punto due, ricorrere a una Centrale di committenza o a soggetti aggregatori qualificati o qualificati di diritto, ai sensi dell’art. 38 (sempre Codice degli appalti, ndd); ricorrendo alle Unioni dei comuni costituite e qualificate quali Centrali di committenza o Stazioni uniche appaltanti, come previsto dall’ordinamento. Fin qui la definizione di identità dei soggetti qualificati che possono svolgere una funzione di stazione appaltante per i progetti finanziati dal Pnrr. Qualificati o “qualificati di diritto” ai sensi dell’art. 38 del Codice degli appalti, che in pratica istituisce un elenco ufficiale depositato presso l’Anac, con qualificazione attribuita in base al rapporto dei bacini territoriali e alla tipologia e complessità del contratto. Va da sè, aggiungiamo noi, che i soggetti iscritti in questo elenco sono andati a spron battuto nella realizzazione delle procedure di gara degli appalti Pnrr.

Il legislatore o gli uffici del ministero, però, sapevano bene che un vincolo così restrittivo, avrebbe determinato una sorta di sterminio, con un numero molto basso di soggetti istituzionali in grado di ottenere il finanziamento o in grado di non doverlo restituire, per aver violato questi requisiti molto stringenti. Ecco che il legislatore o qualche manina interpretativa ministeriale, allora, hanno sancito, come ultima possibilità di utilizzo strumentale, prevista dall’art. 37, comma 4 del Decreto legge 77 del 2021, anche e, chiosiamo noi, soprattutto, l’utilizzo di Centrali di committenza “non qualificate”.

Quando parliamo di integrazione in extremis del legislatore o operata da qualche ufficio ministeriale, è perché ciò scaturisce dal fatto che l’articolo 52, comma 1.2, prevede come centrali di committenza l’unione dei comuni, le città metropolitane, i comuni capoluogo di provincia, ma nel testo licenziato dal Governo Draghi il 31 maggio 2021 le paroline “anche non qualificate” non compaiono. Bisogna capire, ora, se questa piccola aggiunta è stata fatta in sede di conversione di questo decreto nella Legge 108 del luglio dello stesso anno. Non è semplice stabilirlo. Lo faremo solo se i fatti, il dipanarsi degli eventi, legati alle gare di appalto per progettazioni e lavori finanziati dal Pnrr, dovessero renderlo necessario. Alla luce di tutto questo il prefetto Castaldo chiedeva, il giorno 11 novembre scorso, a tutti i Comuni, eccettuato evidentemente, quello capoluogo, “il rispetto dei predetti obblighi e della tempistica… e di comunicare il soggetto con cui è stata stipulata la relativa convenzione”. Ora, quello che hanno trasmesso i Comuni alla Prefettura è fuori dal nostro cono di conoscenza. I tempi sono ormai strettissimi, ma in Italia, soprattutto quando si mettono nero su bianco le leggi di bilancio o i cosiddetti decreti mijlle proroghe, può succedere di tutto. Staremo ovviamente molto attenti, ma rimonitoreremo anche, partendo dai loro fondamentali, procedure e tempi di queste progettazioni, magari provando a capire quanti progetti sono stati validamente presentati e soprattutto qual è la somma complessiva che se dovesse rimanere, l’attuale normativa, i Comuni non capoluogo, che da noi sono 103, rischierebbero rovinosamente di perdere.

IN BASSO LA NOTA DEL PREFETTO INVIATA A SINDACI E COMMISSARI PREFETTIZI DELLA PROVINCIA DI CASERTA