EX-MACRICO. L’architetto Stefania Caiazzo si dimette dalla Fondazione Casa Fratelli Tutti. Le clamorose motivazioni

20 Febbraio 2025 - 19:41

Caserta (pm) –  Ennesima defezione dal comitato scientifico della Fondazione Casa Fratelli Tutti, l’ente della diocesi casertana a cui è stata demandata la conduzione dell’area dell’ex-Macrico ai fini della sua pretesa rigenerazione a ritenuti scopi sociali, culturali e di innovazione, ma che ad avviso di molti si presenta come operazione immobiliare bella e buona.

Dopo le dimissioni dell’ottobre scorso di un altro componente,  l’ingegner Gianfranco Tozza, presidente di Legambiente Caserta, si è ora dimessa l’architetto Stefania Caiazzo, con la lettera che pubblichiamo in calce che più esplicita non poteva essere.

E l’architetto Caiazzo non ha certo bisogno di presentazioni, in quanto docente universitaria ed affermata urbanista con vasta esperienza nella pianificazione territoriale. E non foss’altro che per essere stata, nel biennio dal settembre 2016 al giugno 2018, assessore comunale della città – in quota tecnica – alla Programmazione e Pianificazione Urbanistica, Edilizia Pubblica e Privata, Cultura Urbana. Va ricordato particolarmente che, in tale funzione, condusse Caserta

a far parte della Rete delle Città Verdi italiane, ossia di quelle città che propongono modelli avanzati di sviluppo basati sulla sostenibilità, sulla qualità ambientale, il risparmio delle risorse, la rigenerazione, la valorizzazione del capitale naturale e delle infrastrutture verdi urbane e periurbane. Ambizioni ed intenti che, all’evidenza, a palazzo Castropignano hanno abbondonati per strada guardando la fine che hanno fatto poi ed alla storia comunale più recente.

Per vero, queste dimissioni non ci colgono di sorpresa. Qualche avvisaglia del metodo autoreferenziale che ne è alla base – almeno per noi – praticato dalla Fondazione Casa Fratelli Tutti lo afferrammo quando, nel novembre 2022, il consiglio di amministrazione dell’ente affidò allo studio internazionale di architettura e urbanistica Alvisi Kirimoto il compito di redigere lo studio di prefattibilità ed il Masterplan generale di progettazione architettonica per la rigenerazione dell’ex Macrico.

Nelle circostanza, le linee progettuali esaminate ed approvate dal comitato tecnico videro il dissenso dell’allora  componente architetto Maria Carmela Caiola, poi dimessasi,  e l’astensione dell’architetto Caiazzo.

Dicevamo dell’ingegner Tozza. Ne dobbiamo ricordare, in questa occasione, le motivazioni  che lo spinsero a rinunciare al suo ruolo nel Comitato Scientifico della Fondazione, da persona particolarmente qualificata anche per la sa rappresentanza di Legambiente, tra le maggiori e storiche associazione ambientaliste del Paese: “ Questa decisione scaturisce dalla constatazione che il Comitato Scientifico non è mai stato coinvolto, pur se a solo titolo consultivo, nelle fasi di progettazione del Masterplan e in generale nei processi decisionali”.

Oggi l’architetto Caiazzo si dimette, come leggerete nella sua ferma e coraggiosa “denuncia” – usiamo a ragion veduta l’aggettivo coraggiosa, essendo qui l’opportunismo, il calcolo,  il compromesso una cifra costante del nostro ceto intellettuale e professionale – non per altro che per “la carenza di informazione e di coinvolgimento efficace del Comitato scientifico”.

E se un caso, quello dell’ingegner Tozza, poteva rappresentare solo un indizio, questo secondo non può che essere letto come una prova – ai nostri occhi e non solo  – del ruolo figurativo che si trova a svolgere la Fondazione Casa Fratelli Tutti.

Certo è che Tozza e Caiazzo sono due autorevoli e responsabili professionisti i quali, nel rispetto della loro onorabilità, non pensiamo si mettano ad imbastire pantomime in tali cose.

Se quella di Casa Fratelli Tutti è – a nostro giudizio – una classica foglia di fico adamitica (il paragone biblico è obbligato, ci pare), la reale Fondazione  è quella incarnata da altri protagonisti, Marino, Don Giannotti, De Luca, poco ma sicuro. Con la cittadinanza che è mera comparsa.

La recriminazione del comitato Macrico città di Pace

Tutte  le assemblee pubbliche che si continuano ad indire – la prossima il 23 febbraio – per propagandare il  progetto della supposta rigenerazione dell’ex-Macrico, il  suo masterplan, sono prive di credibilità.  Sono incontri dove si cerca di far accogliere – in un garbuglio di teologia, di ecologismo, di progressismo di maniera, di prospettive di sviluppo e lavoro vasto programma  – quanto già si è ben preordinato e senza che  si possa realmente mettere in discussione. Magari affacciando l’idea della foresta urbana, che sta crescendo e si afferma sempre più in centri grandi e meno grandi.

Ed è tutto dire che persino il Comitato da Macrico a Campo di Pace, di recentissima quanto sfuggente istituzione a sostegno dei progetti vescovili, davanti a questo “macigno” di antidemocrazia è stato costretto ad  eccepire la gestione monocratica della Fondazione (nell’immagine tratta dalle sue pubblicazioni).

Ma queste nostre chiacchiere nulla possono davanti alla forza argomentativa ed icastica delle dimissioni dell’architetto Stefania Caiazzo:

Le procedure attivate negli ultimi mesi con il ricorso alla Conferenza di servizi in ambito regionale finalizzata all’Accordo di Programma per la rigenerazione dell’area dell’ex Macrico, l’intenzione del Comune di riconoscere alla Regione un ruolo di coordinamento in relazione a decisioni che sarebbero dovute rientrare in una normale procedura istituzionale di livello comunale di programmazione e pianificazione del territorio – in particolare attraverso la elaborazione del Piano urbanistico comunale e della Valutazione ambientale strategica, dal momento che a Caserta è ancora vigente il PRG redatto più di quaranta anni fa – soprattutto per un’area così delicata perché di proprietà privata e allo stesso tempo importante e strategica a livello territoriale, l’assenza, già da tempo rilevata, di attività vere di partecipazione e di luoghi concreti di discussione pubblica, la carenza di informazione e di coinvolgimento efficace del Comitato scientifico in merito alle questioni più significative dal punto di vista progettuale e procedurale per la riqualificazione dell’area dell’ex Macrico, mi lasciano più che perplessa, tanto da ritenere non più utile e soprattutto compatibile la mia presenza nel Comitato Scientifico”.